L’aula “festeggia” i primi 100 giorni e lancia il tavolo dei saggi sul post Uti
TRIESTE È stato uno dei principali contestatori della rivolta anti-Uti. Adesso che il ruolo, da presidente del Consiglio regionale, è da super partes, Piero Mauro Zanin sceglie la via della condivisione. E propone che sia l’aula il luogo dove costruire la controriforma degli enti locali. Attraverso una proposta di legge «che nasca dal confronto tra le forze politiche». Un confronto sollecitato da un tavolo di saggi, proprio come sta accadendo in sanità.
Giovedì prossimo saranno 100 giorni dall’insediamento del Consiglio. Un tempo breve in cui i 49 componenti dell’assemblea hanno prodotto 147 atti tra interrogazioni (50), mozioni (41), progetti di leggi (29), interpellanze (23), petizioni (3) e voti alle Camere, uno solo, quello di Giuseppe Ghersinich, leghista triestino che chiede multe più salate per chi parcheggia negli spazi riservati agli invalidi. Amministrazione di Palazzo, ma anche un cambio di rotta rispetto al passato. In particolare sugli enti locali. Zanin ricorda «la cancellazione del limite del 50% sul turnover del personale, il rinvio della scadenza per il trasferimento delle funzioni, l’integrazione del Cal, i 3 milioni messi a disposizione dei Comuni non aderenti alle Uti, iniziative che hanno ristabilito il corretto equilibrio tra i territori, superando le precedenti disparità».
Una «stagione di giustizia», la definisce il presidente del Consiglio: «Non è stato tolto nulla a chi era dentro le Unioni, ma si è semplicemente provveduto a evitare che ci fossero cittadini di serie A e di serie B». Un modo anche per «ridurre le tensioni» della scorsa legislatura. Dopo di che si tratta di costruire un nuovo percorso. «Le proposte in campo possono essere diverse - prosegue Zanin -. Mi pare che quella più accreditata sia una ricostruzione del sistema con le aree vaste, che aggiunga alle funzioni già gestite in passato a livello provinciale, penso a viabilità, ambiente, edilizia scolastica, altre competenze che potrebbero alleggerire la Regione».
Serve l’ascolto dei territori, ha raccomandato Massimiliano Federiga. Un ascolto che secondo Zanin, d’accordo con il presidente sulla necessità di ritornare a un ente elettivo, superando la fase del secondo livello, dovrà però essere gestito dal Consiglio più che dall’esecutivo. La giunta ha sin qui alzato la voce contro le Uti. Riccardo Riccardi e Pierpaolo Roberti, pochi giorni fa, hanno pure annunciato che dal 1 gennaio 2019 la gestione dei servizi sociali ritornerà ai Comuni. «Il presidio socio assistenziale non può essere un fatto esclusivamente tecnico ma deve essere restituito alla sensibilità dei sindaci», ha sottolineato Riccardi, mentre Roberti ha rimarcato l’obiettivo di «ritornare all'efficienza dei vecchi ambiti».
Ma, dopo aver letto l’anticipazione di Fedriga che parla di riforma «pronta entro la metà del prossimo anno», senza entrare in collisione con la giunta, il presidente forzista prova ad avocare la questione. «Al momento è una posizione personale, ma la condividerò con i gruppi consiliari per verificare se c’è sintonia. Muovendo dal programma di governo, per evitare contrapposizioni politiche e partitiche e per mirare al vantaggio per la comunità nell’ottica del progresso e dello sviluppo, credo che sia opportuno che dell’argomento si occupi il Consiglio, il luogo istituzionale nel quale è possibile raccogliere le proposte e fare una sintesi alta».
L’idea è di riunire in quella sede un tavolo di lavoro, una sorta di comitato di saggi come quello prodotto da Riccardo Riccardi per la riscrittura della legge 17 in tema di sanità (oggi un’ulteriore riunione, ma la sintesi non è ancora pronta), «tavolo in grado di produrre una proposta operativa». Non fa nomi, Zanin. Ma sta pensando a ex dirigenti apicali della Regione, a chi ha fatto il presidente di Provincia, a costituzionalisti e docenti. Un gruppo di esperti, in sostanza, che possa ridisegnare gli enti locali del Fvg sotto il cappello dell’aula. In una visione più ampia, Zanin pensa a un Fvg «laboratorio». «Mi piacerebbe che si ragionasse delineando un quadro di Europa delle Regioni - spiega il presidente del Consiglio -. Se gli Stati membri faticano a recuperare coesione, ecco che i territori possono sollecitare il recupero di un sentimento europeo che può fare il bene dei cittadini. Adeguatezza dei bacini di gestione delle funzioni comunali, identità, cultura dovranno essere i capisaldi di una riforma capace di andare oltre i confini regionali, direi anzi statali».
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