Le lastre di Arturo Benussi restituiscono a Trieste i colori del “suo” Novecento
Si inaugura giovedì al Caffè Tommaseo, una mostra dedicata al fotografo Arturo Benussi. Dodici lastre stereoscopiche che immortalano la Trieste di inizio Novecento, ritratta nella sua vivace quotidianità, tra banchi del mercato e bagni al mare
Si inaugura domani alle 11, al Caffè Tommaseo, una mostra dedicata al fotografo Arturo Benussi, uno dei primi ad avere immortalato Trieste a colori. Attraverso 12 lastre stereoscopiche, gentilmente concesse da Paola Benussi, che ha acquisito l'intero fondo fotografico dell'artista triestino, al Caffè Tommaseo andrà in scena la Trieste di inizio Novecento, ritratta da Benussi nella sua vivace quotidianità, tra banchi del mercato, vari di imbarcazioni e bagni al mare.
A corredare e spiegare le immagini in mostra ci saranno alcune didascalie e un memo scritto dal giornalista Claudio Ernè per ricordare l'opera di Benussi. Realizzata da Il Piccolo in collaborazione con la Banca di Credito cooperativo di Opicina, l'esposizione andrà di pari passo con l'iniziativa editoriale, che prevede la distribuzione da mercoledì 9 dicembre, insieme al quotidiano, di una serie di 12 stampe di Trieste tratte dalle lastre stereoscopiche di Benussi. Stampe preziose perché, come tutta la produzione di Benussi, inedite, mai pubblicate né mai esposte in una mostra.
Arturo Benussi, che oltre a coltivare la passione della fotografia fu un commerciante di successo della Trieste di un secolo fa, ha lasciato un corpus di 350 lastre stereoscopiche colorate a mano, realizzate nella città giuliana e nei dintorni: a Sistiana, a Grado, che all'epoca era ancora un'isola, e in altre località del Friuli Venezia Giulia. Altre immagini ritraggono invece l'Istria, la Dalmazia, la Bosnia e la città di Lubiana. Benussi era un grande osservatore, lo si nota dai soggetti prescelti per le sue lastre. Trieste è la protagonista di una sessantina di immagini, dalle più tradizionali che ritraggono le barche ormeggiate davanti alla chiesa di Sant'Antonio alle più inusuali, dedicate agli abitanti della città e ai loro passatempi di ogni giorno.
La scelta della stereoscopia consente al fotografo di trasmettere ai fruitori delle sue immagini una visione tridimensionale della realtà, ma fu soprattutto la decisione di dipingere le immagini con colori trasparenti, all'anilina, a conferire alla sua opera un carattere decisamente innovativo.
Perché i colori della Trieste di un secolo fa finora si potevano soltanto immaginare, partendo da stampe in bianco e nero o seppia. Con Benussi, invece, che non a caso era amico di pittori famosi come Arturo Rietti ed Eugenio Scomparin, il colore diventa un'essenziale componente della rappresentazione. E il Novecento triestino finalmente riconquista le sue mille sfumature.
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