L’Ausonia è andata a morire nel cantiere di Alang
Fu costruita tra il 1955 e il 1957. Per più di mezzo secolo la sua rotta è stata dal Golfo di Trieste ad Alessandria d'Egitto, trasportando centinaia di migliaia di persone. L'ultima volta che ha toccato Trieste, dove è nata, è stato quattro anni fa. L’Ausonia è andata a morire nel cantiere di Alang, in India per essere rottamata

TRIESTE. E’ «morta» sabato mattina sulla spiaggia sabbiosa di Alang, in India, la turbonave ”Ausonia”, costruita a Monfalcone tra il 1955 e il 1957. Per più di mezzo secolo ha navigato trasportando centinaia di migliaia di persone. Aveva ”toccato” per l’ultima volta Trieste e le acque del golfo dov’era nata, quattro anni fa. Batteva bandiera cipriota, il castello di poppa era stato modificato, ma a prua era ben leggibile in nome originario che nessuno, vista la sua fama, aveva osato modificare: ”Ausonia”.
Quando la cipriota «Luois Cruises» l’aveva posta in disarmo a Limassol era stata battezzata ”Ivory” in assonanza con il colore bianco del suo scafo che il tempo e il sole degli ultimi tempi avevano leggermente scurito.
L’Ausonia ha vissuto per tanti anni col leone di San Marco dell’Adriatica ben visibile sul suo fumaiolo giallo carico e quando ha capito di essere destinata alla demolizione, ha avuto un guizzo d’orgoglio. L’ultimo vapore delel sue caldaie ha fatto girare vorticosamente le antiche turbine e con il telegrafo di macchina bloccato «sull’avanti tutta», ha percorso gli ultimi metri della sua infinita peregrinazione per i mari. Poi la carena ha incontrato il primo banco di sabbia e la corsa nell’acqua salata è finita per sempre. Potenti argani l’hanno tratta verso la terraferma, in un tratto di costa indiana dove ogni anno vengono spogliate e poi fatte a pezzi almeno 300 navi rifiutate dagli armatori.
Un esercito di operai sottopagati ed esposti ai più alti rischi, in queste ore sono già saliti a bordo e come minuscole formiche stanno assaltando lo scafo, le macchine, gli arredi. Tutto viene riciclato ad Alang nell’enorme cimitero di navi da carico, navi passeggeri e petroliere: l’acciaio finisce nelle fonderie, il resto viene rivenduto per una nuova destinazione d’uso. Non si sa o meglio nessuno dice quale sia invece la destinazione dell’amianto, degli olii esausti, del carburante rimasto nei bunker.
L’ Ausonia era stata varata a Monfalconre il 5 agosto 1956: madrina Donna Carla Gronchi, moglie del presidente della Repubblica. A lei gli operai del cantiere ”fieri del loro opera che oggi al mare si sposa”, donarono una xilografia realizzata da Tranquillo Marangoni. «Il 23 settembre 1957 - scrive lo storico navale Maurizio Eliseo nel recente volume dedicato a Egone Missio e al Cantiere di Monfalcone - la bella turbonave salpava dalla Stazione marittima di Trieste per il viaggio inaugurale ad Alessandria d’Egitto, con scali intermedi Venezia, Brindisi e Beirut».
Per quasi vent’anni fu questa la sua ”linea”, condivisa con l’«Esperia». Alla metà degli Anni Settanta iniziò invece la seconda vita dell’Ausonia che fu impiegata esclusivamente in crociere mediterranee con porto capolinea Venezia. Per offrire spazi più eleganti ed accoglienti al nascente mercato del ”navigare per diletto e per svago” e non più per necessità, tra il febbraio del 1978 e il successivo marzo, i saloni, i ristoranti e le cabine, vennero ristrutturati al Cantiere «San Marco». Il primo aprile l’«Ausonia» salpò da Trieste per la crociera inaugurale. Non era più dell’Adriatica: faceva parte della società «Italia crociere internazionali, una ”jont venture” tra la flotta di Stato della Finmare e armatori privati italiani. Ma questa è un’altra storia con un esito ancora più triste dello spiaggiamento dell’«Ausonia» di sabato mattina ad Alang.
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