L’ateneo di Trieste abbatte i consumi per essere “green”

Il 15 ottobre è fissato un traguardo importante: stop a olio combustibile e gasolio, il riscaldamento sarà solo a metano
Lasorte Trieste 24/10/19 - Universita', Giornate di Orientamento per Studenti
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TRIESTE A metà ottobre l’Università di Trieste raggiungerà un traguardo importante in termini di impatto ambientale dei consumi energetici: con la sostituzione della caldaia nella palazzina di via Zanella, i cui lavori dovrebbero terminare entro il 15 del mese prossimo, l’ateneo avrà completato il passaggio dall’uso di olio combustibile e gasolio per il riscaldamento a quello, meno impattante, di gas metano. Lo spiega l’ingegnere Luca Bertoni, riconfermato per la terza volta Energy Manager di UniTs, fino al 2023. L’Università, evidenzia Bertoni, con i suoi 49 edifici, consuma 9 milioni di chilowattora di energia elettrica e un milione di metri cubi di gas metano ogni anno. «Con la particolarità di possedere una rete elettrica in media tensione l’ateneo triestino è come una città in miniatura: ciò significa che le buone pratiche che saremo in grado di mettere in atto qui, oggetto del progetto europeo S3unica, saranno applicabili anche ai centri urbani».

Lei è Energy manager d’ateneo dal 2015. Com’erano gestiti gas e luce quando è arrivato?

Fino al 2017 l’Università ha aderito alla convenzione Sie2, che includeva solo il riscaldamento e la climatizzazione. In quel contratto erano inclusi interventi di riqualificazione energetica per un milione e mezzo di euro: sono state rifatte la centrale termica del Campus e le tubazioni che la collegano agli edifici, passando dall’alimentazione a olio combustibile a quella a gas metano.

E dopo il 2017?

L’ateneo ha aderito alla convenzione Sie3, con due novità. La prima è che oggi c’è un unico soggetto che presidia consumi termici ed elettrici. La seconda è che il contratto prevede il raggiungimento di un obiettivo di risparmio ambizioso: la riduzione del 20% dei consumi elettrici e del 25% di quelli termici a partire dal secondo anno contrattuale. Dal 2017 al 2019 il fornitore Engie ha realizzato interventi da un milione e mezzo di euro: sono state cambiate le caldaie in alcuni edifici. Non è stato però fatto nulla per il risparmio di energia elettrica. Da luglio 2019 è subentrata, per questioni di ricorsi, Siram.

Che strumenti di controllo ha l’Università rispetto ai fornitori?

L’ateneo paga un canone annuo di 3 milioni e mezzo per questi servizi, di cui un milione e 250mila euro per la fornitura di energia elettrica. Se il fornitore non effettua alcun intervento per abbassare i consumi elettrici deve pagare una penale annua da un milione e mezzo.

Quali altre migliorie sono state apportate?

Oggi, grazie a nuovi contatori, siamo in grado di conoscere i consumi, dal punto di vista elettrico e termico, di ogni singolo edificio. Abbiamo anche i dati dei consumi orari e giornalieri: ciò ci ha consentito di verificare la riduzione dei consumi durante il lockdown.

Piani per il futuro?

Siram sta progettando interventi in due ambiti: la sostituzione delle lampade tradizionali con Led collegati a un sistema di rilevamento presenze, che servirà per ottimizzare i consumi elettrici e termici, e la sostituzione dei gruppi frigoriferi più vetusti. Di concerto con la delegata del rettore all’edilizia ed energia e con la dirigente del settore tecnico è in fase d’avvio la riqualificazione completa degli edifici F1 e F2 a San Giovanni e c’è un progetto per la sostituzione dei serramenti negli edifici C1 e F. Sono quasi terminati poi i lavori di riqualificazione, con nuovi serramenti, dell’edificio D. —




 

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