L’autopsia: morte compatibile col protocollo

L’Ordine dei medici avvia un’inchiesta. Il Pg di Trieste Deidda: esposti farneticanti
UDINE Morte compatibile con il protocollo. Tre ore e un quarto di autopsia per stabilire che Eluana Englaro è morta secondo quanto sancito dal decreto della Corte d’appello di Milano. Alle 19.35 di lunedì, nella stanza della Quiete, Eluana è stata colpita da un arresto cardiorespiratorio riferibile a una crisi elettrolitica da disidratazione. Una morte improvvisa. Punto.


Dalle 17.30 alle 20.45: ecco inizio e fine delle operazioni peritali effettuate da una squadra di esperti d’alto livello. Il procuratore ieri mattina aveva nominato propri consulenti il medico legale udinese Carlo Moreschi, il collega padovano Daniele Rodriguez, direttore della Scuola di specializzazione in Medicina legale, e il chimico di Macerata Rino Froldi, docente di Tossicologia forense e preside della gacoltà di Giurisprudenza di quell’ateneo.


Da parte sua la famiglia Englaro aveva scelto come consulenti di parte il medico legale udinese Stefano Pizzolitto e il chimico di Trieste dottoressa Noelia Malusà, responsabile del laboratorio di Tossicologia forense. «Ho riferito al Procuratore i primi risultati - ha soloo Moreschi - e il magistrato mi ha invitato al massimo riserbo. Penso che domani sarà lui a informare l’opinione pubblica». È possibile che già stamane il procuratore Biancardi firmi il nulla osta per la sepoltura.


Eventuali conferme a questo quadro medico-legale potranno arrivare soltanto quando (tra non meno di due settimane) saranno pronti gli esiti degli esami tossicologici. «Dovranno chiarire - spiega il tossicologo forense Santo Davide Ferrara, dell’Università di Padova - se il sedativo o i sedativi utilizzati siano stati somministrati in quantità non adeguata alla capacità di risposta di un organismo estremamente debilitato». In pratica, l’esame di tessuti e liquidi potrà rivelare se un dosaggio eccessivo rispetto alle capacità dell’organismo della donna possa avere determinato danni e concausato la morte attraverso l’accelerazione dell’epoca della morte.


Anche se il quesito era per così dire il solito - ovvero accertare le cause della morte di Eluana Englaro - il caso meritava accertamenti e approfondimenti precisi proprio perché la procura si era mossa per verificare che fosse stato rispettato il protocollo stabilito per «accompagnare» la donna verso la morte. Andava chiarito quello che, per alcuni, è sembrato un repentino peggioramento delle condizioni di salute di Eluana, dopo lo stop all’alimentazione e all’idratazione. E a queste domande, per il momento, c’è una sola risposta: quella del primo responso autoptico che parla appunto di crisi dovuta alla disidratazione.


Queste le parole del decreto della Corte d’appello di Milano che legittimava Beppino Englaro: «autorizzazione a disporre l’interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale, realizzato mediante alimentazione e idratazione con sondino naso-gastrico». Ieri mattina il procuratore Biancardi, affidando un comunicato stampa all’ispettore Fabio Nazzi che comanda la sezione di Polizia giudiziaria della procura, aveva spiegato che, dopo l’autopsia, «saranno disposti ulteriori accertamenti ove sorgesse qualsivoglia dubbio sulle cause e sui mezzi che hanno prodotto l’evento».


Forse, dunque, non ce ne sarà bisogno. E da Trieste, il procuratore generale Beniamino Deidda ribadiva un concetto chiaro: «Nell’inchiesta non c’è notizia della commissione di alcun reato e si seguirà rigorosamente la prassi che costantemente si usa in questi casi, nell’ambito della routine di un decesso seguito a un ricovero». Nessun avviso di garanzia, dunque. L’Ordine dei medici di Udine, invece, ha già avviato la procedura istruttoria del procedimento disciplinare nei riguardi dei medici che hanno assistito Eluana Englaro. Il Presidente dello stesso Ordine, Luigi Conte, ha convocato con un telegramma l’anestesista Amato De Monte per ascoltarlo giovedë prossimo. «Non ho nulla da nascondere, per me parlerà l’autopsia», dice De Monte. Oltre a lui saranno convocati, per audizioni, anche tutti i componenti medici dell’equipe che ha assistito la paziente.
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