Lavori bloccati a Cattinara Clea passa al contrattacco
Rivendicano la correttezza del loro operato. Assicurano di poter ottenere l’approvazione del progetto esecutivo in un mese. E ribattono alle accuse dell’Azienda sanitaria, criticando la qualità del progetto di partenza apprestato dagli uffici tecnici dell’AsuiTs, la richiesta di un parere informale alla Commissione sismica e l’interruzione di rapporti che pure avevano permesso di trovare l’intesa sulla parte di progetto riguardante il nuovo edificio del Burlo. Fatto, quest’ultimo, finora mai emerso.
Le imprese coinvolte nell’appalto di Cattinara rompono il silenzio dopo mesi di basso profilo. L’ultima indiscrezione sulla pronuncia della Commissione sismica è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e il vicepresidente di Clea Andrea Galesso lo dice chiaramente: «Spiace leggere del coinvolgimento di un ente super partes, che dovrebbe esprimersi solo alla fine dell’istruttoria del collaudatore. La procedura ci sembra poco chiara, anche considerato che ormai apprendiamo le cose solo dai giornali».
Galesso riannoda il filo degli ultimi mesi. «L’AsuiTs ha chiesto chiarimenti su aspetti sismici, fideiussioni e varianti ordinate dall’Azienda stessa. Fino all’ultima diffida con richiesta di risoluzione abbiamo cercato di rispondere perché si arrivasse all’approvazione nel modo più rapido, convinti della bontà del nostro progetto». Il dirigente evidenzia che «nei mesi scorsi il confronto ha portato all’approvazione della parte del progetto relativa all’edificio che ospiterà il nuovo Burlo. Poi le cose si sono fatte difficili e sono cominciate le comunicazioni solo per iscritto, nonostante avessimo chiesto nuovi confronti di persona: non capiamo questo cambio di linea e perché non si possa arrivare allo stesso risultato per il resto del progetto, che può essere validato entro un mese». Galesso è preoccupato: «Il nostro obiettivo non è creare disagi a pazienti e operatori, ma aprire il cantiere il prima possibile. Siamo a due metri dalla meta e siamo pronti a revisionare le ultime parti contestate: non ci capacitiamo della presunta volontà di risolvere il contratto».
Nelle scorse settimane il commissario Antonio Poggiana aveva definito irricevibile la richiesta di Clea di aggiungere varianti per 20 milioni in più rispetto all’appalto da 140 milioni. L’impresa dà una versione diversa: «Dopo la prima diffida abbiamo mantenuto solo le modifiche progettuali imposte dai cambi di normative e quelle richieste dall’Azienda sanitaria. Un totale di 5 milioni». Perché allora presentare come necessari lavori per altri 15 milioni e poi ritrattare? «Il resto delle varianti faceva parte di un confronto tecnico durato due anni, con varie ipotesi in campo rispetto a un progetto definitivo spesso non conforme allo stato di fatto. Alla fine ci è stato richiesto di andare sulla proposta di minima e così abbiamo fatto».
Intanto si sono sventrati cinque piani dell’ospedale e qui Galesso sospira: «Decisione presa di comune accordo. Per l’Azienda sanitaria sembrava il modo migliore per anticipare delle lavorazioni e guadagnare tempo: e così sarebbe stato se non fosse arrivato lo stop». Sulla questione pesa anche il nodo delle fideiussioni fornite, ma il vicepresidente di Clea sottolinea che «l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni ne sostiene bontà e solvibilità, mentre noi siamo disponibili a integrare per meglio tutelare l’Azienda, al limite anche attraverso garanzie bancarie». Proprio il sistema di fideiussioni escluderebbe secondo Clea l’eventuale coinvolgimento della Rizzani de Eccher: «Vige una polizza globale di esecuzione che, in caso di risoluzione del contratto, non prevede lo scorrimento della graduatoria dell’appalto, ma l’ingresso di imprese chiamate direttamente dall’assicurazione». Cattinara sarebbe insomma restaurato con un affidamento diretto a imprese per ora imprecisate.
Una prospettiva cui Galesso non vuol nemmeno pensare: «Sarebbe un danno enorme. Due anni di lavoro, attrezzature comprate ad hoc, opere fatte e non ancora pagate. Si aprirebbe un contenzioso che creerebbe disagi alla cittadinanza per un tempo indefinito e che in caso di soccombenza in giudizio provocherebbe danni economici ingenti all’Azienda sanitaria. In caso di risoluzione per grave inadempienza, la segnalazione all’Anac provocherebbe inoltre a discrezione delle amministrazioni coinvolte l’esclusione dalle gare pubbliche di imprese che, come la nostra, vivono di questa attività. Confidiamo nel ruolo della Regione per avvicinare le parti». E il problema sono forse proprio le gare pubbliche, che si vincono ribassando i costi e proponendo varianti successive per aumentare i guadagni: «Non posso negare - dice Galesso - che le opere pubbliche siano pagate male e che anche le imprese ci mettano del loro, pur non essendo questo il caso. Ma oggi contano i fatti». E i fatti a oggi sembrano portare verso le lettere degli avvocati.—
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