L’aumento di mille euro non arriva Comparto unico in stato d’agitazione
Solleciti e diffide sul riconoscimento della produttività non sono bastati. Il sindacato unito (Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Cisal enti locali e Ugl) proclama così lo stato di agitazione dei 13 mila dipendenti del comparto unico del Friuli Venezia Giulia. L’eventuale sciopero è lontano, anche perché c’è agosto di mezzo, ma le categorie alzano la voce dopo che la partita della contrattazione decentrata sembrava risolta. Almeno così era parso a metà maggio dopo le garanzie dell’assessore regionale della Funzione pubblica Sebastiano Callari.
La questione è quella del secondo livello, che riguarda premi, progressioni e produttività. Con il nuovo contratto triennale 2016-18 è prevista una quota di 1.000 euro pro capite all’anno per i più meritevoli. I soldi ci sono. Si tratta infatti di risorse finanziate con i fondi già in cassa e con ulteriori 6 milioni, stanziati in legge, ricavati dai risparmi prodotti dalla soppressione delle Province. In aumento anche le indennità per turni, reperibilità e disagio (a disposizione 2 milioni, pure già stanziati). La Regione, dopo una fitta interlocuzione con lo Stato, aveva ribadito a fine 2018, con apposita norma di interpretazione autentica, che era possibile gestire le risorse a livello di comparto unico e non di singoli enti. In Finanziaria era stata conseguentemente prevista la piena esigibilità del salario accessorio e sembrava dunque che si potesse arrivare in breve allo sblocco dei fondi. Invece, pure dopo il via libera della Corte dei conti, la quota di 1.000 euro per lavoratore è rimasta congelata.
«Abbiamo diffidato i sindaci - spiega Orietta Olivo della Cgil -, ma comprendiamo le loro difficoltà a prendere iniziativa in assenza della annunciata circolare della Regione». Nel mirino, spiegano anche Massimo Bevilacqua (Cisl), Michele Lampe (Uil), Paola Alzetta (Cisal) e Fabio Goruppi (Ugl), «l’assurdo palleggio di responsabilità tra la Regione e gli enti locali, dopo che la formale diffida ad adempiere inviata alle amministrazioni a giugno non ha sortito alcun effetto. Gli enti locali sono già fuori tempo massimo: in base a quanto previsto dalla Finanziaria regionale, infatti, entro febbraio si sarebbe dovuto procedere alla costituzione del fondo per il salario accessorio, per poi concludere la relativa contrattazione decentrata entro maggio».
Visto l’esito negativo dei solleciti e delle diffide, le sigle informano di avere decretato lo stato di agitazione e chiesto formalmente al prefetto di Trieste, commissario di governo per il Fvg, di avviare la procedura di conciliazione prevista dalla legge sullo sciopero nei servizi pubblici. «Qualora la mediazione del prefetto non dovesse avere esito, e perdurando l’inerzia delle amministrazioni, il ricorso a ulteriori forme di mobilitazione sarà inevitabile, per rivendicare la piena attuazione del contratto del comparto unico, a quasi un anno dalla definitiva sottoscrizione, e sette mesi dopo che la Finanziaria ha sciolto le riserve interpretative sulla piena esigibilità del salario accessorio». —
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