«Le azioni Hera servono a non bloccare i cantieri»
Stadio Pino Grezar, Comprensorio scolastico Dante Alighieri, riqualificazione e ripavimentazione del Borgo Teresiano, (Ponterosso, via Trento, Largo Panfili), primi lotti dei marciap8iedi, Polo scolastico ex caserma Chiarle, adeguamenti anti-incendio negli asili nido, manutenzione palestre, lotti di manutenzione strade e giardini ... Dice allora il sindaco Roberto Cosolini: «Bloccare la possibilità di vendere azioni Hera stopperebbe non solo gli appalti programmati, ma anche i cantieri in corso». Come quelli sopra elencati.
Cosolini, alla vigilia di un non scontato Consiglio comunale dedicato alla modifica del patto sindacale Hera, ha voluto spiegare le ragioni che motivano l’adesione del Comune triestino al patto e la conseguente possibilità di avere un maggior numero di azioni “libere”, eventualmente da vendere per supportare il programma di opere pubbliche dell’amministrazione.
Il ragionamento del sindaco corre pressapoco lungo questi termini: nel triennio il fabbisogno finanziario del Comune per le opere pubbliche è di circa 68 milioni di euro, al momento “coperto” per 18 milioni. Per i restanti 50 milioni occorrerà verificare il “quantum” cui Stato e Regione Fvg saranno in grado di provvedere. A tale proposito il sindaco stima, con prudenziale approssimazione, che Stato e Regione riescano a intervenire complessivamente per due terzi, il che implica che il Comune dovrà reperire il 30% mancante, ovvero, in cifra tonda, circa 16-17 milioni di euro.
Per drenare queste risorse, ritenute indispensabili per realizzare il piano delle opere, bisognerà vendere qualche cespite, immobiliare (per esempio l’area del Broletto) e mobiliare. Quindi anche azioni Hera non vincolate in quel patto sindacale, che stasera sarà discusso in Consiglio e che martedì 28 sarà portato in assemblea a Bologna. Da qui al 2018 il Comune “libererà” 25 milioni di azioni, che oggi varrebbero oltre 50 milioni di euro, poichè in piazza Affari il titolo viaggia sui 2,2 euro. Ma Cosolini lo ha chiarito: «Non tutte le azioni “libere” andranno cedute. Anzi, sarebbe auspicabile non venderle. Ma se Stato e Regione non dovessero bastare, perchè vanificare una possibilità di finanziamento finalizzata a realizzare opere pubbliche da anni ferme a causa dei limiti imposti dal patto di stabilità?». Per cui Cosolini è orientato a pensare che un terzo dei 25 milioni di azioni “libere” alla fine potrebbe essere alienato. All’assemblea bolognese del 28 cm, dovendo indicare il massimo delle “share” vendibili nel corso del 2015, è presumibile che Cosolini scriverà 8,5 milioni di azioni. «Chiederemo una certa flessibilità nella gestione dei titoli - aggiunge il sindaco - a seconda di quelle che saranno le nostre effettive esigenze durante l’anno». E di queste esigenze Cosolini e la sua giunta avranno contezza «verso la fine dell’estate». In altri termini, tra agosto e settembre il Comune di Trieste, avendo tutti gli elementi decisionali (i trasferimenti pubblici, i costi dei cantieri, ecc.), sarà in grado di dire se e quanto venderà delle azioni Hera “libere”.
Poi c’è un altro aspetto di carattere economico più generale richiamato da Cosolini. In una fase congiunturale ancora fiacca i lavori pubblici, secondo antica ricetta, rappresentano un ricostituente per le aziende del comparto edile-costruzioni. «Nel 2014 - ricorda - sono stati affidati 13 milioni di lavori, in questo primo scorcio del 2015 3,4 milioni, altri 9 milioni sono previsti da qui a luglio. Stoppare aprioristicamente la possibilità di vendere azioni Hera, significherebbe anche precludere un’opportunità di valorizzare il patrimonio comunale, sostenendo il settore edile».
Oltre a questi aspetti economico-finanziari, Cosolini ha rimarcato come il controllo di Hera, anche a fronte dell’abbassamento al 38% del patto di sindacato tra i Comuni maggiori, resti saldamente in mano pubblica, attraverso il meccanismo del cosiddetto “voto maggiorato”. «Gli oppositori alla modifica del patto - ha argomentato Cosolini - non debbono dimenticare che i servizi svolti da Hera sono soggetti, alla scadenza delle concessioni, a gara. Gara che può essere vinta da privati o da stranieri. Il controllo pubblico dell’utility al 51% poco conta».
Infine il sindaco ha detto di non temere obiezioni di natura giuridica riguardo la presunta discrezionalità concessagli nella gestione delle azioni “libere”: il segretario generale Filomena Falabella, in un parere richiesto dalle opposizioni, chiarisce che «l’azione del sindaco ... non sarà libera ma potrà e dovrà essere esercitata nei limiti dell’autorizzazione rilasciata dal Consiglio comunale».
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