Le decorazioni sottolinda sulle case d’epoca

Dicesi tecnicamente “linda”, quella parte del tetto che sporge dalla facciata dell’edificio e che serve per riparare quest’ultima dalla pioggia e dalle intemperie, evitando gli sgradevoli dilavamenti

Dicesi tecnicamente “linda”, quella parte del tetto che sporge dalla facciata dell’edificio e che serve per riparare quest’ultima dalla pioggia e dalle intemperie, evitando gli sgradevoli dilavamenti che si verificano quando le case vengono invece costruite come oggi, senza tale utile accorgimento, perché va di moda così.

La parte più riparata della facciata è quindi quella immediatamente sottostante allo sporto, dove l’acqua non arriva e dove spesso si inserivano infatti decorazioni dipinte, specie in edifici liberty, o comunque quelli costruiti a cavallo tra otto e novecento. Le decorazioni erano previste nell’evidente intenzione di abbellire la facciata, con il criterio che man mano che l’edificio cresce e si innalza, va trattato in modo differente. Alleggerendosi cioè in questo suo percorso architettonico, che vede l’attacco al suolo marcato da uno zoccolo più solido, con il piano terra usualmente più scuro rispetto i piani superiori, culminando infine con una decorazione morbida nel suo attacco al cielo, rappresentato dal cornicione o dalla linda. Un sistema previsto ancora dall’epoca classica, esemplificato nella decorazione del Colosseo, dove gli ordini architettonici infatti si sovrappongono dal basso iniziando col possente dorico, poi quello jonico e infine, in alto, l’ordine corinzio, il più leggiadro di tutti e perciò dedicato a Venere. In città ci sono pregevoli esempi di decorazioni sottolinda, cominciando dalle due belle scuole che l’architetto Silvano Barich ha costruito nel 1908, la Pitteri in via Cappuccini e quella in via Leopardi, o la casa Luzzato di Girolamo Luzzato in corso Italia 178, del 1904, o la più recente decorazione, eseguita una ventina d’anni fa appena, sotto la linda dell’edificio che l’architetto Carlo Venuti costruì per se, nel 1904, o il bel mosaico dell’edificio dell’Ina, di fronte ai giardini di corso Verdi, dell’architetto Polli del 1903, o il gradevole fogliame della casa liberty di via del Poggio 2, del 1925 circa, o la decorazione ad encausto di malte colorate sulla palazzina di corso Italia 205, costruita dai fratelli Nale nel 1924.

Ci sono poi tantissimi episodi minori, molti celati da diverse mani di colore sovrapposte negli anni, altri invece ancora visibili e bisognosi solo di un po’ di attenzione, come l’encausto sulla casa di via Grossi 19, o l’edificio di via Leopardi 14 dai graziosi spunti deco’, a coronamento del quale il progettista ha previsto una bella decorazione ad agrumi, a mazzo e a ghirlanda, legati da nastri colorati su un fondo che una volta pare fosse verde.

Diego Kuzmin

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