Le Fondazioni reggono alla crisi CrTrieste: vicini al territorio
MILANO. Le fondazioni di derivazione bancaria tengono botta alla crisi, almeno per ora. I bilanci 2019 sono andati in archivio con numeri buoni, compreso quello della fondazione CRTrieste, che ha sempre avuto uno stile di gestione prudente, mettendo a riserva gli avanzi d’esercizio maturati. E così anche negli ultimi mesi ha potuto mantenere su buoni livelli le erogazioni.
Dall’ultimo Rapporto annuale dell’Acri, l’associazione delle fondazioni, emerge che quella triestina è la 32esima in Italia per patrimonio, con un valore che nel 2019 si è attestato a quota 218,033 milioni di euro, vale a dire 10,3 milioni di euro. Quello passato è stato un anno positivo per i conti degli enti di origine bancaria, grazie soprattutto al buon andamento dei mercati finanziari, che si è riflesso sulle performance degli investimenti.
Istituiti con la Legge Amato nel 1990 con l'obiettivo di separare in due diverse entità le funzioni di diritto pubblico delle banche (dopo la caduta del Muro di Berlino il controllo dello Stato era ancora prevalente) da quelle imprenditoriali, questi enti hanno rivestito a lungo un ruolo cruciale nei destini delle banche partecipate, che tuttavia hanno perso negli ultimi anni non avendo partecipato alle ricapitalizzazioni rese necessarie dalla crisi post-2008.
Tornando al report dell’Acri, il patrimonio contabile complessivo degli enti è cresciuto tra il 2018 e il 2019 da 39,6 a 40,3 miliardi di euro, grazie soprattutto alla spinta dei dividendi, pesano per il 59% sul totale. L’avanzo di esercizio, voce alla quale si fa riferimento per deliberare le erogazioni non profit, è raddoppiato da 575 milioni a quota 1,91 miliardi grazie anche al contenimento degli oneri complessivi.
Quanto a CRTrieste, il 2019 si è chiuso con 2,9 milioni di avanzo, complice il dividendo straordinario distribuito da Cassa Depositi e Prestiti, partecipazione che complessivamente ha garantito entrate per 6,5 milioni di euro, 3 milioni in più del 2018. E Cdp si è mostrata una partecipazione munifica anche quest’anno con 5,5 milioni entrati nelle casse dell’ente giuliano.
«Questo, insieme alla volontà di restare vicini al territorio in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, ci ha portato fin qui a effettuare erogazioni per 3 milioni, in linea con l’intero 2019», racconta la presidente Tiziana Benussi. Così per l’intero 2020 si potrebbe arrivare a quota 3,2 milioni. Risorse impegnate nonostante il venir meno della cedola da 2,8 milioni di euro relativa al dividendo deliberato da Unicredit, ma poi congelato dalla Bce, che ha chiesto agli istituti di congelare il pagamento delle cedole per tutto il 2019 in attesa di capire l’impatto sui bilanci bancari della crisi apertasi con lo scoppio della pandemia di Coronavirus.
«In questi mesi abbiamo concentrato le erogazioni in due direzioni: sanità e disagio dovuto alla recessione in atto. Continueremo su questa strada, anche se è prematuro fare previsioni sulle risorse a disposizione per il 2021», aggiunge. Di certo c’è che gli oltre 12 milioni accantonati come riserve negli anni di vacche grasse potranno tornare utili ora che il ciclo economico si va deteriorando. Infine, lo studio dell’Acri dedica un approfondimento sulle iniziative più interessanti finanziate dalle Fondazioni nel corso del 2019. Tra quelle più rilevanti, viene citato il restauro della torretta e dello storico orologio del Castello di Miramare di Trieste curato dalla Fondazione CRTrieste.
«Al fine di rendere la Torretta visitabile al pubblico, seppur in gruppi limitati e accompagnati, la Fondazione ha finanziato i lavori per il restauro degli interni e della copertura della Torretta, con uno stanziamento complessivo – ripartito su più esercizi - di 125 mila euro».
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