L’atto d’accusa dei medici: la sanità isontina non funziona più

Dieci sigle sindacali, praticamente tutti i rappresentanti del territorio, esprimono perplessità per una riorganizzazione che “penalizza la categoria e i pazienti”
Un'assemblea di medici
Un'assemblea di medici

GORIZIA Ritardi nell’adeguamento degli organici di alcuni reparti con calo del numero delle prestazioni erogate. Incremento delle ore in eccedenza. Emanazione di ordini di servizio «incongrui», anche per un’erronea interpretazione del concetto di mobilità in urgenza. E poi lentezza decisionale.

È duro l’atto di accusa all’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina mosso dai medici attraverso le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria dell’Aas 2: Anaao AssoMed, Cimo, Aaroi-Emac, Cgil medici, Fassid, Fesmed, Anpo, Ascoti, Fials Medici. È la prima volta che il personale specializzato scende in campo con così grande decisione.

 

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Problematiche organizzative

«La Aas 2 - annotano i medici - rappresenta una delle situazioni di maggiore complessità con cui la riforma sanitaria regionale deve confrontarsi, dato che richiede una riorganizzazione che comporta l’accorpamento di due ex Ass (quella Isontina e quella della Bassa Friulana, ndr) con un riequilibrio tra ospedale e territorio e una riduzione degli ospedali da quattro a due. Un impegno che, nonostante autorevoli e recenti attestazioni di stima verso gli attuali responsabili del processo, a giudizio di chi scrive procede con difficoltà, determinando disagi e tensioni per utenti e operatori».

Sul piano organizzativo e gestionale i medici rilevano come, nonostante l’Atto aziendale sia stato approvato a fine 2015, alcuni regolamenti di particolare interesse per i dirigenti, come il conferimento e la valorizzazione degli incarichi, la nomina del Comitato unico di garanzia e dei Rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, sono tuttora da discutere. «Altri Regolamenti pertinenti alla contrattazione aziendale, come l’aggiornamento sponsorizzato e la formazione, sono stati approvati unilateralmente dalla direzione, mentre altri istituti, come le trasferte, sono gestiti ancora secondo procedure e prassi diverse fra le due ex Aas - accusano le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria -. La definizione degli obiettivi di attività 2016, elemento prioritario per un’Azienda, a luglio non è ancora approvata, segnando un marcato arretramento rispetto al passato. A livello direzionale, la lentezza decisionale e la propensione al rinvio di scelte e adempimenti sembrano accomunare l’area amministrativa e quella sanitaria».

 

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Le criticità sul tavolo

Oltre le criticità elencate in premessa, i medici accusano un ritardato riconoscimento degli scatti economici di anzianità, previsti contrattualmente; un’attivazione di due Centri di Endoscopia, con massiccio impiego delle reperibilità, in un bacino d’utenza che a stento riuscirebbe a sostenerne uno solo; un ricorso alla pronta disponibilità in orari non previsti dal contratto e con numero di turni individuali mensili spesso esorbitanti la vigente normativa.

In questo contesto si è recentemente aggiunta la sentenza del Tribunale di Gorizia, che ha imposto la “disapplicazione” di un provvedimento di servizio adottato dalla direzione a inizio 2015 e concernente la sospensione della guardia medica notturna nel reparto di Medicina dell’ex Aas2. «Un evento rispetto al quale la direzione non si è pronunciata, mantenendo un’organizzazione del lavoro medico difforme dalla sentenza - attaccano -. Inoltre, le criticità derivate dalla chiusura del Punto Nascita di Latisana sono pressochè quotidianamente riportate sugli organi di stampa. L’accorpamento di strutture non sembra avere inciso sui tempi di attesa che risultano invariati, se non... allungati. La funzionalità estiva di alcuni reparti e servizi, invece, è stata ridotta ulteriormente e lo stesso vale per gli organici di molti reparti».

«La carenza di personale non sembra però preoccupare la direzione aziendale dell’Aas2, che si è distinta per essere l’unica Azienda sanitaria a non avere chiesto alcuna autorizzazione regionale, nell’anno in corso, per l’integrazione del personale medico». Tanti problemi che rischiano di finire con l’intaccare la qualità del servizio.

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