Le “Formigole” triestine in vetta alle classifiche
TRIESTE. Il 2013 è stato un anno importante per Toni Bruna. La ristampa del suo cd d’esordio, «Formigole» da parte dell’etichetta di Vigevano, Niegazowana, ha portato il cantautore triestino all’attenzione del pubblico e della critica nazionale. Le recensioni sono state sorprendenti, il disco è finito anche in alcune classifiche degli album più belli del 2013. Commenta Toni Bruna: «Il bilancio è ottimo. Mi fa molto piacere che la gente apprezzi questo disco». Dopo tanti concerti in giro per l’Italia, oggi un doppio appuntamento a Trieste: un’esibizione alle 17 e una alle 20 nella Basilica di San Silvestro (a fianco della chiesa di Santa Maria Maggiore). Inizialmente era prevista solo la performance serale, 100 posti a disposizione che però sono stati prenotati in poche ore. Si è aggiunto allora uno show pomeridiano, anch’esso rapidamente sold out. Sulla location, Toni Bruna racconta: «Abbiamo scelto la Basilica di San Silvestro non per motivi religiosi ma perché semplicemente ci piaceva l’idea di suonare in un luogo antico e suggestivo. Ci fanno delle rassegne di musica antica e l’acustica credo sia buona. Non mi piace suonare nei locali cittadini, per vari motivi. Alla Basilica è molto semplice: chiami e chiedi. Se dicono sì, paghi l’affitto della sala, vai, fai quello che devi fare ed è finita. Non c’è nessuna delle mille implicazioni fastidiose che ci sono nei luoghi dove di solito si suona qui in città».
Che spettacolo proponete?
«Mi accompagnano Jan Sedmak al clarinetto, Raffaele Podgornik alle percussioni e Alessandro Martini all’ukulele, melodica, glockenspiel e voce. Il repertorio è quello di sempre, le canzoni del disco più altrettante inedite che già da un po’ portiamo dal vivo».
Come sono andati gli ultimi concerti?
«Abbiamo fatto un bel po’ di chilometri. La cosa bella non è tanto il concerto in sé ma il fatto di conoscere gli indigeni e i loro usi e costumi, nutrirsi del loro stesso cibo».
Nel report di un live, il recensore era molto colpito dal suo atteggiamento sul palco. Oltre alla musica cosa arriva al pubblico?
«È difficile rispondere, il mio non è il punto di vista ideale, non riesco ad essere oggettivo, sono troppo coinvolto. Soprattutto quando facciamo tre, quattro date di seguito la condizione di essere su un palco a cantare e a suonare mi sta un po’ stretta, non mi piace questa cosa gerarchica dove io dico e gli altri ascoltano. Appena posso, cerco di interagire con le persone. Capita, a volte, che ci siano argomenti in comune, altre no. È buffo in ogni caso che di questi tempi ci si stupisca quando qualcuno cerca di dialogare coi propri simili».
Le più grandi soddisfazioni di quest’anno? E le delusioni?
«Uscire con un disco in triestino ed esser presi sul serio è una grande soddisfazione. È difficile da spiegare ma non è solo un fatto personale e non c’entra col campanilismo. Un’amara constatazione, più che una delusione, è aver sperimentato in prima persona che “la musica è un cattivo padrone”».
Oggi si sente più falegname, più cantautore o è diviso tra i due ruoli?
«A volte penso a come sarebbe bello non avere questo tarlo della scrittura e della musica e poter essere un falegname e basta. La gente che come me sente questa necessità di scrivere e cantare è condannata, non ha scampo. A volte vorrei sentire la necessità di essere direttore di banca o assessore ai lavori pubblici e invece non accade».
Il 2014 di Toni Bruna?
«Sento sempre più forte il richiamo dei boschi, chissà che il 2014 non sia l’anno in cui torno a stare in Carso».
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