Lasciapassare pezzo da museo Gli spazi nell’ex valico del Rafut

Sono arrivati i fondi regionali per concretizzare il progetto voluto dal Comune Si collegherà con le esposizioni dedicate al contrabbando allestite in Slovenia 
Bumbaca Gorizia 25_10_2019 Rafut casermetta ex valico confinario © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 25_10_2019 Rafut casermetta ex valico confinario © Foto Pierluigi Bumbaca



Si avvicina il momento della rinascita per gli spazi sottoutilizzati dell’ex valico del Rafut sul fronte italiano. Sono infatti appena arrivati i fondi dalla Regione per il progetto “Lasciapassare/propusnica”, un laboratorio storico che animerà lo stabile ristrutturato nel 2014 con fondi europei. Si tratta della casetta gialla che quasi tutti gli amanti della pista ciclabile sul confine sono abituati a vedere chiusa. La struttura a breve ospiterà invece una proposta ambiziosa e originale su cui sta lavorando il Comune per arricchire Gorizia di iniziative culturali, turistiche e didattiche, anche nell’ottica del sostegno alla candidatura a Capitale europea della cultura di Nova Gorica e Gorizia. Sarà una sorta di museo allestito secondo una concezione moderna, con installazioni multimediali, fotografie e video.

L’iniziativa si collegherà con il piccolo ma ben strutturato Museo del contrabbando allestito nel 2019 dal Goriški muzej sul lato sloveno del Rafut, nel check point un tempo jugoslavo e poi sloveno. Il nuovo laboratorio si dedicherà, similmente, alla vita sul confine nel periodo compreso tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso. Verrà ricostruito, in particolare, il contesto fisico del valico, con tanto di barriere, controlli e passaporti. Verranno poi predisposte visite guidate e viaggi per restituire le emozioni e le consuetudini di una quotidianità ormai perduta. L’idea è di partire dalle piccole storie dell’epoca, attraverso un lavoro di ricerca e di raccolta di oggetti e testimonianze. L’obiettivo è ricostruire le prassi di vita messe in atto dagli abitanti delle due città, tra confini pedonali e secondari e percorsi più o meno ufficiali. Ciò che si vuole anche evidenziare è il tipo di continuità che permaneva fra le due città nonostante la Cortina di ferro. Questi aspetti prevedono quindi il coinvolgimento della società civile oltre che delle istituzioni. Da qui l’idea del “laboratorio aperto”. Il Comune di Gorizia aveva chiesto alla Regione, per realizzarlo, 26. 100 euro. Una domanda di finanziamento a valere su fondi regionali del 2019, destinati a eventi e manifestazioni per la promozione della cultura storica ed etnografica del Friuli Venezia Giulia. Il progetto è stato approvato e finanziato da parte della Regione nel novembre scorso con 20. 000 euro, come si legge anche in una recente determina del Comune. Recentemente, per sei mesi, la casetta sull’ex valico è stata ceduta all’Azienda sanitaria Bassa friulana-Isontina. L’immobile è stato concesso al servizio di Neuropsichiatria infantile che ha curato un’iniziativa di carattere transfrontaliero, rivolta ai giovani dai 14 ai 20 anni. Più a lungo termine invece il progetto per il laboratorio storico aperto che valorizzerà il percorso pedonale e turistico a cavallo del confine. Inoltre la proposta ridarà un senso alla struttura che si lega alla partecipazione del Comune di Gorizia, nel 2009, al progetto Sea-Social economy agency, proposto dalla Lega delle Coop Fvg. In teoria la casetta doveva diventare la sede permanente dell’Agenzia europea per lo sviluppo dell’economia sociale, un progetto finanziato dalla Comunità Europea per valorizzare e trasferire l’esperienza del Friuli Venezia Giulia nello sviluppo di imprese sociali. —



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