L’Austria vieta il fumo nei ristoranti
UDINE. L’Austria sta per entrare a far parte dei paesi civili. Ci si perdoni il paradosso, riferito alla civilissima Austria. Civilissima in tutto, salvo che in un punto: il fumo nei locali pubblici. È proibito in quasi tutti i paesi europei, dall’Albania all’Ungheria, ma non in Austria. Lo sarà, però, dalla prossima estate. Lo ha deciso il governo, che ha pronto un disegno di legge. Sarà approvato entro Pasqua e poi passerà all’esame del Parlamento.
Non è stata una decisione facile. Le categorie interessate – ristoratori ed esercenti – erano contrarie, temendo ricadute negative nei loro conti. L’istituzione che le rappresenta, la Wirtschaftskammer (Camera dell’economia), aveva assunto la stessa posizione di rifiuto. E nella Wirtschaftskammer è ben rappresentato il Wirtschaftsbund, l’ala imprenditoriale dell’Övp, il Partito popolare al governo in Austria con il Partito socialdemocratico (Spö). Ergo, nel governo l’Övp si era sempre opposto al divieto di fumo, bloccando sul nascere ogni proposta che giungeva dal fronte socialdemocratico. Così fino all’altro ieri. Poi, alla fine dello scorso anno, c’è stato un cambio al vertice dei popolari. A Michael Spindelegger è subentrato Reinhold Mitterlehner, che ha assunto anche il ruolo di vicecancelliere e si è subito espresso a favore del divieto delle sigarette nei locali pubblici, forse turbato dalla morte a 44 anni, dovuta al fumo, di Kurt Kuch, noto giornalista austriaco.
Mitterlehner proviene proprio dall’ala imprenditoriale dell’Övp, quella contraria al divieto. La sua presa di posizione è apparsa perciò rivoluzionaria e ha scombussolato gli equilibri interni al partito. Ha giovato, inoltre, il mutato atteggiamento dell’opinione pubblica.
Un sondaggio condotto dall’istituto Gallup a fine 2014 ha rilevato che il 63% degli intervistati era favorevole alla messa al bando delle sigarette. Persino tra i fumatori – in Austria circa 3 milioni su una popolazione di 8,5 milioni di abitanti – uno su quattro non vuole sentire la puzza del fumo quando è al ristorante o al bar. Probabilmente determinante deve essere stata l’esperienza che molti austriaci avevano fatto durante le vacanze all’estero, in particolare in Italia, dove si erano resi conto della differenza che passa stare a tavola in un ristorante con il posacenere o senza posacenere.
Si conclude così un lungo cammino iniziato 11 anni fa, quando l’allora ministra della sanità Maria Rauch-Kallat aveva concordato con i rappresentanti della gastronomia nella Wirtschaftskammer che almeno il 30% dei locali accettassero volontariamente di vietare il fumo. Fu un’illusione. Quella percentuale non venne neanche lontanamente raggiunta. All’inizio del 2009 entrò in vigore l’attuale legge, che obbliga agli esercizi con più di 50 metri quadrati a disporre di un locale per non fumatori, lasciando liberi quelli più piccoli di decidere per o contro il fumo, ma rimanendo poi vincolati alla scelta fatta. Ora la rivoluzione copernicana.
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