L’Aula manda in soffitta i vitalizi e fra i banchi si scatena il putiferio

Marcia indietro del centrodestra. Fedriga tenta di mediare, Pd all’attacco. Ed esplode il caso ferie

TRIESTE. Il centrodestra fa marcia indietro sull’impopolare reintroduzione della pensione dei consiglieri regionali. Ieri doveva essere la giornata dell’approvazione ma, dopo un cantiere rimasto aperto sei mesi, arriva l’affossamento e dalla giunta filtra che non ci saranno nuovi tentativi. Lo scontro fra esecutivo e opposizione raggiunge intanto vette inesplorate in questa legislatura, con ripetuti scontri in Aula fra il presidente Massimiliano Fedriga e il capogruppo dem Sergio Bolzonello.

Per la maggioranza i fastidi non finiscono qui: la giunta deve far ripetere la votazione finale sull’assestamento di bilancio, perché giovedì la norma è stata approvata senza che i presenti fossero chiamati a esprimersi su uno degli articoli. Dimenticanza collettiva che ha richiesto un nuovo parere del Consiglio. I lavori cominciano con una sospensione di oltre due ore. In maggioranza si discute dopo le critiche raccolte sul territorio davanti a una norma che non è il ritorno dei vitalizi (si garantiscono 500 euro lordi al mese dopo il versamento di 70 mila euro nel corso della legislatura), ma che fuori dal Palazzo suona come un privilegio.

Leghisti e civici di Progetto Fvg tentennano per questo e per la decisione del Movimento 5 stelle di votare contro, pur dopo l’iniziale apertura e nonostante il tentativo di mediazione condotto dallo stesso Fedriga: ma i grillini non accettano che la norma gravi sulle casse pubbliche per centinaia di migliaia di euro all’anno. A pesare è anche il fatto che i consiglieri apprendono in mattinata che per aderire al versamento dei contributi dovrebbero rinunciare a 1.200 euro al mese fra trattenute e tasse: e qui la misura diventa impopolare anche per loro, che avrebbero avuto sei mesi per approfondire il punto.

Tocca al relatore Diego Bernardis (Lega) annunciare il ritiro del testo: «Preso atto che l’introduzione di un trattamento previdenziale su base contributiva sarebbe stato percepito dall’opinione pubblica come un vitalizio, abbiamo ritenuto opportuno ritirarlo». Poi l’attacco a centrosinistra e M5s: «Le opposizioni hanno dimostrato un atteggiamento sleale: in questi mesi non avevano manifestato problematiche di sorta sulla pdl, poi il venire meno della condivisione».

Il pentastellato Mauro Capozzella spiega di aver scoperto solo venerdì che gli oneri della legge sarebbero pesati sul Consiglio e non interamente sulle sole indennità dei consiglieri. Ma le bordate arrivano da Bolzonello: «Né il Pd, né altri gruppi di opposizione a parte i M5s, hanno mai dato disponibilità. Chi dice che esisteva un’ampia disponibilità dice una bugia. È la maggioranza a essere nel caos, messa in crisi dal passo indietro del M5s».

Rincara la dose il dem Francesco Russo: «Far saltare l’approvazione di una legge per mancanza di condivisione e far rivotare l’assestamento di bilancio per aver dimenticato di votare un articolo di legge sono cose incredibili. La maggioranza non sa gestire i lavori: non si è mai vista tanta sciatteria».

Fedriga decide di intervenire. Il governatore è furibondo con le opposizioni e anche con i suoi: non ha gradito la gestione Zanin e ha spinto per il ritiro dopo il venir meno della convergenza che gli era stata assicurata, ma si adopera comunque nella difesa del presidente del Consiglio. I toni sono urlati: «Ci possono essere degli errori, ma stiamo lavorando di fretta perché l’opposizione ha rifiutato di lavorare ad agosto perché avevano gli aerei prenotati. Posso mostrare gli sms».

Il riferimento è alla richiesta del centrosinistra di non calendarizzare altri lavori dopo la votazione sull’assestamento: così era stato stabilito dai capigruppo e diversi eletti avevano le ferie prenotate. Bolzonello sbotta mentre parla il governatore: «Si vergogni, lei è una persona indegna». Dopo l’astensione benevola sull’assestamento, il capogruppo dem annuncia «linea dura».

La difesa di Zanin non convince intanto la Lega, fra i cui consiglieri c’è chi sottolinea che «ci siamo infilati in questa situazione solo per colpa sua». Ma il capogruppo Mauro Bordin preferisce puntare il dito sull’opposizione: «In privato prima ci dicono di essere d’accordo, poi qui dicono cose diverse. Abbiamo accelerato i lavori perché qualcuno ci ha chiesto di andare in ferie».

I toni sono così alti che Zanin deve sospendere i lavori per mezz’ora. Non sono belle giornate per il presidente del Consiglio che, dopo la bocciatura della nomina del proprio portavoce, deve incassare la cancellazione della legge di cui si era fatto primo sostenitore. Zanin sminuisce le frizioni, ma a chi gli domanda se si senta politicamente isolato risponde di no e aggiunge: «Io comunque da solo lavoro molto bene».

L’ex presidente Debora Serracchiani, autrice dell’abolizione dei vitalizi nella passata legislatura, sibila su Twitter: «Fedriga e la Lega hanno provato a reintrodurre i vitalizi ma grazie al Pd non torneranno. A Fedriga è andata storta». 


 

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