Le grandi imprese familiari del Fvg alla sfida della crescita

A Nordest il tasso più alto di aziende d’eccellenza, capaci di creare occupazione anche negli anni della crisi. A Trieste un convegno Aidaf sulle nuove prospettive

TRIESTE. In Friuli Venezia Giulia la grande industria è ancora affare di famiglia. In prima fila ci sono il gruppo Illy, il colosso dell’acciaio Danieli, il legno arredo di Calligaris e Fantoni, le carte da gioco della famiglia triestina Modiano, la Pasta Zara della famiglia Bragagnolo attiva nell’imprenditoria da 116 anni e le pizze surgelate della famiglia Roncadin. Il Nordest peraltro vanta il tasso più alto, seconda una classifica dell’Aidaf (l’associazione italiana delle aziende familiari), di imprese familiari «di eccellenza» con un fatturato sopra 20 milioni di euro, protagoniste di una crescita per linee esterne, modelli di leadership adeguati, consigli di amministrazione dove sono presenti membri che non appartengono alla famiglia (i manager). Peraltro anche negli anni della Grande Crisi, tra 2011 e 2015, le aziende familiari con oltre 20 milioni di fatturato hanno creato più occupazione aumentato i dipendenti del 15,1% e registrando tassi di crescita in linea con quelli delle aziende non familiari. Una quarantina le imprese familiari nella graduatoria delle prime 100 aziende italiane.

Ma come garantire il futuro di queste aziende nell’era della turboeconomia 4.0? L’Aidaf, presieduta da Elena Zambon, sarà protagonista da domani a Trieste (Starhotel Savoia Excelsior) di una tre giorni dedicata alle prospettive del capitalismo familiare. «La managerializzazione come sfida per la crescita delle imprese familiari», è il tema del convegno nazionale che inizierà oggi pomeriggio con una visita al Sinctrotrone e in tre aziende modello delle way of life dell’industria familiare triestina: illycaffè, Modiano e Pasta Zara. Con relatori di spicco come Enrico Falck, discendente della grande famiglia imprenditoriale lombarda dell’acciaio, e Gabriele Galateri di Genola, presidente delle Generali e del Comitato italiano per la corporate governance, l’assise approfondirà da venerdì gli scenari del capitalismo familiare soprattutto in relazione alla recente presentazione da parte dell’Aifad del Codice di autodisciplina. Il codice è stato elaborato da Guido Corbetta (Università Bocconi) con la supervisione di Piergaetano Marchetti. L’obiettivo è garantire alla famiglia industriale una visione chiara del proprio futuro dando al management la possibilità di usare le migliori risorse sul mercato. Un’utile bussola anche nella gestione dei processi di passaggio generazionale che in molti casi hanno persino provocato l’estinzione di queste imprese da sempre motore dell’industria Made in Italy.


Ma quali sono le potenzialità oggi delle imprese familiari? L’Aifad fotografa l’identikit del capo azienda delle prime cento imprese familiari per fatturato: di età fra i 51 e i 60 anni (solo il 4,9% ha meno di 40 anni), fa parte della famiglia proprietaria (64,6%) e nel 23% dei casi è il capostipite e fondatore dell’azienda. La necessità di un ricambio generazionale è ormai divenuta fondamentale nell’industria digitale 4.0. Nel Nordest le imprese a conduzione familiare sono circa il 70% del totale. E molto spesso diventa necessario proseguire il percorso familiare affidandosi a manager esterni. In questo il gruppo Illy sta facendo scuola. La dinasty imprenditoriale ha rinnovato il patto di famiglia con l’ingresso delle nuove generazioni e affidando le redini operative di illycaffè a Massimiliano Pogliani. Altri grandi nomi come Luxottica sono stati protagonisti di forti cambiamenti. Leonardo Del Vecchio, fattosi da parte incaricando manager esterni della guida dell’azienda, a 81 anni è tornato sulla tolda di comando e ha gestito in prima persona i negoziati della fusione francese con Essilor.

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