Le analisi sul caso Resinovich: nel punto dell’ex Opp in cui è stato trovato corpo di Liliana c’erano 5 gradi in meno
TRIESTE Ieri, negli spazi dell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Milano, si sono riaccesi i riflettori sul caso di Liliana Resinovich. Nel corso del terzo incontro tra i consulenti incaricati dal sostituto procuratore Maddalena Chergia e quelli nominati dalle parti lese, è emerso come alla Procura di Trieste, prima di dare l’autorizzazione a procedere, servano ulteriori indicazioni in merito all’esame sul microbiota, la tecnica all’avanguardia che potrebbe definire con maggiore certezza la data della morte delle donna.
Esame sperimentale
Prima di dare l’autorizzazione, la Procura, che deve avvallare anche i costi – l’esame non dovrebbe superare i 6 mila euro – dovrà avere sul tavolo ogni dettaglio. A partire dal nominativo del laboratorio che dovrebbe espletare quelle analisi. Considerando che si tratta di un esame ancora sperimentale – a proporlo sono stati il biologo forense ed ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofalo e il medico legale Raffaele Barisani, consulenti di Sebastiano Visentin, marito della donna – le strutture attrezzate per eseguirlo si trovano solo in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove verrebbero nel caso recapitati i vetrini con i tessuti prelevati dal cadavere della donna.
La morte per asfissia
Tessuti che hanno confermato che Liliana sia morta per asfissia. Non sono poi emersi risultati diversi dalle nuove analisi sui sacchi neri trovati sul cadavere, mentre da quelle sui vestiti indossati dalla donna sono state evidenziate delle deboli tracce di Dna maschile. Tracce alle quali non viene dato però molto rilievo, visto che potrebbero derivare da una contaminazione, avvenuta anche nel corso dello spostamento del corpo il 5 gennaio 2022, quando venne rinvenuto tra le sterpaglie del parco dell’ex Opp.
Le rilevazioni dell’entomologo
Ieri a Milano sono stati riferiti anche i risultati delle rilevazioni disposte dall’entomologo Stefano Vanin, che con l’anatomopatologa Cristina Cattaneo e i professionisti Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone compone il collegio peritale incaricato dalla Procura.
Le rilevazioni delle sonde che Vanin aveva sistemato nel punto dove era stata trovata cadavere la 63enne, confrontate con una serie di parametri, hanno consentito di stabilire che in quel punto preciso si registrano 5 gradi in meno rispetto alla temperatura rilevata in via Giulia piuttosto che via Battisti. Un elemento che potrebbe contribuire a stabilire la data della morte della donna.
L’analisi degli insetti
Lo stesso Vanin si sta concentrando sull’analisi dell’evoluzione degli insetti trovati sul cadavere in sede di seconda autopsia. Stabilire l’età di quegli insetti potrebbe condurre alla data della morte di Liliana.
I consulenti si riuniranno nuovamente a luglio, concentrandosi in quell’occasione anche sulla rilettura dei segni riscontrati sul volto di Liliana. Per alcuni dei professionisti sono riconducibili a una caduta o alla decomposizione, per altri sono invece delle lesioni che potrebbero essere state causate dall’azione di terzi.
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