Le bombe ritardano lo scavo del canale
Più complicata del previsto la procedura di analisi e bonifica. Portorosega un sito “infestato”. Slitta la manutenzione
Foto Bruni Trieste 25.08.2017 Zeno d'Agostino: sigillo trecentesco consegnatogli da Dipiazza
Tutte le strade in salita per il porto di Monfalcone. Anche la semplice (solo apparentemente) manutenzione programmata del canale di ingresso con il dragaggio dei famosi mammelloni di fango diventa complicata e i tempi si allungano. Tutta colpa delle operazioni e soprattutto dei controlli previsti dalla normativa sulla “bonifica bellica” del fondale.
Aveva ragione l’Azienda speciale porto di Monfalcone a tenersi assai larga con i tempi di avvio dei lavori di dragaggio, lo stesso direttore Sergio Signore aveva invitato alla cautela parlando di apertura del cantiere di scavo tra fine agosto e inizio di settembre. Da quanto risulta i tempi dovrebbero allungarsi di non poco.
Il problema come detto riguarda la bonifica bellica con le verifiche obbligatorie. Il problema sta nel fatto che queste operazioni preliminari sono previste per tutti i porti. Per Monfalcone però la cosa si fa molto più complicata perché purtroppo ci sono dei precedenti storici, di ritrovamenti di ordigni sul fondale, di tale rilevanza che impongono per Portorosega un’attenzione molto forte. L’attività di verifica e di eventuale sminamento infatti diventa molto complessa, bisogna utilizzare strumenti e tecnologie avanzate oltre che esperti che non è sempre facile trovare sulla piazza e sono prevalentemente militari. Inizialmente sembrava che la strada fosse stata trovata e l’Azienda si era rivolta a dei tecnici dell’esercito inviati da Padova. Il progetto prevedeva l’intervento degli esperti che avrebbero dovuto verificare l’eventuale presenza-assenza di ordigni (che risalgono alla seconda guerra mondiale); poi fare dunque la bonifica se necessaria e controllare alla fine con un ultimo collaudo per dare il via libera ai lavori di scavo.
Circa trenta giorni per le operazioni degli esperti, poi altre due settimane per i collaudi. Tempi che purtroppo per Monfalcone, che è un porto “vigilato speciale” vista la storia di ritrovamenti di bombe sui fondali, dovrebbero allungarsi. Anche perché è emerso che Padova non fa più questo tipo di controlli, la normativa è cambiata e bisogna rivolgersi a un centro di più alto livello. Al momento chi si occupa delle operazioni è Roma con gli esperti della Marina di Napoli. Una verifica che ha fatto perdere molto tempo all’Azienda speciale che ora sta correndo per attivare i militari e partire con i controlli che dovranno essere molto approfonditi.
La manutenzione è un’operazione molto attesa soprattutto dalle imprese portuali che sono preoccupate in quanto attualmente non tutti gli ormeggi sono agibili al 100% proprio a causa dei mammelloni di fango che alzano il fondale e rendono difficile se non impossibile l’attracco di navi con un certo pescaggio.
Il dragaggio e la sola manutenzione dovrebbe portare il fondale a una quota di -11,70 metri. Bisogna asportare circa 90mila metri cubi di fango. La ditta Polese di Sacile si è aggiudicata la gara d’appalto con un’offerta attorno i 900mila euro.
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