L’attesa senza fine del piano di salvataggio per Pirona

TRIESTE Il destino della storica pasticcria Pirona? Ancora avvolto nella nebbia. A quasi tre mesi di distanza dalla chiusura del locale, e dal successivo annuncio della vendita degli antichi arredi alla Fondazione CRTriesteMentre, nessun nuovo gestore ha ancora preso possesso degli ambienti di largo Barriera. Eppure qualcuno nelle settimane scorse si era fatto avanti con l’obiettivo di rilanciare la storica attività - primo tra tutti l’imprenditore Paolo Fontanot, titolare della catena triestina di panifici “Il Pane Quotidiano”, nonché presidente della categoria dei panificatori di Confartiginato -. L’interesse iniziale però non si è ancora tradotto in salvataggio vero e proprio e l’operazione resta in stand by.
Un’incertezza che non piace per nulla agli estimatori di Pirona, che hanno scelto quindi di riaccendere i riflettori sul caso, avviando una raccolta di firme a sostegno di una lettera da inviare alle istituzioni, in cui si chiede che lo storico locale amato da James Joyce riapra i battenti.
L’iniziativa è partita da un privato cittadino, Giulio Musenga, che ha aperto un gruppo su Facebook #SalviamoilCaffèPirona, cui afferiscono circa 150 amanti della letteratura e della storia cittadina. E adesso arriva anche il banchetto per la raccolta delle firme, in attesa di capire cosa accadrà a quella che finora era una tappa fissa nelle guide. Ieri il primo atto della petizione all’angolo tra via San Nicolò e via Dante, oggi il bis in piazza Cavana dalle 10.30 alle 13.30.
Lo scopo, come si è detto, è fare pressing su enti e istituzioni per stimolare il loro intervento a tutela della storica pasticceria. In cima alla lista dei destinatari c’è il soprintendente Corrado Azzollini, seguito dalla presidente della Regione Debora Serracchiani, dal sindaco Roberto Dipiazza, da Sebastiano Musso, Unicredit regional manager Nord-Est, e infine da Massimo Paniccia, presidente della Fondazione CRTrieste, che nel frattempo è diventata proprietaria degli arredi del locale.
A loro, «soggetti che hanno aiutato in altri frangenti la città a conservare la propria identità», si chiede «di fare ogni sforzo possibile affinché la pasticceria caffè Pirona torni ad aprire le sue vetrine liberty sullo splendido locale, conservando la tradizione pasticcera e la reputazione di caffè letterario che tuttora numerosi operatori, anche nel settore turistico, gli attribuiscono con ammirazione, riconoscendogli così il valore storico, artistico, testimoniale che esso riveste».
Intanto si guarda attorno la società di leasing di UniCredit, proprietaria del foro commerciale, intenta a capire cosa fare dell’immobile. Ovvero: affittare il locale o invece venderlo, cercando di far subentrare nel leasing dei vecchi proprietari - la famiglia Marchi - il nuovo acquirente interessato.
Al banchetto ieri molti stranieri, italiani provenienti da altre città del Bel Paese, e triestini. A fine giornata si contavano quasi 400 firme. «Non è una raccolta di opinioni, ma una firma per inviare una lettera alle istituzioni affinché ci diano una risposta», ha sottolineato Renzo Crivelli, già docente di letteratura inglese all’Università e uno dei massimi esperti di Joyce, della cui consulenza si avvale il gruppo promotore. Presente anche lui ieri in via Dante, Crivelli si era battuto da subito per Pirona, sia per fare chiarezza sulla chiusura del locale, sia per assicurare la tutela che avrebbe meritato lo storico locale, affinché gli arredi non venissero dispersi. Coinvolto anche il musicista di strada Fabio Zoratti, con musiche irlandesi e non.
Ma il team - formato da Marina Dobrilla, Linda Maddaloni e Federica Ramoni - ha pensato anche a un piccolo progetto per ridare luce agli spazi della Pirona. «Sarebbe bello che il futuro gestore del locale prendesse anche il negozio accanto che ospitava la salumeria Masè, ora chiuso. Lì si potrebbe creare un caffè letterario, all’esterno del quale sistemare magari due piccoli tavoli con sedie Liberty, giusto per dare l’idea di quella che era l’atmosfera di una volta e rendere visibile il negozio. Basterebbe poco per rivitalizzare anche quell’area della città». Finora, tutte le richieste pervenute alle istituzioni inviate da Musenga non hanno avuto grandi esiti. «Dovrei forse incontrare l’assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni - dice il fondatore del gruppo Facebook -, intanto andiamo avanti così».
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