L’avvocato: «La vita di Stephan Meran è un rebus, dobbiamo risolverlo»
TRIESTE. Francesco Zacheo è il legale di fiducia di Alejandro Augusto Stephan Meran. Ha incontrato l’assassino in carcere per una quarantina di minuti. «Non sta bene, non c’è con la testa, è evidente».
Avvocato, che impressione si è fatto del detenuto?
La mia idea è che davvero questo ragazzo non sta bene. Prendeva psicofarmaci, deve essere curato. Tra l’altro non ha capito la gravità di quello che ha fatto. L’intenzione è dimostrare ciò con una perizia psichiatrica. La Procura ha già manifestato l’intento di domandare una perizia. E, come già detto, sto ora cercando anche all’estero documentazione sullo stato di salute mentale di questa persona.
Quando ha parlato con lui è riuscito forse a capire perché ha preso la pistola a un poliziotto e ha sparato? Si sentiva in qualche modo minacciato dagli agenti durante quei minuti in Questura?
Questo non lo so. Non siamo ancora entrati così nello specifico. Quelli sono attimi, sono momenti in cui se uno non sta bene con la testa può fare tragedie. Il mio compito adesso è ricostruire con precisione il passato di Alejandro Augusto Stephan Meran: da quanto tempo sta in Italia, se lavorava, cosa faceva. Ma anche il suo passato da ragazzo a Santo Domingo. Solo allora potrà dire, con l’aiuto di consulenti, chi è effettivamente questa persona. Ovviamente l’obiettivo è innanzitutto chiarire il suo profilo psichiatrico: qui in Italia, dove ha abitato, qualcuno ha rilasciato certificati medici a riguardo? Non lo sappiamo ancora. Sembra sia stata riscontrata una schizofrenia cronica, dobbiamo appurarlo. Comunque al primo impatto è evidente che questo è un ragazzo che con la testa non c’è. Ripeto: non si è reso conto di cosa ha fatto.
Andrà inoltre accertato se Alejandro Augusto ha fatto mai uso di armi, come sembra vista la dimestichezza nell’utilizzare le pistole.
Infatti. Dobbiamo capire anche se hai avuto a che fare con le armi sia qui, in Italia, che in Repubblica Dominicana.
Si è detto che in carcere legge la Bibbia.
Confermo. Prima era in cella con altri detenuti, ora è da solo. Sì, legge la Bibbia: quando gli ho domandato come sta, se mangia e se legge qualche libro, lui ha risposto che trascorre il tempo leggendo la Bibbia. Il primo incontro con lui, per il momento, mi è servito solo a capire chi avevo di fronte.
Aveva un atteggiamento minaccioso o sommesso e affranto?
Mah, sinceramente mi pareva soltanto molto perso. Mi creda, l’ho trovato veramente in uno stato confusionale. D’altronde se è vero quello che leggo, cioè che in Germania aveva rubato un’auto, aveva fatto trecento chilometri e poi era andato a sbattere contro una zona di sicurezza di un aeroporto, lascia presagire che è una persona che non sta bene.
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