Le auto della Trieste-Opicina: un grande tuffo nel passato tra Abarth, Bugatti e Lotus

La Salita dei campioni di domani, 2 aprile, riporta sulle nostre strade bolidi entrati nel mito. Il rombo libero dei loro cavalli risveglierà emozioni sopite fin dal lontano 1971

Trieste si propone come grande palcoscenico all’aperto del nuovo evento del motorismo d’epoca, che va ad affiancarsi alla tradizionale Trieste-Opicina Historic di regolarità: la Salita dei campioni, nell’ambito della Settimana dei motori fino a domani voluta dall’assessorato al Turismo del Comune.

Addio limiti, si va a tavoletta. Torna la vera Trieste-Opicina

Nella mattinata di domani dalle 9 in poi, sul percorso della tradizionale Trieste-Opicina chiuso al traffico, 40 motociclette storiche da gara e 60 auto storiche da corsa effettueranno la sfilata facendo rombare liberamente i loro motori e ridestando, questa è l’intenzione, le emozioni delle competizioni motoristiche, da queste parti sopite fin dal 1971.

Trieste torna dunque meta di piloti ed ex piloti, addetti ai lavori, reporter, appassionati dall’Italia e dall’estero, con il loro carico di ricordi. Quasi un’enciclopedia vivente, tra storia tramandata e romanzo popolare. Che Il Piccolo, con la cronaca, riportò fin dalla prima edizione della Trieste-Opicina nel 1911.

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Partendo dagli aneddoti del lontano passato legati ai Dreher, ai Torre Tasso, agli Economo, ai von Kolowrat e più tardi a Varzi, Nuvolari, Ferrari, Marzotto e chi più ne ha più ne metta, ora la Salita dei campioni - con la bandiera tricolore a Foro Ulpiano, angolo via Fabio Severo, e quell’arrivo all’Obelisco segnalato dalla bandiera a scacchi che accolse sul traguardo la Ferrari 512 vincitrice nel 1970 - rievocherà storie e modelli unici tali che è impossibile citarli tutti.

Tra le macchine Anteguerra, accanto alle quattro prestigiose Alfa Romeo che ci riportano alle vittorie nella Targa Florio e nella Mille Miglia e alla Bugatti T35, ecco una “voiturette” francese da competizione Cgss marca Amilcar del 1923: la macchina all’inizio era a pezzi, smontata fino all’ultima vite nel salotto di un appassionato collezionista di Maribor, Vladimir Perkic. L’auto è stata restaurata e ove necessario ricostruita dentro casa, grazie alle sue non grandi dimensioni.

Gli appassionati ammireranno poi la Bugatti T52 Bebè, ovvero la replica in scala della T35 a motore elettrico, costruita dal grande Ettore in pochi esemplari per i fortunati figli dei bugattisti. Tra le macchine degli anni legati alla Seconda guerra mondiale, vicino alle vetture popolari che permisero agli appassionati di riportare in vita le competizioni automobilistiche (Fiat 500 Topolino, 1100, 1500) spiccano gli “Ecceterini”: si tratta di costruzioni speciali su telai e motorizzazioni semplici come quelli delle già citate Fiat 500 e Fiat 1100 eseguite da piccole officine e costruttori semiartigianali.

Si potranno rivedere a Trieste in particolare la Giannini Sport 750 che fu del pilota Ferrari e Maserati Luigi Musso, compagno di squadra di Fangio, e la Mardal 750, voluta da Umberto Marzotto. Tra le auto degli anni 60 e 70 spiccano marchi come Lancia, Abarth, Alfa Romeo, Ferrari, Lotus, Brabham, Steyr Puch, Mg, Fiat, Renault Alpine e Porsche. Ma le Abarth permettono di narrare la storia di Bruno Dorigo, fiero agricoltore del Maniaghese. Negli anni ha raccolto “tutto ciò che Abarth buttava” e si trova ora ad avere un patrimonio storico unico: automobili, motori, pezzi vari, documenti ufficiali e memorabilia dello Scorpione. Alla fine Bruno ha costruito con le sue mani un gioiellino da museo nella sua fattoria, visitabile su appuntamento. Bruno e la figlia Silvia porteranno a Trieste due macchine della loro collezione, che saranno tra i pezzi più ammirati tra le ben 10 Abarth iscritte. Torna a Trieste anche la Lancia Fulvia Hf che fu dell'indimenticato Mario Marchi, mentre viene mostrata al pubblico per la prima volta la magnifica Alfa Romeo 1900 C fresca di restauro appartenente al presidente della Federazione slovena dei club di auto storiche.

L'ultima storia la riserviamo all'austriaco Erich Glavitza: fu amico fraterno del campione del Mondo di F1 Jochen Rindt e ne seguì per un po’ le orme, venendo a Trieste a vincere la classe 1600 Gt alla Trieste-Opicina del ’69. Erich finì per fare lo stuntman in due film di James Bond e il pilota e la controfigura nel film cult di Steve McQueen “Le Mans”. Ora Erich è giornalista e lecturer all’Università di Vienna ma a 72 anni suonati non tralascia il quotidiano allenamento al boxing-club: riporterà in città la stessa Lotus 47 con cui vinse a Trieste.

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