Le Acli: «Pochi assistenti domiciliari»
È il gioco delle parti. Non potevano che essere rassicuranti e tranquillizzanti le affermazioni del neodirettore dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina. Giovanni Pilati, presentando l’altra mattina il suo staff, aveva dichiarato che «nulla cambierà sotto il profilo squisitamente operativo. Le funzioni di base verranno garantite in tutti e quattro gli ospedali: Gorizia, Monfalcone, Palmanova e Latisana. In altre parole, il percorso diagnostico verrà effettuato, come succede già oggi, nei 4 nosocomi, poi a seconda della gravità si farà ricorso a centri specializzati perché l’intento deve essere quello di garantire massima sicurezza al paziente». Era andato anche oltre. Aveva preannunciato una riorganizzazione «per liberare risorse - parole dei vertici della nuova Ass - da indirizzare all’assistenza sul territorio».
È il gioco delle parti. Le parole di Pilati sono state attentamente valutate e analizzate dalle Acli provinciali, nella fattispecie dalla presidente provinciale Silvia Paoletti. Quello del potenziamento dell’assistenza territoriale è un “pallino” della governatrice Debora Serracchiani che porta sempre in campo questo concetto quando affronta il tema della sanità. Ma l’assistenza territoriale funziona? «Ci sono molti punti neri - premette Paoletti -. Soffermiamoci sull’assistenza domiciliare integrata. Intanto, non si riesce a comprendere il motivo per cui il centro di smistamento si trova a Cormòns quando le persone da assistere risiedono in larga parte a Gorizia. Capita che un operatore che risiede a Gorizia deve raggiungere la cittadina collinare per poi tornare nel capoluogo per effettuare l’azione assistenziale». Ma questo è soltanto un piccolo problema. «La verità è che ci sono sempre meno infermieri che si occupano di assistenza domiciliare integrata, quando invece la loro presenza dovrebbe essere incentivata, potenziata, rinforzata - aggiunge la presidente delle Acli provinciali -. Non bastasse ciò, gli operatori non hanno il materiale per poter effettuare al meglio il loro lavoro: molte volte mancano i cerotti, mancano i disinfettanti, mancano strumenti che dovrebbero far parte della loro dotazione professionale». Parallelamente, aumenta a dismisura il numero di persone che hanno bisogno di assistenza a casa. Tanto per dare alcuni parametri, ricordiamo un paio di cifre snocciolate recentemente dall’assessore comunale al Welfare Silvana Romano: solo a Gorizia il 5% della popolazione è ultraottantacinquenne e il 54% è ultrassettantacinquenne. «E noi ci ritroviamo in questa condizione: aumenta l’utenza, cala numericamente il personale che dovrebbe occuparsene - attacca Silvia Paoletti -. Questo ragionamento mi porta a formulare una domanda: dov’è il potenziamento dell’assistenza territoriale sbandierato dalla Regione? Lo chiederò al neodirettore generale dell’Ass Pilati: è mia intenzione chiedergli un incontro in tempi brevi».
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