Le gazze assaltano la vigna Lui le prende a cannonate

«Mamma li turchi». È quello che, qualcuno scherzando, qualcun altro palesando una certa inquietudine, ha esternato quando ha avvertito degli spari nella parte boschiva sovrastante Strada nuova per Opicina. Non lontano dall'ex Cava Faccanoni, in una vigna, un moderno cannoncino a gas scaccia uccelli e ungulati scoppiettava sino a ieri mattina con spietata regolarità, disperdendo i volatili affamati e assettati d'acqua. Un deterrente all'invasione di ghiandaie e gazze che nei dolci grappoli cercano sollievo a questa stagione siccitosa. Ma gli spari artificiosi hanno messo a dura prova i nervi di diversi residenti, costringendoli a rivolgersi ripetutamente alle forze dell'ordine. Ieri mattina, su ordinanza di un giudice, il dispositivo scaccia volatili è stato messo a tacere. Oltre al sequestro della macchina, il titolare della vigna è stato denunciato per disturbo della quiete pubblica.
«È una situazione davvero spiacevole - spiega Giuseppe Tomsich, il viticoltore a cui è stata notificata la denuncia - e sono dispiaciuto per quanto è accaduto. In realtà il cannoncino è stato utilizzato solo durante il giorno e lontano dalle ore dedicate al riposo, per tentare di salvare il raccolto. Provate a mettervi nei panni di chi ha investito forze e danaro per produrre vino, e si trova quotidianamente a fronteggiare orde di ghiandaie e gazze che banchettano con le sue uve. Chiedevamo solo un po' di pazienza; in fondo mancano pochi giorni all'inizio della vendemmia». I guai del viticoltore sono quelli di tanti altre aziende della provincia che, in questo scorcio d'estate, trepidano per la vendemmia. Oltre ai problemi causati dalla primavera piovosa e dalle successive calure, bisogna fare i conti con quei selvatici che, altrettanto martirizzati da stagioni sempre più secche, sono pronti a rischiare la pelle per trovare sollievo tra i filari e gli orti.
Nelle campagne muggesane la musica non cambia. Nei pastini di Lazzaretto e Darsella San Bartolomeo è soprattutto il capriolo a farsi audace e a far razzia di ortaggi e uve. «Non avendo antagonisti o predatori - afferma Fulvio Tomini per l'Azienda Scheriani - questi animali sono cresciuti in numero rilevante. Reti e recinzioni costano e, pure, vengono aggirate. I danni sono ingenti: speriamo però che la Regione, da sempre proprietaria dei selvatici, provveda a indennizzarci». «Alle comunità locali chiediamo un po' di comprensione - interviene per l'Associazione agricoltori Kmecka Zveza il segretario regionale Edi Bukavec. Questi impianti dissuasori vengono usati solo in questo periodo, alle porte della vendemmia. Essere costretti a anticiparla per salvare le uve vorrebbe dire dover rinunciare a qualità migliori, a vini maturi: un vero peccato per chi durante tutto l'anno, lavora in campagna con tanto sacrificio». Secondo il segretario ci troviamo di fronte a una autentica calamità. Perché accanto agli attacchi dei selvatici più temuti, i cinghiali, ora i problemi arrivano pure dall'aumento dei caprioli e, in particolare, dagli attacchi degli uccelli.
Secondo alcune stime effettuate dall'associazione, in alcune proprietà si lamentano già perdite oltre il 40 percento del prodotto totale. Sui pastini del costone il prodotto predato sarebbe già attorno al 50 percento del totale maturato in vigna. In queste ore l'Associazione Agricoltori ha chiesto con urgenza un incontro con la Prefettura per informarla della situazione di forte penalizzazione che i viticoltori subiscono. Sulla grave emergenza che tocca l'intero comparto agricolo triestino, l'Associazione Agricoltori ha fatto pure il punto con l'assessore regionale Paolo Panontin. «Gli abbiamo fatto presente come sia assolutamente necessario che l'ente provveda a uniformare la regolamentazione che riguarda la corresponsione degli indennizzi. Ora che le province non esistono più - sostiene per l'associazione il segretario regionale Edi Bukavec - sta alla Regione acquisire i capitoli di bilancio relativi agli indennizzi. Molti agricoltori non hanno ancora ricevuto i compensi per i danni subiti lo scorso anno». «Accanto alla semplificazione delle procedure - aggiunge il presidente dell'associazione Franc Fabec - sarebbe importante che l'ente, di fronte alle situazioni di forte criticità provocate dai selvatici, autorizzasse gli abbattimenti in deroga, concedendo agli stessi agricoltori dotati di licenza per l'arma da fuoco di provvedere in merito sulle rispettive proprietà. Il numero di cinghiali e caprioli supera di gran lunga il carico che il nostro territorio è in grado di sopportare».
Panontin ha preso atto delle richieste inoltrate, puntualizzando come la Regione abbia provveduto a aumentare i contributi per i danni derivati dai selvatici da 800.000 a 1.200.000 euro.
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