Le discariche abusive minacciano il Carso

TRIESTE Sulla strada che porta a “Cava Pietra Scoria”, una laterale della Provinciale 11, in zona San Dorligo, non passano solo gli addetti ai lavori. L’accesso, in teoria, è vietato agli esterni, ma chiunque può entrarvi visto che, per il momento, non c’è l’ombra di possibili ostacoli. Incombono cartelli di presunte telecamere presenti nella zona, che non fanno però paura agli imperterriti dell’abbandono abusivo di immondizie che lasciano oggetti ingombranti nell’area verde adiacente: il terreno che costeggia la salita è pieno di rifiuti.
La boscaglia e l’accesso stesso sono della Comunella di San Giuseppe della Chiusa, frazione del Comune di San Dorligo della Valle. Sotto invece ci sono le case di proprietà di residenti che si vedono arrivare giù un profluvio di masserizie. “Scivolano”, fino ad arrivare appunto alla soglia delle abitazioni che si affacciano sulla stessa Provinciale 11, detriti di ogni tipo: monitor di computer, televisori, batterie, copertoni, mobili, cucine, termosifoni, piastrelle, videoregistratori, ferrame. A corredo, sull’altro lato, vestiti e scarpe. È al vaglio del proprietario della Cava l’ipotesi di mettere una sbarra, «che però di giorno resterebbe aperta», commenta Marino Scoria, «certo potrà essere un deterrente di notte e nei giorni festivi, ma il problema rimane: è la maleducazione».
Questa “location” comunque è uno dei tanti punti che ormai a Trieste e nei comuni limitrofi sono diventati delle discariche a cielo aperto. Il Piccolo ha provato a fare una mappa delle principali aree di scarico abusivo. I luoghi privilegiati di coloro che decidono di riversare i rifiuti (urbani, inerti, ingombranti e non, contenitori di rifiuti tossici e infiammabili, residui industriali), e che possono essere privati cittadini o imprese, sono tanti, troppi. Le mete hanno una caratteristica comune: sono nascoste e preferibilmente leggermente pendenti, in modo che con i camioncini adatti, dalla parte posteriore, si possa buttare giù enormi quantità che poi la natura con il suo verde nasconde. Il gruppo dei “Volontari per Trieste pulita”, che ha una pagina Fb, ha più volte operato in quella zona, vicino a San Giuseppe, così come in molte altre, con tanto di funi, per riuscire a raccogliere di tutto e di più.
Ma ha in mente di attivarsi per un’altra parte che viene presa di mira dall’inciviltà, come riferisce Angelo Sorci, uno dei fondatori del team, sempre nelle vicinanze, questa volta a Moccò, altra frazione di San Dorligo. Il letto del torrente che attraversa la valle è invaso da frigoriferi, copertoni, cassette di plastica, rifiuti edili, reti di materasso, pezzi dieternit, grondaie, portiere di auto, secchi di ferro, tinozze in plastica, tubi, ante di dispense, infissi, lastre di metallo. Molte cose che il terreno si è quasi mangiato, segno che sono lì anche da molto tempo, arrugginite. Pure qui lo spazio per raggiungere il posto in auto c’è.
La signora Susi li ha visti con i suoi occhi gli “scaricatori abusivi”. Ha una campagna e, durante una delle rituali passeggiate con il cane, si è vista quasi investire da numerosi copertoni di auto, lanciati questa volta dalla strada. In un’altra occasione ha beccato una donna mentre trasbordava dei sacchi neri dalla sua auto sul fiumiciattolo. Le discariche abusive sono comunque davvero tanti, e in particolare sull’altipiano, ma non solo. A partire da quelle denunciate da Sorci & Co. nel bosco del Farneto, dove sembra ci sia un bivacco permanente attorniato di rifiuti. Ma anche quelle individuate da altri gruppi come “Sos Carso” e il “Raggruppamento di escursionisti speleologici triestini”. Tutte persone che spesso organizzano campagne di pulizia, a cui partecipano associazioni come FareAmbiente, la stessa AcegasApsAmga, le varie forze di polizia competenti e altri triestini che hanno a cuore l’ambiente.
Ulteriori punti critici sono segnalati anche da Christian Bencich di “Sos Carso”. Tra i più noti l’area boschiva in zona Statale 58 tra Opicina e Fernetti, la Dolina dei Druidi sempre a Fernetti, il Bunker di Opicina, il Quadrivio e, ancora, le vicinanze delle foibe di Monrupino e Basovizza e del laghetto di Percedol, oltre che l’ex discarica di Trebiciano, forse la più vasta. Ma si può scendere anche tra Contovello e via Commerciale fino all’altro capo della città, via Salata, in zona via dell’Istria, per proseguire in via Pietraferrata e risalire poi verso il confine di San Servolo. E ci si può pure addentrare in alcuni sentieri a lato della Cottur. Ad Aurisina, infine, sono presenti scarichi illegali nel cimitero, accanto al deposito comunale, sul lato ferrovia, nei paraggi dell’ex campeggio Europa.
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