L’aula del Consiglio regionale Fvg è vuota ma i bonus trasferta restano
TRIESTE Vito Crimi, capo politico grillino, l’ha proposto su Fb il 30 marzo: «Cari parlamentari, tagliamoci lo stipendio. Tutti, non soltanto quelli del M5s». Il Consiglio regionale dell’Abruzzo non solo ci aveva già pensato, ma l’ha pure realizzato, una settimana prima, sforbiciando il 10% dell’indennità mensile di consiglieri e assessori «per contribuire fattivamente alla lotta all’epidemia di coronavirus».
Un piccolo gesto che, da aprile a dicembre, così ha deciso l’aula abruzzese, vale 160 mila euro, donati alle quattro aziende sanitarie della regione. In Fvg avranno pensato a qualcosa del genere? Pare di no. Al momento la solidarietà dei consiglieri è affidata alla raccolta fondi lanciata dal presidente Piero Mauro Zanin per l’acquisto di ventilatori polmonari automatici attraverso una donazione all’Agenzia regionale di coordinamento per la salute. «Lo spunto è arrivato dal capogruppo di Progetto Fvg Mauro Di Bert», spiega Zanin: «La mia richiesta è che ad aderire all’iniziativa siano anche dirigenti e personale del Consiglio».
Un bell’appello, certo. Eppure c’è una voce, nella busta paga dell’eletto, che suona quanto meno stonata con quasi tutti i consiglieri in casa, di sicuro non in auto direzione Trieste, non a un pranzo di lavoro, non a consumare la carta di credito per l’esercizio del mandato. Settimane di impegno, per i più, non paragonabili a quelle di Massimiliano Fedriga, che prende decisioni che riguardano l’esistenza dei cittadini, di Riccardo Riccardi, che vive l’emergenza in prima linea, dello stesso Zanin che fa sapere di essere tutti i giorni al lavoro a Palazzo a Udine e pure a Trieste. Quella voce vale 3.500 euro netti per i 33 consiglieri residenti nelle province di Udine e di Pordenone e 2.500 per i 16 triestini e isontini.
È il «rimborso forfettario spese esercizio mandato», ha origine nella Legge regionale 21 del 1981, una misura che, all’articolo 4, tiene conto dell’attività politica che ogni consigliere è tenuto a svolgere, delle dimensioni territoriali e dei residenti nelle circoscrizioni di elezione, nonché della distanza rispetto alla sede del Consiglio. Per anni agli eletti sono stati corrisposti rimborsi per vitto e trasporto, ma con la legge 10 del 2013, in era Serracchiani, e con i diktat al risparmio del governo Monti, si è ridotta l’indennità di presenza mensile – in precedenza fissata a 10.291 euro – a 6.300 euro lordi, con l’aggiunta però di una quota di rimborsi onnicomprensivi, non tassati, che pesa appunto tra i 2.500 e i 3.500 euro per ciascuno dei 49 inquilini di Palazzo. Non una mancia, giacché si tratta di una quota che vale non meno di un terzo dell’importo netto dello stipendio. E, in totale, 155.500 euro mensili. Distribuiti pure a marzo, con i lavori del Consiglio paralizzati da inizio mese. Mentre migliaia di imprenditori hanno visto azzerate le entrate e le partite Iva vanno a caccia del bonus da 600 euro, è opportuno riconoscere la parte di indennità legata agli spostamenti di un consigliere che in questa fase deve rimanere a casa visto che l’aula non si riunisce dal momento del contagio di Igor Gabrovec, con la sola eccezione della seduta a Udine per le misure anti-Covid? «Il taglio sarebbe solo mediatico», è la risposta di Zanin: «Ognuno risponde alla sua coscienza e so che molti stanno intervenendo con contributi di importo significativo per i ventilatori e anche a favore della Protezione civile».—
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