L'Azienda sanitaria “licenzia” la ditta, bloccato il cantiere a Cattinara

AsuiTs invia la lettera che scioglie il contratto da 140 milioni con Clea. All’orizzonte una causa destinata a durare anni. Ipotesi ripescaggio per de Eccher
Lasorte Trieste 25/03/19 - Ospedale di Cattinara, Lavori
Lasorte Trieste 25/03/19 - Ospedale di Cattinara, Lavori

TRIESTE Il restauro dell’ospedale di Cattinara entra nelle nebbie. L’Azienda sanitaria e l’impresa costruttrice non sono riuscite a trovare un’intesa per riprendere i lavori interrotti nell’autunno scorso e da Trieste è partita la formale richiesta di risoluzione del contratto. La società Clea ha ancora una decina di giorni per fornire le sue ultime controdeduzioni, ma sarà difficile veder emergere novità in grado di modificare uno scenario su cui le parti duellano da mesi. La vicenda si appresta dunque a varcare le soglie del tribunale e il rinnovo della struttura potrebbe subire una dilazione di anni.

Lo stallo mette in grave difficoltà l’AsuiTs. A Cattinara si lavora da tempo in una situazione di disagio, con cinque piani della torre medica ormai smantellati, reparti costretti dunque a riorganizzarsi in spazi più angusti e un Pronto soccorso che continuerà a operare all’interno di una sede inadeguata, che il progetto puntava a spostare in un contenitore realizzato provvisoriamente nel piazzale dell’ospedale. Problemi cui si aggiunge l’accumularsi del ritardo rispetto alla possibilità di veder nascere il nuovo Burlo.

L’assessore alla Salute Riccardo Riccardi e il commissario Antonio Poggiana hanno davanti a sé un ginepraio. È infatti pressoché certo che Clea impugni in sede civile la richiesta di risoluzione del contratto e il Tribunale delle imprese di Trieste potrebbe impiegare anche tre anni per esprimersi sulla questione. Con l’ospedale in parte già smantellato, l’AsuiTs non può permettersi di attendere tanto: in linea con quanto previsto dal Codice degli appalti, l’Azienda si rivolgerà così quasi certamente alla società Rizzani de Eccher, arrivata seconda nella gara per l’aggiudicazione.

Bisognerà tuttavia capire se l’impresa friulana sarà disposta a subentrare nei lavori, dovendo rispettare le condizioni economiche proposte ormai quattro anni fa, in una situazione che lascia intendere che la realizzazione delle opere sia più problematica di quanto previsto. E se anche ci fosse questa volontà, resterebbe l’incognita della causa civile: se il tribunale desse infatti ragione a Clea, scatterebbe un risarcimento milionario per le casse pubbliche a ristoro dell’appalto perso dall’impresa veneta. L’AsuiTs non considera invece al momento la possibilità di indire una nuova gara che, tra procedure burocratiche e successivi quanto scontati ricorsi al Tar, impiegherebbe anni per giungere al termine. Una tale opzione diventerebbe però obbligatoria qualora Rizzani de Eccher si tirasse indietro, dal momento che in graduatoria non ci sono altri partecipanti.

Il contenzioso è sorto quando l’impresa costruttrice ha chiesto all’Azienda sanitaria di aggiungere 20 milioni rispetto all’appalto da 140 milioni vinto dal raggruppamento costituito da Clea, Aplenona e Appalti e servizi, aggiudicato definitivamente dopo che i veneti erano riusciti a far valere le proprie ragioni davanti al ricorso al Tar promosso proprio da Rizzani de Eccher. Quanto sta accadendo è l’effetto estremo delle procedure basate sull’eccessivo ribasso dell’offerta, che innescano regolarmente i tentativi dei vincitori di alzare il budget complessivo, motivando l’aumento dei costi con la necessità di prevedere varianti rispetto al progetto iniziale. Così ha fatto anche Clea, evidenziando che la natura del terreno di Cattinara avrebbe richiesto opere aggiuntive per realizzare in sicurezza la nuova torre, pensata per ospitare il Burlo da un progetto che secondo l’impresa ha bisogno di valutazioni statiche più complesse di quanto inizialmente ipotizzato dagli ingegneri dell’AsuiTs.

L’Azienda sanitaria ha ammesso un rialzo di soli 5 milioni, per adeguare il progetto alle normative più stringenti varate dopo la gara e ad una serie richieste aggiunte dalla stessa AsuiTs. Gli addebiti mossi all’impresa fanno ora dire all’assessore Riccardi e al commissario Poggiana che non ci sono le condizioni per procedere nel rapporto. Da qui la richiesta di risoluzione del contratto, che poggia anzitutto sul fatto che Clea non è riuscita nel mentre a ottenere dall’organismo indipendente di valutazione il via libera al proprio progetto esecutivo, ma che vede contestate anche le polizze fideiussorie aperte dai costruttori: nei lavori pubblici l’ultima parte del pagamento è autorizzata infatti solo a collaudo avvenuto e le fideiussioni servono all’impresa ad assicurare al committente di avere le risorse sufficienti per ultimare il cantiere.

Dopo un rimpallo di mesi, nel dicembre scorso l’AsuiTs ha intimato a Clea di chiarire definitivamente la sua posizione. La società veneta ha risposto provocatoriamente, inviando un furgone contenente 62 scatoloni zeppi di carte. L’esame della documentazione e il contraddittorio hanno richiesto due mesi, senza che l’organo di valutazione abbia ritenuto le argomentazioni di Clea sufficienti per validare il progetto esecutivo. E così il cantiere rimarrà fermo almeno fino al confronto con Rizzani de Eccher ma potrebbe restare congerlato per anni, qualora si debba indire una gara d’appalto ex novo. Una situazione che l’Azienda addebita tutta a Clea, anche se c’è da domandarsi come mai l’AsuiTs abbia concesso all’impresa di demolire gli interni di cinque piani prima del via libera al progetto esecutivo e come mai le fideiussioni siano diventate oggetto di contestazione solo ora e non al momento della firma dell’appalto vinto dai veneti.

Da parte sua, davanti allo scontro definitivo accesosi a dicembre, Clea rivendicava in una lettera al Piccolo di essere «tra le più solide, strutturate e moderne realtà imprenditoriali del Triveneto». L’impresa – sessant’anni di storia, duecento dipendenti e un fatturato da 70 milioni – ritiene di aver svolto la progettazione esecutiva «nel rispetto dei contenuti e dei tempi discendenti dal contratto». E sottolinea anche di aver «provveduto immancabilmente a rendere disponibili alla stazione appaltante e alla direzione dei lavori, con la tempestività e la diligenza attese, ogni informazione o chiarificazione richieste per agevolare il procedimento di validazione della progettazione esecutiva consegnata. Ci sentiamo, per tutto ciò, di rigettare ogni addebito di responsabilità circa i lamentati ritardi esecutivi del cantiere». —


 

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