Lavori sulla superstrada slovena, Sdag: «Con la chiusura della H4 mancati ricavi per 300 mila euro»

Grendene: «Respinte le richieste di deroga». A rischio i conti della società di gestione dell’autoporto

«Trecentomila euro annui di mancati ricavi». Sono dense di preoccupazione e di rammarico le reazioni espresse dall’amministratore unico di Sdag (la società di gestione dell’autoporto di Gorizia) Giuliano Grendene nell’apprendere, seppure senza ancora una comunicazione ufficiale, che non sono state concesse deroghe alla deviazione dei mezzi pesanti su Fernetti conseguente ai lavori sulla superstrada slovena H4: lavori che partiranno tra una quindicina di giorni e dureranno (almeno) 18 mesi.

O meglio: l’unica deroga concessa, fa sapere il numero uno della Sdag, si applicherà ai mezzi pesanti diretti all’attiguo territorio sloveno e che rientrano nella definizione di “traffico locale”.

Tutti i tentativi, promossi da novembre a più voci dalla Prefettura di Trieste e Gorizia, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Gorizia, dai rappresentati del comparto guidati da Sdag e, non da ultimo, dal GectGo intenzionato a proteggere la realtà transfrontaliera nel suo insieme, «sono stati vani. Concretamente - spiega Grendene - ciò che accadrà è questo: i mezzi pesanti provenienti da Lubiana in direzione Italia avranno un unico valico di accesso, indipendentemente dalla destinazione.

Sarà il valico di Fernetti, strutturalmente e funzionalmente non in grado di supportare un aumento giornaliero di circa... 3.000 camion. Il problema non sono (o almeno non solo) i 30-50 chilometri in più che i mezzi pesanti dovrebbero percorrere per raggiungere, poi, il goriziano (e relativo pedaggio autostradale) ma il tempo di attesa al confine: tempi morti che logistica e trasporti non possono economicamente sostenere».

Continua l’amministratore unico: «Basti pensare che durante l’ultima chiusura della H4 causa vento forte, Fernetti presentava 12 km di coda (situazione peraltro aggravata dalla sospensione degli accordi di Schengen).

Risultato? Produttori e speditori troveranno altre rotte, a favore né di Gorizia né di Trieste, né probabilmente dell’Italia in generale. L’area aziendale della Sdag maggiormente colpita in maniera diretta sarà presumibilmente quella dei servizi alla sosta, con un impatto che si tradurrà in almeno 300.000 euro annui di mancati ricavi».

Ma a ciò va sommata la penalizzazione che subiranno i controlli doganali sui traffici import-export «mettendo, quindi, a repentaglio il bilancio delle diverse case di spedizione presenti nel territorio. Sembra paradossale che tutto ciò accada in un momento in cui la Sdag sta fortemente investendo nei suoi asset principali, grazie in particolare ai fondi erogati da Regione Friuli Venezia Giulia e Camera di Commercio Venezia Giulia».

Numerosi sono i contributi ricevuti nell’ultimo biennio per un totale di oltre 6 milioni di euro: finanziamenti per il potenziamento della funzione logistica intermodale (con la realizzazione di un secondo binario interno al capannone raccordato e l’ampliamento delle aree di stoccaggio scoperte di almeno 20.000 metri quadrati grazie all’abbattimento delle stalle, ormai in disuso da un decennio); fondi per la digitalizzazione e la transizione ecologica che miglioreranno la gestione da remoto degli impianti a favore della manutenzione predittiva dell’intero comprensorio; contributi per il potenziamento del Polo logistico agroalimentare.

«Da non dimenticare che Sdag è lead partner del progetto Crew (Interreg Italia-Slovenia) che intende valorizzare le aree logistiche transfrontaliere in chiave turistica (con servizi a favore di Go!2025) e culturale, per tutto ciò che il confine ha rappresentato. Quanto pesanti saranno le conseguenze della mancanza di soluzioni alternative da parte di Dars e Ministero sloveno da un’incognita sono quasi una certezza. Auspichiamo che, da un lato, le strategie di diversificazione del mercato intraprese da Sdag, dall’altro il supporto economico delle istituzioni siano sufficienti a garantire che, al termine dei lavori, il comparto logistico goriziano sia ancora punto di forza di questo territorio di confine che, ancora una volta, si trova diviso», la chiusura amara. 

Riproduzione riservata © Il Piccolo