Lavagne, numeri e vicinanza fisica: gli attrezzi essenziali per la ricostruzione
Il mondo della scienza dialoga con quello dell’arte e dell’impresa nel terzo forum organizzato da Piccolo e Esof “Dopo la tempesta”.
Dall’alto Sergio Paoletti, Franco Però, Sandro Scandolo e Michela Cecotti durante un momento del forum “Dopo la tempesta” moderato dal direttore del Piccolo Enrico Grazioli e dal vicedirettore Alberto Bollis
Dopo la tempesta: come superare la crisi Covid19. Forum con Cecotti, Paoletti, Però e Scandolo
TRIESTE Dopo una pausa si parla di «ripartenza», ma quel che dovremo fare da adesso in poi sarà piuttosto «ricostruire» una prospettiva diversa. Senza perdere quanto appreso durante l’emergenza. Sono alcuni dei concetti chiave emersi durante il terzo appuntamento di “Dopo la tempesta”, il forum organizzato da Il Piccolo ed Esof2020 sulla pandemia.
Gli ospiti della terza puntata sono Michela Cecotti (amministratore unico di Sultan srl di Mariano del Friuli – allestimenti navali, ditta impegnata in particolare con l’appalto Fincantieri), Sandro Scandolo (responsabile Programmi scientifici di Ictp – Centro di fisica teorica di Miramare), Sergio Paoletti (presidente di Area Science Park) e Franco Però (direttore del Teatro Stabile Fvg – Politeama Rossetti). Moderano il direttore Enrico Grazioli e il vicedirettore Alberto Bollis.
Il futuro prossimo è il punto da cui parte Cecotti. «Più che di ripartenza dovremmo parlare di ricostruzione. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di guardare al futuro, pur sapendo che sarà incerto. Ora più che mai è fondamentale l’innovazione, nel prodotto e soprattutto nel processo. È un lavoro difficile che non possiamo evitare, anche perché non possiamo aspettarci miglioramenti a breve».
Dopo la tempesta: come superare la crisi Covid19. Forum con Fantoni, Ruffo, Contessa e Andrea Illy
L’innovazione dei processi è il tema da cui Scandolo riprende il filo del discorso, riportando l’esperienza di Ictp: «Il cuore della nostra attività sono 6 mila scienziati sparsi in tutto il mondo. La fine degli spostamenti ha posto un problema. Al contempo a noi fisici teorici basta una lavagna per lavorare, e per certi versi i contatti sono diventati ancora più intensi attraverso il virtuale. Nei giorni scorsi abbiamo tenuto un seminario online con 700 partecipanti. Non ci starebbero nella nostra aula magna». In ogni caso la famigliarità con il mondo virtuale appena scoperta non potrà sostituire un ritorno al mondo fisico nel prossimo futuro: «È una dimensione che non può essere rimpiazzata. Nel futuro cercheremo di combinare i due aspetti per potenziare la nostra forza, che è l’insegnamento».
Secondo il presidente di Area Science Park Paoletti «bisogna avere la capacità di guardare all’immediato mantenendo la prospettiva di medio e lungo termine». In questo senso Area, struttura ibrida nata dalla ricerca universitaria e proiettata nel mondo imprenditoriale, ha cercato di tener fede alla propria missione: «Abbiamo messo subito a disposizione la nostra piattaforma genomica, la più avanzata d’Italia», racconta Paoletti. In questi mesi l’ente è passato interamente allo smart working, ma questo non dovrà essere considerato un nuovo assetto consolidato: «Il digitale ci ha dato una risposta enorme in questi mesi, ma la dimensione fisica resta irrinunciabile. Non dovremo quindi tornare indietro, la nuova sfida sarà far coincidere le due dimensioni».
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Il salto dall’impresa e la ricerca alla cultura è ampio. «Il teatro è il corpo umano, senza il corpo il teatro non esiste», dice il direttore del Rossetti Però: «In questi due mesi di imponderabilità, citando Tarkovsij, abbiamo agito entrando in altri mondi, attingendo al virtuale per comunicare con il pubblico. Si sono create reti importanti fra enti a livello cittadino, regionale e nazionale». Ma il teatro non può fare altro che attendere la fase successiva, il ritorno dei corpi: «Ci aspettiamo una grande voglia di partecipare da parte del pubblico, di tornare a vedere eventi dal vivo. D’altra parte per un periodo più o meno lungo ci sarà timore della vicinanza fisica. Ci sarà anche una questione economica, non tutti potranno permettersi il biglietto. Noi faremo di tutto perché il primo impulso, quello di tornare agli eventi, sia facilitato». Si tratta però di un rompicapo, e di non facile soluzione: «Il ministero ci chiede come fare per riaprire. Tra le misure suggerite c’è la mascherina obbligatoria per cantanti e musicisti negli eventi all’aperto. Non è facile trovare risposte praticabili perché il problema è effettivo. Il nostro strumento non è la lavagna ma lo spazio pubblico. Soffriamo l’assenza dell’agorà».
Il rapporto con le istituzioni è un tema trattato anche da Cecotti. «Come imprenditrice non mi aspetto nulla dalle amministrazioni. Dopo la lettura del decreto Cura Italia ho capito che avremmo dovuto arrangiarci da soli». L’auspicio dell’imprenditrice è che le istituzioni prestino ascolto alle proposte di Confindustria: «Mi sembrano molto intelligenti. Bisognerà far fronte alla mancata liquidità e ai problemi patrimoniali creati da questa crisi che ha bruciato il 2020. È necessario stabilizzare le imprese, e non vorrei che questo momento venisse usato per lasciar affondare tutti quelli che avevano qualche problema, soprattutto i piccoli imprenditori».
Paoletti porta l’esempio pratico di alcune realtà virtuose presenti in Area, come il caso di Mo Finance, unica agenzia di rating italiana: «Chi da anni lavorava su tematiche di frontiera, ora ha spunti per il rilancio. Un altro esempio è Java Biocolloid, sbarcata di recente nel Porto di Trieste: producono un materiale utilissimo per le analisi batteriologiche per cui è esplosa la domanda internazionale. Domanda a cui Java sta rispondendo in sinergia con la ricerca triestina e aziende udinesi. Sono esperienze preziose. Dobbiamo essere pronti a rispondere a queste emergenze, perché si ripeteranno: Sars, Mers, Ebola e ora Coronavirus confermano l’antico detto secondo cui errare è umano ma perseverare è diabolico. Dobbiamo essere pronti».
Per far questo, aggiunge Scandalo, «la società dovrà accettare che senza scienza e ricerca non se ne esce»: «La scienza però non ha risposte immediate, servirà quindi una maggiore fiducia nel suo potenziale, fiducia che negli ultimi anni forse è mancata».
Quando ripartiremo, afferma Però, la cultura non dovrà limitarsi a rimuginare su quanto avvenuto: «Forse più che la peste di Camus la gente riprenderà più volentieri I Miserabili o Schakespeare. O forse riflessioni sulla democrazia».
La conclusione di Cecotti è condivisa dagli altri partecipanti: «Spero che il 2021 sia l’anno della ripresa. E spero veramente che cercheremo soluzioni diverse a partire da ciò che abbiamo. Il tutto è sempre più della sommatoria delle sue parti. Ora a noi restano le parti di prima, ma dobbiamo costruire un tutto diverso». –
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