Le aziende più flessibili battono la crisi
di GIANLUCA TOSCHI*
Aumentano i ricavi e la redditività delle vendite. Sommando i bilanci delle aziende "TOP500" della regione in un unico grande bilancio, il 2013 fa emergere, rispetto all'anno precedente, una crescita dei ricavi dello 0,8% e dell'Ebitda (il reddito prima degli ammortamenti, di interessi, tasse e componenti straordinarie) dell'1%. Dopo l'arretramento del 2012 torna a migliorare anche la redditività delle vendite. Sono segnali sicuramente positivi, anche se il quadro che affiora da un'analisi approfondita di medio - lungo periodo appare più articolato e complesso.
Due sembrano gli andamenti prevalenti. Da un lato cresce la polarizzazione dei risultati e quindi aumenta la distanza tra le imprese che vanno meglio e quelle in difficoltà e gli andamenti delle imprese sono sempre più variabili e instabili. Sulla polarizzazione dei risultati influiscono molto meno che in passato alcuni fattori legati all'appartenenza a un settore, è quindi facile trovare imprese con risultati positivi che operano in settori in grande crisi. Anche le dimensioni sembrano influire meno sull'andamento dei risultati, tra le imprese dinamiche troviamo, infatti, aziende piccole medie e grandi. Dall'altro la variabilità dei risultati, è almeno in parte riconducibile al fatto che le imprese operano spesso in mercati molto più ampi, complessi e tumultuosi rispetto a quanto avveniva in passato e questo alimenta l'instabilità dei vantaggi competitivi conseguiti dalle imprese.
In un quadro in cui settore e dimensioni influiscono meno che in passato sugli andamenti delle imprese quali sono, allora, gli elementi che accomunano quelle con i risultati migliori? Le ricerche condotte da Fondazione Nord Est negli ultimi anni indicano che i risultati delle imprese sono spesso legati alla capacità di interpretare i mutamenti del contesto e quindi di rivedere e adattare la propria organizzazione e le proprie strategie in ambienti molto più complessi e instabili rispetto al passato. Nel giro di pochi anni i mercati si sono fatti più ampi anche grazie alla crescente importanza di alcune economie emergenti, nuovi e agguerriti concorrenti si sono affacciati sui mercati internazionali, la produzione manifatturiera ha sperimentato processi di ricollocazione su base territoriale e l'information technology ha trovato una diffusione sempre maggiore. La capacità di leggere questi e ad altri mutamenti e di formulare strategie coerenti con il nuovo contesto accomuna le imprese che meglio hanno saputo attraversare questi anni così difficili da un punto di vista economico.
Una capacità che sarà importante anche nell'immediato futuro, considerando che alcuni eventi recenti - come la variazione del rapporto di cambio tra Euro e Dollaro, il forte ribasso dei prezzi del petrolio, l'indebolimento dell'attività economica nelle economie emergenti, la frenata dell'economia russa ma anche i dati poco brillanti dei paesi dell'area Euro, le diverse tensioni geopolitiche, le attese per l'acquisto di titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea e quelle per gli effetti del jobs act italiano - rendono ancora più incerti gli scenari nei quali operano le imprese.
Tornando ai risultati delle TOP500 della regione sulla variazione dei ricavi (+0,8%) influiscono positivamente gli andamenti delle imprese del comparto macchine e apparecchiature (ricavi in crescita del 26,8%), delle costruzioni (+25,1%), del commercio (+3,7%) e della fabbricazione di altri mezzi di trasporto (+6,6%). Particolarmente interessante il caso delle costruzioni. La crescita del comparto è certamente riconducibile all'exploit di due tra le imprese più grandi della regione, ma va comunque posto l'accento sul fatto che i ricavi sono in crescita in 11 delle 16 imprese considerate. Più polarizzati i risultati nei comparti delle macchine (variazione positiva dei ricavi nel 52% delle imprese) e del commercio, in cui meno della metà (49%) delle imprese vede crescere i propri ricavi. Il risultato nel settore della fabbricazione di altri mezzi di trasporto è dovuto al buon andamento dei ricavi di Fincantieri che, di fatto "costituisce" l'intero comparto. Tra i settori più rilevanti per l'economia regionale, chiudono in rosso il 2013 la metallurgia (-13,9% e 19 imprese su 22 con ricavi in calo), le utilities (-12,6%) e la logistica (-8,1%). Sui risultati di quest'ultimo settore pesa l'andamento negativo di un paio di imprese importanti ma va sottolineato che il 61,8% delle aziende chiude il 2013 con ricavi superiori all'anno precedente.
Estendendo il confronto a livello nazionale emergono alcune peculiarità interessanti che caratterizzano l'economia del Friuli Venezia Giulia. In regione, nel 2013 alcuni settori (commercio, macchine e apparecchiature, chimica-gomma e metalli, costruzioni e legno-carta e stampa) hanno visto crescere i ricavi in controtendenza rispetto all'andamento nazionale che fatto segnare ricavi in
*Ricercatore Fondazione Nord Est professore a contratto di Economia dell'Integrazione Europea,Università di Padova
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