Le Bcc della regione: «L’iter della riforma non va fermato»

Graffi Brunoro: ok interventi migliorativi ma l’evoluzione deve proseguire così da avere banche più solide

MILANO. Le voci di una moratoria al processo di riforma delle Banche di credito cooperativo (che coinvolgerebbe anche alcune popolari) trovano l’opposizione dei diretti interessati. Che sono nel pieno del processo riformatore, avendo già assorbito buona parte dei cambiamenti (alcuni radicali), e vorrebbero arrivare quanto prima al traguardo, cui riconoscono potenziali benefici per la vita delle stesse Bcc, per i clienti e i territori di riferimento. Il premier Giuseppe Conte ha per ora promesso di intervenire sul processo riformatore in corso, «in particolare per gli istituti più legati ai territori», pur senza precisare il piano che ha in mente; ma la Lega aveva fatto approvare a inizio legislatura una mozione per una moratoria di 18 mesi della riforma sulle Bcc. Un intervento dettato dal fatto che «secondo stime», scrivevano i proponenti, «le banche di credito cooperativo saranno costrette a reperire nuovi capitali in misura pari a circa 700 milioni di euro per il gruppo Cassa centrale e 1,8 miliardi per il gruppo Iccrea, o a ridurre sensibilmente l’offerta di credito».

Una posizione subito avversata da Iccrea, che ha parlato di «preoccupazione» per questa posizione, tanto da chiedere un incontro urgente a Conte. L’innovazione normativa partita col Governo Renzi prevede la creazione di due holding nazionali (Iccrea e Cassa Centrale Banca), con poteri di controllo sui singoli istituti tanto più pressanti quanto meno solidi risulteranno i bilanci aziendali. Un cambiamento epocale dettato dalla necessità di dotare le singole Bcc di spalle più robuste per intervenire in caso di nuove crisi che potrebbero verificarsi in futuro. Non solo: la concorrenza del fintech, la necessità di investire nell’innovazione, i cambiamenti di abitudine dei clienti e il quadro regolamentare anche a livello comunitario richiedono sforzi che le singole banche di credito cooperativo non possono mettere in campo da sole.

«Le sei Bcc regionali che hanno aderito a Cassa Centrale e le quattro che hanno scelto Iccrea sono già a buon punto: seguono le istituzioni di Bankitalia e si stanno attrezzando per lavorare secondo lo schema riformatore», commenta Giuseppe Graffi Brunoro, presidente della Federazione Bcc del Fvg. «Siamo pronti a interventi migliorativi, ma è importante non fermare l’evoluzione in atto perché banche più solide sono più capaci di resistere alle fluttuazioni di mercato, possono ridurre i costi, molti dei quali vengono concentrati nelle capogruppo, e migliorare la qualità dei servizi offerti alla clientela». Proprio l’avvio del processo riformatore ha portato nell’ultimo anno a una serie di aggregazioni, che hanno portato da 15 a 10 le Bcc in regione, nell’ottica di dar vita a realtà più robuste. «Le Bcc del Fvg sono sane», ricorda Graffi Brunoro: «Il 2017 si è chiuso con una raccolta diretta intorno a 6,7 miliardi e una indiretta di 3,1 miliardi. Gli impieghi si sono attestati a 5,7 miliardi a beneficio di oltre 300mila clienti. Ciò significa che sono state scelte da due su tre tra gli economicamente attivi in regione. È importante non fermare questo processo».

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