Le cuoche “disertano” le mense: per i bimbi scatta la dieta forzata
TRIESTE Niente pasta al ragù e polpette. E nemmeno tortellini panna e prosciutto seguiti da cosce di pollo con patate al forno. Giovedì, al loro rientro in classe dopo la pausa di Carnevale, i bambini iscritti ai nidi, alle materne e alle elementari di Trieste, non riceveranno all’ora di pranzo il classico pasto completo. Al massimo, sui loro vassoi, troveranno degli spaghetti al burro o dei panini. È il risultato del blocco dell’attività delle mense scolastiche legato allo sciopero proclamato dai sindacati. Per 48 ore (giovedì e venerdì prossimi) le 154 addette alle mense scolastiche dipendenti della Dussmann - la società che è aggiudicata il maxi appalto comunale per la ristorazione -, si terranno infatti alla larga dai fornelli e incroceranno le braccia per denunciare una situazione definita insostenibile. «Abbiamo tenuto duro per mesi - è il loro sfogo - ma ora passiamo al contrattacco: è arrivata la resa dei conti e diciamo basta».
Sotto accusa il peggioramento delle condizioni di lavoro e il drastico taglio delle retribuzioni, come conseguenza della pesante della riduzione delle ore di lavoro. Un quadro, analizzato anche la settimana scorsa nel corso di un’affollata assemblea sindacale, che verrà illustrato pubblicamente anche con un picchetto nel salotto buono della città. «Dussmann non ha manifestato alcuna volontà ad accogliere le nostre richieste e ha presentato alternative insufficienti rispetto all’attuale situazione - spiega Andrea Blau della Fisascat Cisl -. L’azienda resta ferma sulle sue posizioni, per cui si è deciso di scioperare».
La richiesta dei sindacati consiste nel consolidamento delle poche ore supplementari concesse in questi mesi alle dipendenti e nell’ulteriore allungamento dei turni di lavoro. Due condizioni necessarie, spiegano, per consentire alle addette alle mense di svolgere il proprio lavoro in modo decoroso, senza orari frenetici e con uno stipendio dignitoso. Dussmann, da parte sua, si è detta disponibile ad aggiungere al massimo 21 ore extra al giorno da spalmare sulle sette strutture più complesse, ipotizzando eventuali allungamenti dei turni di lavoro solo in caso di altri servizi aggiuntivi assegnati dal Comune. Troppo poco, insomma, per i sindacati. «Si sta calpestando la dignità di queste persone, è stato creato un problema sociale che va risolto quanto prima, - sottolinea Blau -. Auspico che il Comune non ricorra a servizi aggiuntivi per riparare ai tagli di Dussmann: creerebbe un precedente pericoloso».
Le organizzazioni sindacali, come si ricorderà, avevano contestato fin dal principio quell'appalto da 21 milioni di euro per 42 plessi scolastici, definendo «non sostenibili» i tagli lineari avviati dall'azienda sulla maggior parte di dipendenti. Rispetto alla precedente gestione targata Cir Food, secondo i dati forniti dai sindacati, il monte ore totale settimanale delle lavoratrici è stato ridotto in media del 25%. E meno ore, ovviamente, significano meno soldi in busta paga a fine mese. Alcune lavoratrici, riferiscono i sindacati, si sono viste ridurre lo stipendio da 1.200 a 400 euro.
Anche se la paga scende, però, le addette alle mense sono chiamate ad assicurare lo stesso servizio di un tempo. Come? Facendo i salti mortali, prima di tutto. Ma anche ricorrendo a “giochetti” ampiamente contestati dalle sigle sindacali. Per esempio a fronte della riduzione dell’orario giornaliero molte dipendenti si sono viste introdurre una lunghissima pausa pranzo. Risultato? Alla fine l’arco di impegno resta praticamente lo stesso. Va detto poi che le cuoche interessate dai tagli in busta paga meno drastici, si ritrovano poi con delle aiuto cuoche ad orario ridotto rispetto al precedente appalto. Condizione che impone appunto alle coordinatrici di ingegnarsi in mille modi, e con inevitabile stress, per riuscire a garantire il servizio. «L'azienda deve provvedere ad un'iniezione di ore nell'appalto - sostiene Matteo Zorn di Uil Tucs - se poi ci saranno dei servizi aggiuntivi saranno benvenuti. La situazione è di una gravità inaudita - aggiunge - questa persone sono state catapultate in un sistema perverso che peggiora la loro situazione ogni qual volta c'è un cambio d'appalto. Ci aspettiamo solidarietà dai genitori e dal Comune - avverte Zorn -. Le lavoratrici non ce la fanno più, molte di loro non hanno nemmeno diritto al bonus da 80 euro istituito dal governo Renzi perché hanno un reddito inferiore a 8mila euro, ma hanno un forte senso del dovere e spesso restano al lavoro di più pur di garantire un buon servizio». Domani mattina i sindacati incontreranno i dirigenti del Comune.
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