«L’assassino sta infangando mio marito»
«Ho letto sui media americani la versione di Alexander Bonich. Capisco che cerchi di alleggerire la propria posizione ma leggere queste cose per noi è doloroso». Francesca Boscarol, la moglie dello storico fiumano e gradiscano d’adozione William Klinger, ucciso meno di un mese fa a New York, decide di parlare ai mezzi d’informazione per rispondere alle insinuazioni con cui l’assassino reo confesso del marito continua a infangare la memoria del marito.
Secondo quanto riportato in un’articolo del New York Times, Bonich avrebbe ribadito agli inquirenti americani la sua bizzarra versione dei fatti: avrebbe sparato per difendersi da un Klinger presentatosi armato all’incontro, un Klinger che nel racconto dell’assassino sarebbe andato a New York con l’intenzione di farsi una nuova vita con un’altra donna, di cui il New York Times in una prima versione dell’articolo riportava anche il nome. Una versione che la moglie rigetta con forza. Ma lei non è la sola a smentire Bonich: in una lettera a lei rivolta e pubblicata dal sito croato Rjeka Danas, Peggy Vandervoort e Mijo Mirkovic, che ospitarono lo storico nel New Jersey nei primi giorni della sua permanenza negli Usa, descrivono un Klinger innamoratissimo della famiglia, entusiasta all’idea di portare moglie e figli a vivere oltreoceano.
«In Italia noi siamo abituati ad un certo modo di trattare le notizie, quello americano è diverso e fa uno strano effetto vedere che tanto spazio viene dato alla versione di un assassino reo confesso», commenta Boscarol. Si riferisce al rispetto quasi religioso dei media anglosassoni per la presunzione d’innocenza che si applica anche a chi abbia confessato il delitto.
Alla moglie di Klinger non resta quindi che contestare la sua versione opponendole la mera logica: «Mio marito era a suo agio fra le carte e negli archivi, non sapeva maneggiare alcun tipo di arma - spiega riferendosi alla tesi di Bonich secondo cui Klinger avrebbe avuto con sé l’arma del delitto -. Al contrario l’assassino era un appassionato di armi d’epoca e rievocazioni. Lo so per certo perché me lo disse lui stesso, l’unica volta che l’incontrai». Per quanto riguarda la vicenda dei trasferimenti di danaro, la moglie dello storico attende chiarimenti dalle indagini: «Se ne sta occupando la polizia. William mi aveva detto che quei 68mila dollari sarebbero bastati. È un prezzo strano ma lui assicurava che erano sufficienti. È evidente che è stato ingannato, soltanto il processo potrà chiarire come».
Sull’ipotetica amante, tirata fuori da Bonich come un coniglio nel cappello, Boscarol si chiede: «Se William aveva un’amante, perché si è fatto ospitare da lui e dai coniugi Mirkovic invece che da lei? La donna di cui parla l’assassino conosceva William, era una sua collega storica esperta di Balcani, ma il resto sono illazioni di un uomo che sta cercando di alleggerire la propria posizione». Secondo la donna Bonich è un manipolatore: «Abile ma anche labile. Confonde le acque ma si contraddice di continuo. Come può esserci legittima difesa laddove ha sparato al collo da dietro a William per poi dargli il colpo di grazia? Quel che più mi pesa è che mio marito si fidava ciecamente di quell’uomo, lo considerava un fratello».
Davide Cernic, l’amico di Klinger che in questi giorni funge da portavoce per la famiglia, aggiunge che per il rimpatrio dei resti dello storico bisognerà attendere ancora: «La famiglia sa che il corpo di William tornerà ma non sa quando. Ogni giorno potrebbe essere quello buono anche se è probabile che la salma non arrivi in Italia prima di qualche settimana». Tanta lentezza, straziante per chi attende se non altro di poter celebrare le esequie di un marito e di un padre, ha ragioni burocratiche e non dipende dalla necessità della polizia americana di avere a disposizione il corpo per le indagini.
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