L’Austria stringe ancora: «Un tetto agli ingressi»

VIENNA. Rendere l’Austria meno attraente per i migranti. È questa la proposta che il governo austriaco presenterà oggi nella riunione con i leader provinciali e locali per affrontare l’ondata migratoria sulla rotta dei Balcani. «Ci sarà un pacchetto di misure che vanno nella direzione di rendere più sicuri i confini e verso una discussione su un limite maggiore per il numero di migranti», ha spiegato il ministro delle Finanze, il conservatore Hans Joerg Schelling, a margine di una conferenza a Vienna. «Ci saranno misure che richiediamo da parte dell’Unione europea e ci saranno misure su come rendere l’Austria meno attraente», ha aggiunto.
Centinaia di migliaia di migranti sono entrati in Austria e in Germania ai primi di settembre. I ministri socialdemocratici e i loro partner di coalizione più giovani, il conservatore Partito popolare austriaco hanno assunto una linea sempre più dura. Alcuni membri del Partito popolare hanno chiesto un limite al numero di migranti. Sono circa 90mila le richieste di asilo presentate in Austria lo scorso anno, più di 1 per cento della popolazione, e conservatori sono convinti che il Paese non possa accoglierne altri. Il centro sinistra si è opposto alla proposta, ma il cancelliere Werner Faymann, socialdemocratico, nelle ultime settimane ha chiesto un aumento dei rimpatri soprattutto per quanto riguarda i “rifugiati economici”.
Se l’Europa non saprà trovare una soluzione comune, la questione dei migranti sarà affrontata con «scelte nazionali» e questo creerà nuovi problemi all’Unione, ha proseguito Schelling intervenendo alla conferenza di Euromoney sul Centro Est Europa. «Abbiamo 1,3 milioni di rifugiati suddivisi tra solo tre Paesi, che sono l’Austria, la Germania e la Svezia, e questo - ha sottolineato - è un tema importante. Se sarà difficile trovare una soluzione europea nei prossimi mesi, si prenderanno decisioni nazionali e questo non sarà un bene per l’Europa, anzi, darà vita a una nuova questione irrisolta. È tutto in movimento, ma il problema è che l’onere è solo su tre Paesi e questo non lo accetteremo mai».
Per Schelling, che come ministro delle Finanze si è occupato lo scorso anno in Europa del salvataggio della Grecia, la questione dei migranti rappresenta oggi «un problema di gran lunga più importante e più lungo da risolvere». Alla sola Austria, che conta 8,3 milioni di abitanti, l’emergenza profughi, ha spiegato, costa «circa 1 miliardo di euro, una cifra elevata per un Paese piccolo». «Si possono trovare soluzioni come singoli Stati, ma serve una soluzione di gruppo», ha ribadito.
«Al momento - ha precisato il ministro, a margine dell’incontro - sui migranti si sta andando avanti come al solito. Si sta discutendo se non sia il caso di convocare un tavolo tra Austria, Germania, Svezia e i Paesi che devono controllare i confini, vale a dire Italia, Grecia e Slovenia, per trovare una soluzione. Oggi il problema è che non si riesce a controllare i confini esterni dell’Europa». Il principio di base, ha ricordato Schelling, è che «i profughi siriani hanno diritto di restare in Europa»: «Alla fine tutti cercano di andare nei Paesi più ricchi e sicuri e il meccanismo di ripartizione in Europa, così com’è - ha concluso - non funzionerà mai».
Il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz intanto sposa appieno la tesi del premier sloveno Miro Cerar, peraltro messa nero su bianco alla lettera inviata lunedì scorso alla Commissione europea e ai Paesi ex jugoslavi più la Grecia, secondo la quale la soluzione del problema del flusso di migranti lungo la rotta balcanica sta a Sud, ossia al confine tra Grecia e Turchia oppure a quello tra Macedonia e Grecia. Lubiana, intanto, ha detto di no a un riconoscimento comune tra le polizie di Slovenia e Austria dei migranti alloro ingresso dalla Croazia.
La Slovenia ha una sola paura: restare con il cerino in mano, ossia, a fronte di una chiusura degli ingressi dell’Austria diventare “ostello” dei migranti stoppati lungo la rotta dei Balcani.
E lo stesso ragionamento, per quell’effetto domino già ben presente alle cancellerie europee, lo stanno facendo la Croazia, pronta a chiudere i confini se lo stesso provvedimento dovrebbe essere preso dalla Slovenia cui da ieri si aggiunge anche la Serbia che ha messo in guardia dall'adozione di misure restrittive unilaterali da parte dei Paesi interessati dal flusso di migranti e profughi lungo la rotta balcanica. Il ministro degli Esteri Ivica Da›i„, con riferimento ai recenti annunci di Austria e Slovenia, ha detto che eventuali decisioni unilaterali in fatto di chiusura delle frontiere e sospensione degli accordi Schengen, sono destinate a provocare effetti a catena in tutti gli altri Paesi lungo la rotta balcanica. «Si prevede che misure del genere verranno adottate in Austria, cosa che probabilmente causerà la reazione di Slovenia e Croazia. Ciò ovviamente indurrà anche noi ad adottare misure analoghe», ha detto Da›i„ in un colloquio ieri a Belgrado con il collega sloveno Karl Erjavec.
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