L'attacco di Dipiazza: «Serracchiani dribbla la Ferriera»
TRIESTE Il “niet” della Regione alla modifica dell’Aia della Ferriera, chiesta con forza dal Comune per ridurre l’inquinamento acustico della fabbrica, non scoraggia Roberto Dipiazza. È il rumore l’attuale battaglia del sindaco, peraltro ormai agli sgoccioli dei famosi “cento giorni” limite, promessi in campagna elettorale, per l’avvio delle procedura di chiusura dell’area a caldo.
Dipiazza ieri pomeriggio ha vergato un duro comunicato contro l’ente guidato da Debora Serracchiani, commissario della Ferriera, il cui atteggiamento viene definito «pilatesco». La presidente, attacca il sindaco, «sembra voler allontanare il più possibile dalla sua persona la vicenda cercando di relegarla solo ad una questione tecnica, quando l’Aia ha, invece, tutta un’impronta politica».
Ma il sindaco non molla: «Andremo sicuramente avanti con la richiesta di riaprire l’Aia, con la questione rumore, con polveri e altro, valutando il da farsi con i nostri uffici in ogni sede che riterremo opportuna». Dipiazza cita quindi i superamenti acustici accertati nel novembre 2015 e nell’aprile 2016 oltre alle affermazioni della stessa Azienda sanitaria che, a gennaio, ha lamentato rischi per la salute. Un botta e riposta che surriscalda anche il Comitato 5 dicembre, promotore delle proteste in piazza, che interviene con un ulteriore comunicato. «Nonostante gli enti (Regione, Comune, Provincia, Arpa e e Azienda Sanitaria) che dovevano decidere la concessione dell'Aia fossero a conoscenza del superamento dei valori limite in materia di rumore, sono stati gli stessi enti a ritenere congrua e realistica la tempistica concessa all’azienda per risolvere il problema, cioè due anni e mezzo. Grazie quindi ex sindaco Roberto Cosolini per il magnifico regalino: trenta mesi nei quali i triestini possono tranquillamente subire muti. Grazie Serracchiani, grazie Arpa».
Mentre l’associazione FareAmbiente si dice «perplessa» della decisione della Regione, il fronte politico si agita. «La faccenda puzza, puzza e puzza», sillaba il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Piero Camber. Gli dà man forte Bruno Marini: «Gli elettori hanno scelto di votare Dipiazza anche perché tra i punti fondamentali del suo programma c’era la chiusura dell’area a caldo della Ferriera. Rispondere alla sensibilità popolare con un muro di gomma non porta da nessuna parte».
Il capogruppo della Lega Paolo Polidori è convinto di trovarsi davanti a una «mera strumentalizzazione» politica da parte della Regione «sulla salute dei triestini» ma la capogruppo del Pd Fabiana Martini ricorda che «il percorso verso il risanamento acustico era stato già intrapreso dalla giunta Cosolini, e non è un caso che due contravvenzioni allo stabilimento, relativamente al rumore, erano partite durante la nostra amministrazione». Martini va oltre: «Questa insistenza della giunta Dipiazza sul tema nasconde l’inconsistenza del suo intervento sulle emissioni, questione ben più complessa su cui non si prendono in giro i triestini».
Sulla stessa linea Franco Palman (Rsu-Uilm): «Il sindaco spara sulla Ferriera, lo invitiamo a non fare demagogia».
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