Le maestre salvano la scuola delle Orsoline di Gorizia
GORIZIA Quasi 150 alunni. In una storica istituzione educativa, dalle grandi tradizioni. Questo è la scuola elementare delle Orsoline. Un punto di riferimento.
In questi giorni aleggiava la preoccupazione che l’istituzione scolastica dovesse chiudere come diretta conseguenza dell’addio alla città da parte delle suore. Ma non sarà così. L’operazione-salvataggio ha dato i benefici sperati.
«Cinque anni fa, quando ci è stato comunicato che le madri avrebbero chiuso la scuola, ho investito tutte le mie energie, e buona parte della mia vita, assieme alle mie colleghe, per far sì che questo non accadesse - spiega Manuela Culetto, maestra e presidente della cooperativa Abimis, ente gestore della scuola primaria Sant’Angela Merici -. Poche persone credevano in noi, “oltretutto donne” ci è stato detto, ma il desiderio di portare avanti questa nostra meravigliosa realtà è stato tale da spingerci a dare più di quanto chiunque di noi potesse immaginare. Il mio desiderio è quello di far capire alla cittadinanza che la nostra scuola è una realtà completamente indipendente dalle madri Orsoline, una realtà che appartiene unicamente alla cooperativa Abimis e che proseguirà il suo cammino, nonostante le suore abbiano deciso di andarsene».
L’intraprendenza delle maestre, dunque, ha “salvato” la scuola, garantendole lunga vita. «Confidiamo nel fatto che la nostra professionalità e la nostra offerta formativa possano trovare risposta positiva nei genitori al di là dei timori che stanno dilagando rispetto al trasferimento delle suore e che, con noi, non ha nulla a che vedere».
Nei giorni scorsi, è stata inaugurato l’anno scolastico con una bella festa che ha coinvolto tutti: bambini, famiglie, maestre, ex alunni, amici. «Abbiamo percepito grande calore ed affetto da parte dei genitori, tanta collaborazione, fiducia ed apprezzamento che han dato vita ad una splendida cornice in cui è prevalsa la spensieratezza e l’allegria di tutti». Giochi, canti, una gara di torte con relativa premiazione per la torta più buona e per la torta più bella. «Nostro desiderio è continuare a lavorare in tal modo, accogliendo futuri allievi e genitori in quella che considero la nostra grande famiglia. Ad oggi, abbiamo 145 famiglie che ci hanno affidato i loro figli: una bella e numerosa realtà per la quale stiamo investendo molto, non soltanto da un punto di vista professionale, ma anche economico in quanto stiamo continuamente adoperandoci per prenderci cura della struttura in cui passiamo più tempo che a casa».
Infatti, poco tempo fa, è stata ristrutturata la parte inferiore dell’ala di monastero in cui opera la scuola, «dove, oltre ad avere la nostra refezione e la sala-giochi, alcuni giorni a settimana abbiamo anche aperto il servizio spazio gioco, “Colibrì”, sempre da noi gestito, rivolto a bambini di 12 ai 36 mesi - racconta ancora Manuela Culetto -. Quest’estate abbiamo invece rinfrescato e sistemato parte del primo e secondo piano, dove si svolgono al mattino le lezioni curriculari e al pomeriggio si tengono i corsi pomeridiani di strumento (pianoforte, violino, arpa, chitarra, batteria, flauto traverso) e di lingue (inglese e tedesco con insegnanti madrelingua) e, in futuro, sono previsti altri lavori per far sì che l’ambiente sia sempre più accogliente»
Ci sono poi progetti di apertura di altri servizi su cui stiamo lavorando, «ma di cui ora preferisco ancora non parlare. Come ogni anno, a fine novembre, a dicembre ed a gennaio apriremo la scuola alla cittadinanza. Confidiamo sul fatto che le famiglie superino le loro perplessità riguardo al legame tra la scuola e la partenza delle madri Orsoline, venendo numerose a vedere come lavoriamo e qual è il nostro credo didattico - conclude la presidente della cooperativa Abimis -. È necessario far capire a tutti che la scuola non è più legata alle Madri da quando loro, quattro anni fa, hanno abbandonato la loro missione educativa ma non è un’operazione semplice, specie quando tutti tendono a pensare che la scuola sia unicamente il luogo in cui viene impartita l’educazione e non l’istituzione indipendente dal luogo in cui esercita. Poche persone hanno la fortuna di alzarsi al mattino felici di andare a lavorare: io sono una di queste e miro ad arrivare alla pensione così».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo