L'Austria ripristina i controlli al confine con l'Italia. Budapest completa il muro con la Serbia e arresta decine di migranti
TRIESTE L’Austria reintrodurrà i controlli a partire da mezzanotte sia al confine con l’Ungheria sia alle frontiere con Italia, Slovacchia e Slovenia, come già annunciato dai giornali in edicola martedì 15 settembre. Lo conferma l’agenzia di stampa austriaca Apa, spiegando che Vienna ha avvertito la Commissione europea con una lettera inviata dalla ministra dell’Interno Johanna Mikl-Leitner al Commissario Ue per le Migrazioni, Dimitris Avramopulos.
Bruxelles ne prende atto, commentando che «a prima vista sembra essere una situazione che rientra nelle regole» Schengen.
Da martedì 15 settembre la frontiera tra Ungheria e Serbia, tappa della “marcia” dei profughi siriani, pakistani e afghani verso il Nord dell’Europa, è completamente chiusa. L’ultimo varco, circa 40 metri, che restava aperto all’altezza della cittadina di Roeszke, dove nei giorni scorsi si sono riversati tra i 25 e i 30mila migranti, è stato chiuso dalla polizia. Solo domenica da lì sono passate 5.809 persone. A questo punto, il muro di metallo e filo spinato lungo 175 chilometri voluto dal premier Viktor Orban per porre un ostacolo alla “rotta balcanica” dei migranti è terminato. Non solo. Dalla mezzanotte tra il 14 e il 15 settembre è entrata in vigore la nuova legge sull’immigrazione firmata dal governo ungherese: sono già decine i migranti entrati nel paese illegalmente e subito arrestati.
Lungo la linea ferroviaria da Budapest a Belgrado è stata dispiegata la polizia, mentre la zona di confine è sorvolata da elicotteri. L’Ungheria ha anche deciso di chiudere il suo spazio aereo in una fascia di 20 chilometri sempre lungo il confine serbo.
Ma “muri”, esercito e polizia non fermano l’esodo di famiglie, bambini, anziani in fuga dalle guerre in Medio Oriente e gli orrori del califfato. E mentre l’Unione europea cerca di trovare un accordo per far fronte all’emergenza, le frontiere del Vecchio continente restano sotto assedio.
Austria, Francia, Polonia, Slovacchia e Olanda così come la Germania, hanno annunciato appunto il ripristino dei “controlli temporanei” dei migranti alle frontiere, usando la deroga prevista dagli accordi di Schengen. Il premier austriaco Werner Faymann ha inoltre deciso l’invio dell’esercito, in supporto della polizia che sta già controllando il confine con l’Ungheria. Al valico di Nickelsdorf solo domenica si sono registrati 10.256 ingressi. Tra i due Paesi nei giorni scorsi c’era stato anche uno scambio di accuse pesanti dopo le immagini delle buste con il cibo lanciato dagli agenti ai profughi chiusi nei recinti nel campo di Roeszke. Per Faymann comunque «il diritto di asilo ai profughi non è in discussione». Stessa precisazione è arrivata dalla Germania.
«Fare controlli temporanei non è la stessa cosa di chiudere le frontiere», ha tenuto a sottolineare Steffen Seibert, portavoce della cancelliera Angela Merkel. «I rifugiati continueranno a venire in Germania e speriamo che ciò avvenga con un processo ordinato. Nulla comunque cambia nell’atteggiamento del governo che continua ad essere guidato dai principi di umanità e della sicurezza». Ma la situazione è lontana dal tornare alla normalità.
Anche se i treni tra Germania e Austria dopo un parziale blocco della circolazione decisa domenica sera hanno ripreso a viaggiare, la linea che da Salisburgo porta a Monaco di Baviera è fortemente a rilento sia a causa dei controlli tedeschi alla frontiera sia per la presenza di persone lungo i binari e sull’autostrada. Circa tre chilometri di coda si sono registrati ieri alla frontiera di Bad Reichenhall e a Passau dove le auto incolonnate sono arrivate a sei chilometri. I numeri sono da esodo: 19mila i migranti sono arrivati nell’ultimo weekend solo a Monaco, mentre secondo le stime del governo tedesco, i rifugiati che entro l’anno entreranno in Germania non saranno più 800mila come previsto dal ministro dell’Interno, ma un milione.
Anche al confine con l’Italia ci sono tensioni. Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ha annunciato: «Ci sono già disposizioni per ristabilire nuovamente i controlli alla frontiera francese con l’Italia, se si ripeterà una situazione identica a quella di alcune settimane fa». L’ultima parola spetta a Bruxelles.
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