Le lacrime di Petronzi davanti alle bare. Crepaldi: «Resterete i figli delle stelle»

Nell’omelia dell’arcivescovo e nel saluto del questore le dediche più toccanti durante i funerali in forma solenne
Foto BRUNI 16.10.2019 Funerali di Stato per i poliziotti uccisi in questura
Foto BRUNI 16.10.2019 Funerali di Stato per i poliziotti uccisi in questura

TRIESTE «Saluto la Volante 2, alla sua ultima uscita...». La voce del questore Giuseppe Petronzi, già incrinata dalla commozione, si blocca lasciando a metà la frase. È in quel momento che dai banchi della chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo tracima un applauso che travolge le ultime resistenze di chi, fino a quel momento, aveva saputo trattenere le lacrime. Si rigano i volti di colleghi in divisa, esponenti governativi (a cominciare dai ministri Lamorgese e Patuanelli) e soprattutto di tanti, comuni cittadini di Trieste che non hanno voluto mancare nel giorno del lungo addio.

Sono 40 secondi interminabili, da brividi. Petronzi, pur vinto dalla commozione, trova la forza per completare quella frase di commiato che evoca subito le immagini del video girato dagli stessi Matteo Demenego e Pierluigi Rotta pochi giorni prima della tragedia, quello che li ha fatti conoscere a tutta Italia offrendo uno spaccato dell’entusiasmo con cui vivevano la loro professione: «Saluto la Volante 2, alla sua ultima uscita, con le parole che usavano i nostri figli delle stelle: “Dormite sonni tranquilli, qui ci siamo noi”».

Ecco fotogrammi e parole del momento più toccante di una cerimonia che resterà per sempre nella memoria collettiva dei triestini. Il questore ha preso la parola prima della lettura della preghiera di San Michele Arcangelo (Patrono della Polizia) e delle benedizioni dei feretri, per condividere il ricordo dei due agenti uccisi: «Matteo e Pierluigi, ragazzi eccezionali ed esperti operatori di Volanti – ha premesso Petronzi – si erano già distinti per la loro capacità nell’arrivare un istante prima, come pochi giorni fa quando avevano salvato la vita di un giovane che stava per lanciarsi nel vuoto».

«Uno dei tanti episodi della quotidianità delle forze di polizia che non assurgono all’onore della cronaca – ha continuato il questore –, ma è questa l’autentica essenza del nostro agire quotidiano, l’esserci sempre. Un insieme di atti minimi e apparentemente non rilevanti, ma che nel loro insieme concretizzano la missione di Matteo e Pierluigi. Preserveremo la memoria del loro lodevole servizio, il dolore è inevitabile, arrendersi sarebbe per sempre».

Anche nell’omelia dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi quella dei “figli delle stelle”, come si definivano nel video Matteo e Pierluigi, è diventata l’immagine scelta per l’ultimo saluto. Si erano ripresi per 30 secondi con una videocamera nell’abitacolo della Volante 2, prima di affrontare insieme l’impegno di una notte di pattuglia. «Stavate facendo il vostro lavoro e con la gioiosa maturità dei trent’anni, invitavate i cittadini di Trieste a dormire tranquilli, perché a vigilare c’eravate voi – le parole dell’arci vescovo –. Cari Matteo e Pierluigi, per Trieste voi resterete i luminosi figli delle stelle. Trieste vi dice grazie».

L’omelia era cominciata con il riferimento di Crepaldi a una città ancora «ferita»: «Resta fisso nella memoria di tutti il 4 ottobre, quando una follia omicida, spropositata e crudele, ha privato le vostre giovani vite di un futuro pieno di propositi e progetti. Dopo quel tragico pomeriggio la città di Trieste, unita e composta in maniera esemplare, vi ha stretti in un abbraccio corale». «Un abbraccio – ha continuato il presule – che si è allargato ai vostri genitori e familiari, colpiti dal desolante vuoto della vostra scomparsa. Un abbraccio che ha coinvolto il questore, i vostri colleghi e amici e le altre forze di polizia. Abbraccio reso ricco da una concorde riconoscenza per il loro difficile lavoro, non sempre adeguatamente compreso e valorizzato».

«Trieste – ha aggiunto Crepaldi – ha voluto dire che il suo presente e il suo futuro devono essere nel segno della pace civile, del rispetto reciproco. Carissimi Matteo e Pierluigi, innumerevoli sono stati gli atti di amore verso di voi che hanno trovato espressione in questi giorni. Dalle preghiere in tutte le chiese cattoliche e delle altre confessioni alla partecipata fiaccolata il giorno dopo la vostra uccisione. Dalle iniziative messe in atto dal sindaco con il lutto cittadino e la commemorazione in consiglio comunale alla decisione dell’amministrazione regionale di assegnare un concreto aiuto alle vostre famiglie. Dagli attestati di affetto di tantissimi cittadini, con i fiori deposti in Questura, ai disegni dei bambini. Trieste vi ricorderà come i suoi angeli e vi ha già dedicato un segno a perpetua memoria del vostro sacrificio. Resti come un monito soprattutto per le giovani generazioni, che da voi sono chiamate a imparare una fondamentale lezione di vita». Dopo l’omelia, al momento del segno della pace, Crepaldi è sceso dall’altare per portare il proprio abbraccio ai familiari dei due agenti uccisi.

I funerali solenni erano cominciati alle 11.30 in punto con l’applauso scrosciante che aveva accolto l’arrivo dei feretri accompagnati dal picchetto d’onore. Pochi minuti prima avevano preso posto le più alte autorità: il presidente e il vicepresidente della Camera Fico e Rosato, il vicepresidente del Senato La Russa, i ministri Lamorgese (Interno) e Patuanelli (Sviluppo economico), quest’ultimo accanto al governatore Fedriga e al sindaco Dipiazza, il prefetto Valenti, il viceministro dell’Interno Mauri, il capo della Polizia Gabrielli e poi numerosi parlamentari e consiglieri regionali. —


 

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