L'arte di suonare le campane s'impara sulla torre di San Pier d'Isonzo

Lezioni a 75 metri d’altezza nel segno della tradizione contro i sistemi automatici
Il maestro Ivan: «L’unico requisito non soffrire di vertigini e sfidare le intemperie»
Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura

SAN PIER D’ISONZO. Il silenzio del sabato pomeriggio è rotto dal suono delle campane. I rintocchi si susseguono veloci e ritmati a San Pier d’Isonzo, mentre la pioggia inizia a scendere fitta. La melodia è insolita per chi abiti nel territorio: né liturgie allegre per i matrimoni né rintocchi che annunciano l’ultimo saluto. Per un’ora la cella campanaria della torre della chiesa si è trasformata in un’aula, dove, dopo la teoria, si affronta subito la pratica, fondamentale per imparare a suonare uno “strumento” di dimensioni eccezionali.

 

Suonare le campane, un'arte che si tramanda a 75 metri d'altezza

 

A San Pier le campane sono quattro, di cui tre grandi e una piccola, l’unica sopravvissuta alle devastazioni della prima guerra mondiale e che quindi non ha dovuto essere rifusa. A differenza delle altre. La maggiore, che con i suoi 1.750 chilogrammi è la più pesante della Bisiacaria, è rinata nel 1963, venendo regolarmente suonata a mano fino a pochi anni fa, quando uno dei due ultimi campanari del paese è venuto a mancare. A quel punto non è rimasto che affidarsi a un meccanismo automatizzato, azionato dall’energia elettrica, come succede in tutti i campanili del territorio, a parte quello della chiesetta di Dobbia, dotato di una sola campana. Basta azionare l’interruttore e le campane iniziano a muoversi, ma in occasione di ricorrenze speciali, come la festa patronale o il Natale, il meccanismo viene disattivato e dei nuovi “scampanotadori” salgono le anguste rampe di scale e si inerpicano a un’altezza di 60 metri per fare parlare le campane secondo la tradizione tramandata nei secoli.

Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura

Il merito è di un manipolo di appassionati, con un’età media che sulla carta pare più compatibile con i social media. Ivan Bianchi, il maestro campanaro che ha tenuto la prima lezione del quinto corso organizzato dall’Associazione campanari del Goriziano assieme alla parrocchia di San Pietro Apostolo di San Pier d’Isonzo, di anni ne ha solo 19, ma una passione che parte da lontano. Da quando andava ad ascoltare le campane della chiesa di Polazzo assieme al nonno. «Il più piccolo del nostro gruppo ha 9 anni - spiega -. È Samuele, il figlio di Fabiano Guanin, l’ultimo campanaro di San Pier assieme a suo zio e che quando si è ritrovato solo ha dovuto lasciare». Anche sabato sulla torre della chiesa è salito un bambino, Simone di 8 anni, accompagnato dalla nonna e rimasto incantato.

Per diventare un bravo campanaro, spiega lo studente universitario al Sid di Gorizia, ci vogliono almeno tre anni di corso. Tanti esercizi. E tanto impegno. Anche chi non ha mai suonato uno strumento musicale e non sa leggere uno spartito può avvicinarsi. «Alla fine, l’unico requisito davvero indispensabile è quello di non soffrire di vertigini e non avere pausa di sfidare scale anguste, vento, pioggia e rumore», sottolinea. Magari ci vuole anche una certa forza. In cambio, ci sono la possibilità di imparare qualcosa allo stesso tempo di nuovo e di antico e di inondare del suono delle campane il paese sottostante. Senza contare il fatto che in caso di bel tempo la visuale dall’alto dei campanili consente di gettare uno sguardo nuovo sul territorio che di solito si abita e percorre “rasoterra”. «Quando è limpido, da quello di San Pier, che in tutto, se si comprende la croce, misura 75 metri di altezza, lo sguardo spazia dalle Alpi carniche a Pirano», racconta Ivan.

Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-05.02.2017 Lezione di campanari-San Pier d'Isonzo-foto di Katia Bonaventura

Non è un caso che a ottobre, in occasione della Marcia dei tre campanili organizzata dalla Pro Loco di San Pier, oltre 160 persone hanno approfittato dell’opportunità di visitare la torre campanaria. L’obiettivo dell’associazione e del gruppo è quello di ampliare la pratica e cercare, pian piano, di ricostituire una rete di campanari, quella venuta meno con l’invecchiare di chi praticava l’arte in ogni paese del monfalconese. A monte c’è il lavoro svolto dal sodalizio per fissare la memoria delle melodie utilizzate per richiamare i fedeli in chiesa. «I ritmi della tradizione bisiaca sono relativamente pochi e semplici - spiega Bianchi -, ma hanno delle varianti in ogni paese. Ho contribuito anch’io a raccogliere dagli anziani la traccia delle melodie, almeno dov’è stato possibile. A Monfalcone e Staranzano non c’era però più nessuno».

Ai ritmi semplici della campagna bisiaca si sono aggiunti tra ’800 e ’900 quelli più complessi provenienti dalla Slovenia. Quello che è certo è che con i vicini friulani i bisiachi condividono un termine che non ha corrispondenza in italiano. «Scampanotador è precisamente colui che va a contatto con i bronzi, non il sagrestano che magari suonava “da terra”, con la corda», dice Ivan, il cui trisnonno faceva proprio questo nella chiesa di San Nicolò a Monfalcone. Per alcuni, però, lo scampanio è solo una grandissima fonte di fastidio. Soprattutto la domenica mattina. Chi abita da tempo nei piccoli paesi è in linea di massima tollerante, mentre, secondo l’esperienza di Ivan, lo è molto meno chi arriva dalla città e non ha tra i rumori di sottofondo della sua giornata quello delle campane. Il corso e le altre attività, come l’apertura alla visita dei campanili, punta quindi anche a diffondere una sensibilità maggiore nei confronti dell’arte campanaria. Ed evitare battaglie con i residenti che, in alcuni casi, quelli peggiori, sono pure approdate nelle aule dei tribunali.

Gli abitanti di San Pier, intanto, si troveranno ad ascoltare il suono delle campane a un orario inconsueto per altri tre sabato pomeriggio, visto che il corso organizzato dall’associazione si sviluppa in quattro lezioni. A inizio settembre il piccolo paese della Bisiacaria potrebbe inoltre accogliere il raduno dei campanari dell'Isontino. «Stiamo aspettando il placet della parrocchia, sempre davvero molto disponibile con noi, ma speriamo di organizzare proprio a San Piero l’undicesima festa annuale che in paese porterebbe 150 campanari di tutta la provincia», conferma Bianchi, che suona dal 2011 e cioé da quando aveva 14 anni. Ivan, che vive a Fogliano, ha ricostituito la squadra dei Campanari bisiachi e insegna appunto a San Pier d’Isonzo, dove sabato avrà luogo la seconda lezione del corso. Questa volta è atteso il sole.

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