Le “cattive ragazze” che spuntano dal web
Botte, sputi e capelli tirati. Violenza. Questa volta tra ragazzine, appena adolescenti ma già determinate, disinvolte, agguerrite, “cattive”. E’ il bullismo rosa. Sfide e mani alzate tra giovanissime. E ancora una volta c’è di mezzo la Rete, è Facebook, a fare da grancassa, a diventare il mezzo con il quale diffondere l’invito a partecipare alla rissa, a rivolgere le minacce e a raccogliere le repliche e i pensieri dei minorenni. Ragazzine in prevalenza delle scuole medie pronte a tutto. Magari una “ruba” il fidanzatino ad un’altra. E lei si vendica facendosi dare una mano da un gruppetto di amiche che, per l’occasione, si trasforma in una vera baby-gang. Sono queste generalmente le storie che scatenano la violenza, anche se l’episodio di cui riferiamo nella pagina accanto, pare abbia preso un’altra piega e abbia altre motivazioni su cui stanno lavorando gli investigatori d’intesa con la Procura dei minori.
Le “cattive ragazze” organizzano la spedizione punitiva inviando prima messaggi intimidatori, minacce, cindite da insulti. Dalle parolacce, poi, si passa alla sfida vera e propria con un appuntamento “chiarificatore” da tenersi in piazza Oberdan, palcoscenico ormai di troppi fatti di cronaca. Una sorta di terreno di nessuno dove si trovano sbandati, bulli in cerca di rogne come raccontano i recenti fatti di cronaca.
Pubblico invitato per l’occasione. Mancava solo che ci fosse una biglietteria. E il giorno prima della rissa alcuni amici incitano le giovanissime a dare il meglio di loro quasi fosse un incontro di wrestling. Un tredicenne di una scuola media di valmaura posta pure sulla pagina di una delle amiche un video che ritrae due ragazze che si picchiano a sangue.
“Così farete voi domani”, aggiunge. E un altro scrive ad una della adolescenti pronte a dar botte: “Ti ho visto in piazza Goldoni mentre facevi vedere come la picchierai, cosa le farai”. La nonchalance con la quale affrontano queste situazioni è disarmante. Nessuno può fermarle, perchè nessuno sa, nessun adulto vigila. Sulla Rete c’è di tutto e di più.
La tredicenne che organizza la spedizione punitiva si è presentata all’appuntamento con delle amiche che non si sono fatte scrupoli nell’aggredire la coetanea e le ragazze che la accompagnavano. Calci, pugni, teste sbattute sul marciapiedi. Violenza. Sono decisamente aumentati anche nella nostra città gli episodi di violenza che hanno come protagonisti i minorenni.
E in questo caso specifico, quello che ha visto delle tredicenni contendersi uno studente del liceo Oberdan e dare il peggio di se. Le “cattive ragazze” sembrano aver preso i modelli peggiori dai maschietti. Pestaggi, soprusi, angherie, sia nei corridoi delle scuole che nelle piazze, nei centri commerciali come pure su internet.
Il dialogo trova spazio solo su social network, la realtà è fatta di aggressività. Accade nelle classi sociali più alte come in quelle più basse.
Non è una questione di cultura, di posizione e condizione economica. Anzi: gli ultimi fatti di cronaca che a Trieste hanno visto per protagonisti dei minorenni, trovavano come terreno fertile le famiglie bene della città. Le “bulle” che martedì scorso si sono presentate in piazza Oberdan per dare una lezione alla coetanea che secondo loro aveva “sgarrato”, sembrano ragazze “normali”.
Le loro foto su Facebook lo testimoniano: belle, disinvolte. Scambiandosi messaggi, tra femmine, non lesinano con i “ti amo”, “unico amore mio”. Grandi affetti che si contrappongono a forte violenza ma anche a parolacce e bestemmie. E il linguaggio tra adolescenti su Internet. Il tenore è questo, da osteria. E i genitori il più delle volte sono ignari, credono che il computer sia uno strumento innocuo che magari le trattengono a casa. E’ invece un nuovo megafono, pericoloso, per diffondere messaggi sbagliati. Il web, spesso, è il punto di partenza di fatti che invadono la cronaca nera. Bisogna prevenirli.
E tra gli amici, dopo la rissa, c’è chi si congratula con le “picchiatrici” per la coerenza, per aver mantenuto la parola data, e altri che disapprova.
«Adesso che vi siete date biava siete soddisfatte? Siete contente che tutta Trieste ha parlato di voi? Da domani non si ricorderà più nessuno di voi. Pessime!”, scrive un compagno di classe di una delle giovani della baby gang. «Ho saputo della rissa, in che mondo viviamo?», posta invece una amica delle studentesse . «Se questa la nostra generazione – continua la giovane – ti credo che poi ci sono tanti giovani depressi»
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