«Le capre in Val Rosandra? Un pericolo. Abbattiamole»
TRIESTE «Le capre della Val Rosandra sono dannose per l’ecosistema e pericolose per gli esseri umani: bisogna intervenire quanto prima, anche attraverso l’abbattimento». Nicola Bressi e Sergio Dolce, naturalisti ed ex direttori del Museo di Storia naturale, hanno lanciato l’allarme alla recente conferenza “Chiacchierata sulla Val Rosandra”. Tra i tanti punti affrontati, quello più delicato ha riguardato proprio le capre che popolano la Riserva.
La presenza delle prime capre in Val Rosandra erano state segnalate dall’indimenticato naturalista Thomas De Marchi tra il 2010 e il 2011. Nel 2013 un video dello stesso De Marchi pubblicato sulla pagina web del Piccolo immortalò gli animali presenti sui pendii del monte Stena. Da un nucleo iniziale di 10 capi, il numero è cresciuto sino a raggiungere le attuali 80 unità. Non vi è certezza sulla provenienza di questi animali, anche se si ritiene che alcune capre, poco meno di una decina anni fa, siano sfuggite (forse consapevolmente) al controllo dei proprietari dalla zona dell’Altipiano sloveno di Beka e Ocizla per trovare rifugio in Valle. Oggi è facile notarle anche sul monte Carso e nelle vicinanze del torrente. Una presenza apparentemente innocua, ma che a detta dei naturalisti sta creando degli oggettivi danni all’ecosistema della Valle.
«Le capre stanno letteralmente desertificando la Val Rosandra. Già ai tempi dell’Austria non vi era il permesso di far pascolare questi animali per un semplice motivo: scortecciano gli alberi, soprattutto frassini e carpini, che senza corteccia finiscono per morire», il monito di Bressi. Essendo una specie invasiva è stato riscontrato come la presenza di questi animali sia dannosa anche nei confronti degli uccelli, soprattutto quelli che nidificano a terra. Ma non solo. Le capre rischiano seriamente di minare l’incolumità degli esseri umani: «Con i loro zoccoli provocano delle frane che mettono a rischio soprattutto gli escursionisti che frequentano la ciclopedonale, tanto che ci chiediamo se non sarebbe meglio dotare, soprattutto i bambini, di caschetti di protezione per evitare di ricevere in testa qualche pietra. Inoltre, come accade anche per i cinghiali, sono animali che in presenza di cuccioli possono essere molto protettivi. Ricevere una incornata da un animale di 100 chili lanciato a 30 all’ora risulterebbe letale su un dirupo».
Qualcuno ha ipotizzato la loro cattura e il loro reinserimento in qualche allevamento, ma da un punto di vista sanitario sono a tutti gli effetti degli animali selvatici. «Oltre ai costi di cattura, sfido un allevatore ad investire su animali selvatici per metterli in quarantena, eseguire esami e vaccinazioni di legge», ancora Bressi.
Da qui il ricorso all’abbattimento come ultima spiaggia: «Il Comune potrebbe richiedere un provvedimento straordinario, visto che le capre sono considerate animali domestici. È una situazione ingarbugliata, ma si deve fare qualcosa. Dolce e io suggeriamo di organizzare il prima possibile una Conferenza di servizi per affrontare il problema». —
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