L’attesa di Gorizia per il nodo “fantasma”

La Ue congela la realizzazione del collegamento ferroviario con Nova Gorizia. Pressing per recuperare e i 4,7 milioni necessari
Un convoglio merci
Un convoglio merci

TRIESTE. Fin che si tratta di progettare, tutto procede. La politica propone, l'Unione europea distribuisce risorse, le opere finiscono su carta. Ma, quando poi si tratta di entrare nel campo della realizzazione, c'è sempre qualcosa che manca: dal denaro alla volontà comune. Accade sull'asse Est-Ovest italo-sloveno. Come per la Trieste-Divaccia (la Commissione Ue ha stanziato 50 milioni, ci lavorò, nella precedente legislatura, il viceministro leghista Roberto Castelli), così per il nodo ferroviario di Gorizia-Nova Gorica-Sempeter-Vrtojba, si sono spesi soldi per la progettazione senza però poi avanzare sul fronte realizzativo. Se per la prima infrastruttura si parla del 2050, per la seconda si è dovuto prendere atto del mancato inserimento nella Programmazione europea. Eppure, basterebbero 4,7 milioni, tanto ha chiesto il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (Gect) di Gorizia in una recente missione a Bruxelles, per rendere più efficace almeno l'intermodalità dell'autoporto di Gorizia. Ci si accontenta di poco. Pur avendo ben presente che quel nodo, se Italia e Slovenia ci credessero davvero, assieme, avrebbe una straordinaria valenza anche turistica.

Otto chilometri di rotaie per riunire le due Gorizie
Veduta di Gorizia

Non a caso il presidente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo Michael Cramer ha inserito il Gorizia-Nova Gorica tra i missing link, i collegamenti ferroviari transfrontalieri mancanti, o comunque problematici, del continente. Non ce ne sono mica tanti, non più di 15. Nonostante questa stelletta, le opere previste dalla progettazione non hanno trovato copertura finanziaria nell'ambito del Programma per la Cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2014-2020. Non solo. Documenti e dichiarazioni programmatiche in Italia e in Slovenia sembrano non occuparsi del rilancio del nodo ferroviario goriziano, inibendo di conseguenza il ricorso ai fondi europei.

Per questo il Gect si è mosso in autonomia. Di recente è andato in missione a Bruxelles, pure nell'ufficio del commissario per i Trasporti Violeta Bulc, con il direttore Sandra Sodini e il sindaco Ettore Romoli, insieme ai colleghi di Nova Gorica Matej Arcon e Sempeter-Vrtojba Milan Turk, a caccia di finanziamenti. Non troppi soldi, appunto 4,7 milioni, per non vedere gettato al vento quanto speso in progettazione. «La sottolineatura di Cramer sul missing link è un punto a nostro favore - osserva Sodini -. Di fatto la Ue ammette che, Corridoi a parte, anche le infrastrutture regionali non sono secondarie e, dunque, vanno finanziate». Dopo di che servirà la convinzione degli Stati membri, per nulla sicura. Perché Italia e Slovenia, attualmente, guardano molto più in direzione Nord-Sud che non Est-Ovest.

Il progetto “Strategia per lo sviluppo del trasporto della Repubblica di Slovenia”, presentato nel 2015 dal ministero delle Infrastrutture sloveno con proiezione al 2030, non a caso, non prende in considerazione uno sviluppo dei trasporti internazionali attraverso l'area goriziana né una razionalizzazione del trasporto transfrontaliero delle persone con il ricorso alla ferrovia. E ancora, sostiene il Gect, «autorevoli esponenti della Regione Fvg affermano da tempo che obiettivo prioritario è il rafforzamento infrastrutturale della Linea di Rfi Tarvisio-Udine-Cervignano-Trieste, sia per il trasporto dei passeggeri che soprattutto per le merci, facendo leva sulla realizzazione del Corridoio Baltico-Adriatico. Si è quindi decisi a raddoppiare la linea Udine-Cervignano con un impegno finanziario di centinaia di milioni».

Insomma, sia per Roma-Trieste che per Lubiana, pare più strategico investire sul Baltico-Adriatico che non sul Corridoio Mediterraneo. Con la conseguenza di collegamenti direzione Austria paralleli, privi di interconnessione locale e con un prossimo, inevitabile corto circuito a livello transfrontaliero. A impedire forme di collaborazione tra i porti di Trieste e di Capodistria.

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