Le bontà del “Pane quotidiano” vanno alla conquista della Florida

Inaugurato a Miami il nuovo punto vendita della catena di panifici-caffetterie con 135 dipendenti

TRIESTE Tra i due ponti di Miami beach, in un quartiere residenziale, fuori dalla calca turistica, ecco “Paolo Fontanot Bakery & Cafe”, alias il Pane quotidiano triestino in salsa americana. È il nuovo punto vendita che il patron della catena con otto panetterie e pasticcerie a Trieste - la nona sarà il Terrazza mare - ha aperto nei giorni scorsi. In un grattacielo da 52 piani, i primi due sono riservati proprio a questo locale italiano che, riprendendo lo stile del negozio di strada della Rosandra, serve sacher, brioche ma anche piatti tarati sul gusto Usa, tutti realizzati per l’80% con prodotti italiani.

L’insegna gigante del nome del negozio - che oltre oceano si deve distinguere dalla catena belga “Le Pain Quotidien”, già presente da tempo sul territorio - spicca in una strada a pochi minuti dal porto. In tanti hanno già gustato il nuovo format presentato: «Il pubblico ha reagito molto bene: abbiamo incassato il doppio rispetto alle nostre previsioni», precisa Fontanot. Il punto vendita - costato 1,3 milioni di euro tra fondi personali e aziendali - è in fase di rodaggio, mantiene ancora un orario di apertura ridotto: apre alle 7 del mattino e chiude alle 18. Non è certo per via del coronavirus – «qui non si sente nemmeno parlare dell’epidemia» – ma perché al momento è accessibile solo il primo piano. Fra tre settimane entrerà in funzione anche il secondo.

«Stiamo cercando ancora personale, che formiamo in corsa d’opera», specifica il titolare, che abita in un appartamento proprio di fronte al punto vendita e non conta di rientrare a breve in città, anche perché a causa del Covid-19 i voli sono tutti sospesi.

Al momento sono 15 le persone che lavorano da “Paolo Fontanot Bakery & Cafe”, italiani e stranieri: l’obiettivo è di raggiungere 26 dipendenti. In questo modo Pane Quotidiano vanterà a breve, compresi i negozi triestini, uno staff di 135 persone. Dietro al bancone, tra arredi in legno, la scultura di un mulino e ampie vetrate, c’è la cucina, che sforna colazioni e pranzi, con una scelta tra crostini con avocado, insalate e tante altre specialità che si trovano anche a Trieste. «Qui ad esempio vogliono assolutamente le brioche salate con uovo, abbiamo la postazione per il caffè freddo – spiega Fontanot - ma se un triestino viene qui, si sente a casa».

Adesso si ordina al banco, ma quando sarà accessibile il secondo piano da 150 metri quadrati e altri 150 di laboratorio a vista, si potranno fare le ordinazioni direttamente al cameriere. «Offriremo affettati e formaggi italiani, pizze, parmigiane, cannelloni, un tipo di birra veneta e, forse, una triestina – spedizioni permettendo – vino bianco e rosso del Fvg e prosecchi».

Miami sarà l’ultima tappa per Fontanot? «No – risponde l’imprenditore – voglio aprire 100 punti vendita nel mondo, ma non per i soldi, ma perché voglio dare lavoro e aiutare le persone, facendo questo la sera concludo la mia giornata contento». A Miami infatti, dove è giunto per caso durante un viaggio di lavoro, ci è venuto anche per cercare un investitore serio «che possa aiutarmi in questo sogno». Un sogno che continua non senza difficoltà, visto che «qui – racconta il titolare - banche e fornitori non ti danno nulla ed esigono tutto in anticipo» e intanto a Trieste i locali «hanno perso il 70% del lavoro a causa del coronavirus». Però, conclude l’imprenditore, «faremo in modo di reagire, “mai molar”: mi sento con i miei responsabili anche dieci volte al giorno, vorrei essere lì ma so che sono in buone mani».


 

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