L’ateneo di Zagabria “paga” le prostitute in nome della ricerca
ZAGABRIA. Avranno sentito le richieste di prestazioni possibili e impossibili, ma, forse, mai le prostitute di Zagabria avrebbero pensato di poter ricevere come compenso 26 euro se pronte a rispondere a un questionario, relativo alla propria “professione” redatto dalla Facoltà di sociologia dell’università della capitale della Croazia.
Il fenomeno della prostituzione in Croazia è stato, nel corso degli anni, assolutamente sottovalutato forse anche nell’ottica, alquanto ipocrita, di un Paese fortemente cattolico che rimuove nell’inconscio collettivo il fenomeno, ma poi, nel reale, vi fa ricorso senza mezzi termini. Anche perché, altrimenti, non si tratterebbe del mestiere più antico del mondo.
Da tempo la Gajeva ulica a Zagabria è nota come la strada delle belle di notte. Centrale, vicina alla stazione ferroviaria fa parte di una zona della capitale frequentata da passanti fino a notte fonda. Eppure, negli ultimi tempi, anche Gajeva ulica sta affrontando una sorta di stagione di crisi, poche le prostitute infatti che vendono il proprio corpo nell’area in oggetto.
Situazione nota anche ai ricercatori della Facoltà di sociologia di Zagabria che hanno così pensato di inondare la zona di avvisi in cui si chiede la collaborazione (pagata) delle prostitute per uno studio scientifico del fenomeno.
I promotori dell’iniziativa di ricerca, che non danno alcuna notizia sull’esito della “campagna” sul campo, sostengono di aver dato vita a questa iniziativa in quanto la Croazia, relativamente a tale problematica, ha una legge del 1977 che criminalizza le donne che si vendono in strada mentre bisogna attendere il 2012 per una norma che punisce anche i clienti delle belle di notte.
Da un punto di vista dell’assistenza sociale fino ad oggi, sostengono gli esperti, nulla è stato fatto nel Paese per cercare di affrontare questo problema. Così, l’intero “affare” è ovviamente caduto nelle mani del crimine organizzato che gestisce i “papponi” che regolano il “traffico” delle prostitute. Prostitute che non hanno alcun controllo sanitario, nè la possibilità di rivolgersi a un centro sociale che possa loro dare appoggio psicologico e un aiuto.
Secondo quanto riferito dall’Ufficio di statistica della Croazia le prostitute nel Paese sarebbero attorno alle duemila unità e il loro giro d’affari sarebbe attorno ai 40 milioni di euro, cifra che qualsiasi imprenditore “normale” sottoscriverebbe, fatto salvo il rapporto lavoratore-reddito, senza nessun problema.
Il fatto è che la Croazia, come detto, è un Paese fortemente cattolico, un Paese in cui si trova la cittadina di Dubrovnik che fotografa una turista in bikini che passeggia lungo lo Stradun e la invia al sito Dubrovniknet.hr, e denuncia tale fatto come uno scempio al buon costume della Croazia e dell’intero mare Adriatico.
Eppure c’è anche chi ha proposto di legalizzare la prostituzione e offrirla come un’attarazione turistica. Anatema e bocciatura dei ben pensanti i quali però scordano che prima della Seconda guerra mondiale la Tkalciceva ulica a Zagabria godeva di fama europea come via delle signorine allegre al punto che i nobili dell’epoca facevano la fila nei bordelli per avere una prestazione.
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