Le aquile di Napoleone e il Solari dell’800 Villa Necker si svela a oltre 2 mila curiosi

Cancelli aperti al quartier generale triestino dei militari della regione per i 158 anni dell’Esercito italiano E gli studenti fanno da “ciceroni” in uno dei gioielli del Neoclassico e della botanica meno noti in città
Foto BRUNI 04.05.2019 Villa Necker aperta al pubblico
Foto BRUNI 04.05.2019 Villa Necker aperta al pubblico



“Cancelli aperti” a Villa Necker, limpido esempio di architettura neoclassica in pieno centro cittadino. Anche se per un giorno soltanto. L’apertura ieri fino alle 17.30 dei preziosi portoni lignei d’ingresso dell’edificio settecentesco si deve alla ricorrenza 158.mo anniversario della costituzione dell’esercito italiano che - come spiegato dal colonnello Livio Ciancarella, al vertice del Comando regionale dell’esercito del Fvg, che nella villa ha sede - «come sottoscritto dall’allora ministro della guerra Fanti era già allora Esercito Italiano e non Regio Esercito».

Ben 2.100 i visitatori che hanno potuto ammirare questo gioiello architettonico incastonato nel verde del colle di San Vito, guidati dall’entusiasmo dei ragazzi del Liceo classico Petrarca e dell’Istituto Da Vinci - Carli - de Sandrinelli, che hanno illustrato loro il patrimonio artistico e botanico della villa per un’iniziativa che, come hanno ammesso in tanto, certamente varrebbe la pena riproporre.

Varcato il cancello si apre alla vista il grandioso edificio, inserito all’interno di un ampio parco, disposto su tre livelli. Al pianterreno si trova un rivestimento a bugnato liscio a fasce orizzontali, intervallato da lesene, che separano la facciata in cinque fasce verticali. I piani superiori sono invece a intonaco di colore grigio. Al centro del pianoterra spicca un portico semicircolare con colonne su piedistalli, che inquadrano le tre aperture d’ingresso ad arco a tutto sesto. La struttura sostiene una terrazza che ne riprende la forma circolare, con il parapetto che è a balaustra in pietra bianca, le cui condizioni non sono buone: “Il pergolato – ha sottolineato Ciancarella – è tenuto in tensione con nastri in teflon».

La parte centrale della facciata presenta un timpano con orologio, un Solari del 1860, ancora funzionante e accuratamente ingrassato, il cui contrappeso viene caricato più o meno ogni due giorni: per un restauro minimale sono stati chiesti seimila euro. Tanti i visitatori colpiti dalla bellezza del marchingegno ancora ben funzionante.

La realizzazione della villa è attribuita all’architetto Giacomo Marchini, su progetto del francese Champion, giunto in città nel 1784; successivamente fu acquistata nel 1790 dal conte siriano Cassis Faraone per poi passare, nel 1820, a Jérôme Bonaparte, fratello di Napoleone, già re di Westfalia, da cui deriva la denominazione di Villa Principe Bonaparte e la sistemazione delle aquile napoleoniche che decorano i camini della sala maggiore.

Nel 1827 l’edificio passò in proprietà al ginevrino Alfonso Teodoro Carlo Francesco de Necker, titolare a Trieste di una ditta di commercio e console svizzero. Da quella data la villa assunse il nome di Villa Necker e il parco passò alle cure del botanico Giuseppe Ruchinger di Monaco.

Gli abitatori più longevi della villa sono proprio i militari: nel 2019 infatti cade il 65.mo anno di presenza di quelle che furono le “Truppe Trieste”, ininterrottamente acquartierate nella villa dal 1954, circa un secolo dopo l’insediamento del Comando del Dipartimento Marittimo Austriaco (Seebezirkskommando) che pure qui aveva la sua stazione dal 1851.

«Oggi il nostro Comando – ha specificato Ciancarella – mantiene compiti territoriali e non più operativi grazie all’amicizia con i vicini austriaci e sloveni che ricompone finalmente una frattura storica, ma le condizioni della villa necessitano di interventi importanti che la Difesa da sola non può fronteggiare. Sarebbe auspicabile un intervento tripartito tra ministero, Comune e privati per trovare soluzioni che facciano gli interessi della struttura e della collettività. Chiaramente occorrono piani di utilizzo e riqualificazione ben precisi perché siamo di fronte a un bene vincolato. Abbiamo, inoltre, chiesto aiuto all’Università di Trieste, con in testa il rettore Fermeglia che ho contattato personalmente, per studiare una soluzione che consenta di affrontare le problematiche dovute alla presenza di rivi antichissimi che scaturiscono a monte della villa e che alimentano lungo il loro percorso fontane e pozzi presenti ancora oggi».

La configurazione del parco, di circa 2,6 ettari, disegnato nel 1775 dall’ingegnere militare Vincenzo Struppi, oggi vede numerose piante ad alto fusto che provocano ombra e umidità con conseguente “sofferenza” delle specie minori e proliferazione dei cosiddetti infestanti. Un rigoglioso e a tratti selvaggio polmone verde nel cuore di Trieste.

Infine una curiosità: il comandante Ciancarella ha parlato di bunker realizzati intorno alla struttura, probabilmente negli anni ’30 dello scorso secolo dall’allora podestà della città e utilizzati dal ’43 dalle truppe tedesche. “Durante la costruzione di alcuni edifici di Viale Terza Armata – ha spiegato il comandante – mentre si ponevano le fondazioni si aprì un vuoto, dato che era stata forata la volta di una sottostante galleria laterale del rifugio antiaereo di via Napoleone Bonaparte». Rifugio che fu ispezionato parzialmente nel 1990 dalla Società Adriatica di Speleologia e che alcuni ritengono essere il segretissimo “bunker 13” citato anche nei diari di Diego de Henriquez e mai rintracciato.—



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