L’avventura sudafricana dell’ex segretaria di Illy

Ha aperto i battenti a settembre e in pochi mesi è diventata un vero e proprio punto di riferimento per amanti del vino, produttori del territorio e turisti. È Openwine, la prima enoteca di Città del...
Di Micol Brusaferro

Ha aperto i battenti a settembre e in pochi mesi è diventata un vero e proprio punto di riferimento per amanti del vino, produttori del territorio e turisti. È Openwine, la prima enoteca di Città del Capo, fondata e diretta da due triestini, Marta Gobbo e Raphael Paterniti. Un netto cambio di rotta per Marta, passata dalla politica al mondo del bere bene: tra il 2003 e il 2008, infatti, ha svolto un ruolo di peso in Regione come capo segreteria del governatore Riccardo Illy dal 2003 al 2008, ed è diventata poi consulente per “The European House - Ambrosetti”. Ora, come detto, la nuova avventura intrapresa insieme al compagno.

Nel cuore della città, lungo la via che dallo storico Company's Garden conduce al pittoresco quartiere di Bo-Kaap, Openwine offre più di duecento etichette sudafricane al calice, con una scelta sempre diversa di cibi in abbinamento. Una formula insolita per il Sud Africa, che i due triestini hanno quindi lanciato per primi. A curare il locale, nel suo avvio, un team tutto “made in Trieste”, formato dai designer Daniela Giraldi e Franco Calenda, volati per alcuni mesi in Sud Africa per occuparsi dell'immagine e del restauro, e dalla chef Ami Scabar, che ha prestato consulenza e formazione alla cucina, studiando e provando le ricette che meglio valorizzano la materia prima locale, negli abbinamenti ai diversi vini.

Ma come mai investire a Città del Capo e creare un'enoteca proprio qui? «Non siamo i classici italiani in fuga - puntualizzano subito Marta e Raphael -. A Trieste vivevamo serenamente, con figli e amici. Avevamo ottimi lavori, insomma tutto andava bene ma avevamo voglia di qualcosa di più, di far maturare ulteriormente competenze e passioni. Cercavamo un posto che fosse nostro, che ci permettesse di esprimerci e di divertirci». Dopo una vacanza a Città del Capo, la scelta, ben ponderata, di trasferirsi e scommettere su un nuovo capitolo della loro vita. «Ci incuriosiva il Paese, fa parte di uno dei posti in crescita su diversi fronti. Ci siamo presi un mese per andare a vedere tutto con calma. Ci è piaciuto subito l'ambiente, il clima e la possibilità di avviare un'attività che qui non esisteva. Inizialmente abbiamo rinnovato gli spazi dove ora c'è Openwine, mantenendo un legame con Trieste a partire dai professionisti che ci hanno aiutato, dal design alla cucina. Ma qui non serviamo vini italiani, valorizziamo le etichette locali, non importiamo nulla. E così siamo diventati anche molto apprezzati dai produttori, che da noi trovano la possibilità di incontrare e dialogare con i loro clienti».

Con una superficie a vigneto di circa 100mila ettari, il Sudafrica è l'ottavo produttore di vino al mondo, più di 900 milioni di litri nel 2015 e un contributo al Pil che dal 2003 cresce ogni anno del 10%. Aumentano di pari passo i volumi degli investimenti nel settore. Da queste considerazioni nasce l'idea dei due triestini di proporre a Città del Capo il modello italiano dell'enoteca, un nuovo formato di consumo e conoscenza del vino, che dallo scorso anno offre al turista e al professionista il rinomato “giro delle cantine” direttamente nel centro della città. «I nostri clienti sono prevalentemente persone che vivono in zona e amano assaggiare vini pregiati. In pochi mesi - concludono - siamo riusciti già a creare uno zoccolo duro di utenti affezionati. Davvero una bella soddisfazione».

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