Le Lezioni di filosofia salutano Trieste con un’altra platea piena

TRIESTE Il richiamo di una lezione di filosofia può essere, per tanti triestini, maggiore persino di quello naturale del mare. Si è concluso infatti al Teatro Verdi di Trieste, con la platea gremita e i palchi pieni, il ciclo di quattro conferenze di filosofia dedicato al tema delle virtù cardinali, promosso dal Comune, dagli Editori Laterza con il contributo della Fondazione CRTrieste e la collaborazione del Piccolo, con la lezione sulla giustizia della professoressa Eva Cantarella, storica dell’antichità e del diritto antico.

Ha introdotto il tema la giornalista del Piccolo Arianna Boria, che ha fornito alcune definizioni della parola “giustizia”. «Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge», secondo il vocabolario Treccani, «La giustizia è la ferma e costante volontà di dare a ciascuno ciò che gli spetta di diritto», nelle parole di Ulpiano, uno dei maggiori giuristi romani che visse nel terzo secolo dopo Cristo.

La professoressa Cantarella ha compiuto un viaggio attraverso mezzo millennio, tra il dodicesimo e l’ottavo secolo avanti Cristo, nel corso dei quali l’uomo greco compì un lungo percorso di evoluzione dal concetto di vendetta a quello di giustizia, di cui la prima fase è rappresentata nei poemi omerici.
«La funzione originaria della vendetta era quella di rispondere a un omicidio con un altro omicidio per compensare una perdita numerica – ha spiegato Cantarella –. In Omero questa è una fase già superata e diventa una forma di difesa del proprio onore». Nel diciottesimo canto dell’Iliade viene descritta una scena incisa sullo scudo di Achille, in cui è rappresentata l’amministrazione della giustizia nel mondo greco: un manipolo di uomini è raccolto in una piazza per assistere al giudizio di un omicidio, durante il quale vengono ascoltate le versioni di due contendenti e i giudici devono poi valutare se la “Poiné”, cioè il riscatto materiale proposto dall’omicida, sia adeguata al torto arrecato. In caso contrario, l’uomo offeso ha il diritto di vendicarsi sull’offensore.

La giustizia nel senso moderno nacque invece nel 621 avanti Cristo con la legge di Dracone (o Draconte), che stabiliva che un omicidio venisse punito da appostiti tribunali in cui le pene erano diverse in base alla volontarietà o meno dell’atto, punito rispettivamente con la morte e l’esilio. La sua rappresentazione letteraria è contenuta nella trilogia dell’Orestea di Eschilo del 458 avanti Cristo: Agamennone torna vittorioso in patria, ma nel frattempo la moglie Clitennestra è divenuta l’amante del cugino Egisto.
I due decidono di eliminare Agamennone e così il figlio Oreste lo vendica, uccidendo a sua volta la madre e venendo perciò perseguitato dalle Erinni, le divinità che difendono i legami di sangue. Invocato l’aiuto di Atena, la dea crea il primo tribunale della storia (l’Areopago) con dei giudici e dei giurati, in cui le due parti portano le loro rispettive argomentazioni.
Alla conclusione dell’ultima Lezione di filosofia, gli organizzatori hanno ringraziato il pubblico e dato appuntamento al prossimo ciclo di incontri.
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