Le imprese del Fvg cambiano strategia
di STEFANO MICELLI*
GIANLUCA TOSCHI
In modo analogo a quanto accaduto nelle altre aree del Nord Est, le imprese di maggiori dimensioni hanno saputo perseguire efficienza e flessibilità attraverso modelli organizzativi sempre più "lean". Hanno messo a punto strutture organizzative capaci di gestire una grande varietà di prodotti senza per questo appesantire i propri processi gestionali. In settori come quello dell'arredo e quello dell'alimentare, hanno dimostrato una capacità sorprendente nell'arricchire i beni e servizi con una proposta culturale che il cliente oggi riconosce come rilevante e di valore.
Se il quadro che emerge dall'analisi dei bilanci è tutto sommato positivo, il confronto con alcuni dati macroeconomici a livello regionale suggerisce qualche preoccupazione in più. Nel 2013 le esportazioni del Friuli Venezia Giulia, fattore chiave nella dinamica di crescita delle imprese, segnalano una crescente difficoltà nel rimanere al passo con le altre aree del Nord Est. Nel 2013 le esportazioni del Friuli Venezia Giulia sono arretrate del 0,1% sull'anno precedente mentre a livello di interno Nord Est sono cresciute del 2,5%. È vero che l'economia della Regione è già ampiamente proiettata a scala internazionale (nel 2012 la propensione a esportare, espressa dal rapporto export su PIL, era del 39,7%, 39,1% l'indicatore relativo al Veneto e 24,9% il dato del Trentino Alto Adige). É altrettanto vero, tuttavia, che vi sono ancora margini di miglioramento, come dimostrano i risultati della Germania che nel periodo 2008-2012 passa da 47,9% a 52,2%.
L'impressione generale è che si stia gradualmente allargando il divario fra i risultati delle imprese in grado di affrontare il nuovo scenario competitivo e quelle che, invece, stentano a reggere la pressione della concorrenza internazionale. Se è vero che molte delle aziende presenti nella classifica Top 500 hanno trovato la via della crescita su mercati dinamici spesso al di fuori dell'Unione Europea, è altrettanto importante segnalare che una quota rilevante delle imprese non riesce a trovare un assetto competitivo coerente rispetto a un contesto economico profondamente rinnovato.
Il processo di selezione avviato dal mercato in questi anni costituisce una dinamica che non ha nulla di patologico. Rappresenta l'esito di un processo di trasformazione che l'economia del Nord Est, in generale, ha saputo affrontare mettendo in campo energia e determinazione imprenditoriale.
In questa prospettiva fa piacere verificare dati alla mano che molte delle imprese che hanno giocato un ruolo importante nello sviluppo della Regione abbiano dimostrato di saper reagire con successo alla crisi del 2008, in alcuni casi con risultati sopra le aspettative.
Per contro, ciò che colpisce nella classifica top500 delle imprese del Friuli Venezia Giulia è l'assenza di nuove imprese in grado di arricchire il panorama dell'offerta della Regione. Si parla ormai da diversi anni della possibilità di far crescere anche nel Nord Est nuove imprese dinamiche, start up innovative, in grado di arricchire l'ecosistema locale.
Non si fa necessariamente riferimento alle imprese in stile "Silicon Valley", ovvero start up focalizzate esclusivamente sul digitale capaci di incrociare il talento di giovani universitari con le aspettative di venture capital internazionali.
Ci si riferisce anche a quelle aziende manifatturiere che provano a reinterpretare i settori tradizionali del Made in Italy introducendo nuove tecnologie a livello di prodotto e di processo. Proprio su questo terreno è auspicabile che un territorio come il Friuli Venezia Giulia sia in grado di esprimere progetti di impresa innovativi, capaci di incrociare una cultura manifatturiera consolidata con le opportunità del digitale.
Quella che le testate internazionali chiamano la Terza Rivoluzione industriale, ovvero la saldatura crescente fra digitale e processi produttivi tradizionali, deve costituire un terreno di opportunità per la crescita di tante imprese innovative proiettate nel futuro.
Per tutte queste imprese è interessante chiedersi se e quando entreranno in classifica, varcando la soglia dei 10/12 milioni di Euro di fatturato, il limite per entrare tra le top500.
È interessante capire se in futuro tali imprese siano destinate a presidiare, magari felicemente, tante piccole nicchie di mercato senza raggiungere certi livelli di fatturato o se siamo in presenza di imprese che stanno crescendo ma che sono solo ancora troppo piccole per essere viste in mezzo alle top500. Anche per questo motivo sarà importante tenere sott'occhio la classifica delle top 500 dei prossimi anni.
*. Fondazione Nord Est
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