L’Ateneo di Trieste rinvia la fase 2: «Decisioni solo fra due settimane»

TRIESTE Difficile chiamarla fase 2, tanto che c’è già chi con sarcasmo l’ha ribattezzata “fase 0,5”. Di certo per l’Università di Trieste il 4 maggio non è una data che passerà alla storia per un evidente cambiamento di passo. Il rettore Roberto Di Lenarda preferisce procedere con estrema cautela: «È evidente che il problema pandemia non è risolto e il rischio di una nuova crescita della diffusione del virus è presente, reale e potenzialmente incontrollabile», ha scritto in una lettera inviata pochi giorni fa al personale dell’ateneo triestino, confermando come la modalità di lavoro ordinaria rimanga il lavoro «cosiddetto agile» e come «in Ateneo, ma anche in piazza e per le strade, debbano esserci meno persone possibile, perché solo così si riduce il rischio».
La data chiave
Tra il personale c’erano state varie lamentele per l’obbligo di compilazione di un modulo che segnalasse la presenza in Ateneo dei singoli lavoratori, ma per Di Lenarda si tratta di una pratica indispensabile per responsabilizzare i singoli, «permettere una tracciatura dei presenti e avere i dati per confermare (o meno) alle forze dell’ordine la presenza giustificata delle persone in Ateneo». Per il rettore la data in cui si potrà decidere il passaggio a una fase 2 sarà semmai il 18 maggio: «I prossimi 15 giorni saranno decisivi. A metà maggio probabilmente sapremo cosa ci aspetta nei successivi due mesi: nel bene o nel male».
Perciò anche dal punto di vista della didattica in questi giorni è cambiato poco rispetto agli ultimi due mesi: «In questa fase vogliamo essere molto cauti e per certi versi più restrittivi della fase 1. Le prossime due settimane saranno cruciali per capire come andrà – spiega Paolo Edomi, delegato del rettore per la didattica –. Le lezioni rimarranno ovviamente in modalità a distanza, così come gli esami e le lauree, perlomeno fino a giugno, anche perché abbiamo dei protocolli ampiamente condivisi con gli studenti e che funzionano. Questa settimana, dopo una serie di test, definiremo anche la piattaforma per gli esami scritti con tanti studenti: sono allo studio alcune ipotesi. Nel frattempo monitoreremo l’andamento dell’epidemia, per valutare eventuali riaperture a luglio».
Quanto alle biblioteche, alcune sono state aperte per il ritiro dei testi su appuntamento: «Faremo due settimane di prova e dal 18 maggio contiamo di riaprirle tutte secondo questa modalità. Si sta pensando anche a riaprire alla consultazione di testi, sempre in base a protocolli di sicurezza e quindi per un numero limitato di persone e per un tempo limitato». È allo studio un’app, caldeggiata anche dalla lista di Studenti in Movimento, per verificare la presenza delle persone e contingentare l’ingresso agli spazi.
I laboratori e i tirocini
Poi c’è la questione laboratori didattici: l’intenzione, dice Edomi, è di riaprirli nel mese di giugno. «Molti si sono già in parte riconvertiti per una pratica “a distanza”, attraverso tutorial video e simulazioni. Ciò che invece è necessario fare in presenza sarà valutato caso per caso nel corso di queste settimane. Le attività di laboratorio sono molto diverse tra loro e con gradi di rischio differenti: ci sono quelle che si tengono in spazi chiusi e quelle che invece vengono svolte all’aperto».
Lo stesso discorso vale per i tirocini: il panorama è estremamente sfaccettato. «Per i tirocini extracurricolari, ovvero post laurea – riprende Edomi –, se le misure di sicurezza saranno ottemperate dovrebbero poter essere attivati, anche in linea con le indicazioni della Regione. I tirocini per le professioni sanitarie ripartiranno a giugno, mentre per quelli di altre aree si valuterà caso per caso. Molti tirocini possono anche essere effettuati in massima sicurezza grazie a modalità di project working o smart working, se l’ente che accoglie i tirocinanti è in grado di garantirli», conclude. Mentre per la ripresa di tutte le attività di ricerca la data di riferimento è per ora il 18 maggio. —
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