Laurea da 110 sullo Sciacallo dorato

FOGLIANO. Uno sciacallo che vale un 110. È il risultato finale della tesi di laurea che ha visto protagonista il foglianino Yannick Fanin, il quale ha concluso brillantemente il corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio del Dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell’Università di Udine. Relatore della tesi il professor Stefano Filacorda.
Fanin si è soffertamato sullo sciacallo dorato. «Ho fatto la tesi sulla popolazione di sciacallo dorato che vive sul Carso goriziano e triestino. In particolare – racconta - mi sono concentrato sulla popolazione insediata nei comuni di Sagrado, Doberdò del Lago e Fogliano Redipuglia in un area di 17 ettari in cui sono stati censiti circa 12 animali. Per il censimento è stata usata la tecnica della stimolazione acustica che consiste nell’emissione di un ululato registrato attraverso un altoparlante che induce gli sciacalli a rispondere a loro volta con un ululato e ciò consente di tracciarne la posizione. Inoltre sono state documentate le predazioni su animali domestici (pecore) nell’azienda agricola Kovac».
Dello sciacallo dorato, poco conosciuto anche a livello scientifico, si è tornati a parlare dopo gli ultimi avvistamenti. «Penso sia importante che le persone sappiano dell’esistenza di una specie mesocarnivora così affascinante - dice Fanin - e che gli strumenti conoscitivi e di tutela vengano sempre più implementati perché la tutela del nostro patrimonio di biodiversità può avvenire solo attraverso la conoscenza». Per elaborare la sua tesi, Yannick, ha usato la stimolazione acustica, il fototrappolaggio e lo studio delle predazioni per predire la distribuzione, ecologia e socialità dello sciacallo dorato (Canis aureus) nel Carso. Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è una specie in forte espansione sia a livello europeo, sia su scala regionale. Il fototrappolaggio, basato sulla scelta casuale dei punti dove posizionare i dispositivi, si e rilevato inadatto a fornire informazioni sufficienti alla stima del numero degli animali a causa delle poche fotocamere impiegate, dell’elusività della specie e del tipo di vegetazione presente nell’area. Le fototrappole sono state invece un ausilio essenziale alle pratiche di monitoraggio delle predazioni e per lo studio dei ritmi di frequentazione di siti storici mediante il posizionamento opportunistico delle fotocamere. Molte le informazioni raccolte circa le modalità di risposta oltre che alla stima di posizione e numero di individui. Sono state eseguite complessivamente 23 giornate di emissione distribuite su due stagioni dell’anno e sono state ottenute un totale di 124 risposte. «Sono soddisfatto del risultato raggiunto - dice il neodottore - e spero che anche questo mio studio possa contribuire a conoscere meglio questo animale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo