Largo Panfili torna pedonale dopo 146 anni
C’è voluto un po’ di tempo. Diciamo 146 anni, e siamo nel giusto. Perché era dal 1870 che la comunità luterana, che si raduna nel tempio evangelico di largo Panfili, chiedeva di liberare lo spazio «dalle carrozze e quant’altro».
Tempi triestini. Finalmente smentiti da un progetto che nasce e si è sviluppato sotto varie giunte (l’approvazione da parte del consiglio comunale del progetto di riqualificazione urbana risale al 2007) ma a cui Roberto Cosolini e il suo esecutivo hanno dato l’accelerazione decisiva.
Chiudendo, di fatto, quel percorso pedonale ideale che dalle Rive arriva fino alla Stazione ferroviaria, un misto riservato ai pedoni e ai ciclisti che si arricchisce, adesso, di questa insperata piazzetta che non sfigurerebbe a Montmartre.
Ulrike Eichler, la pastora di ancor fresca nomina della comunità, lo ha detto a chiare lettere: è felice del progetto, della realizzazione, di tutto. Perché quella piazzetta, per decenni ridotta a una marmellata di macchine, ora vive di nuova vita e, soprattutto esalta le forme e le dimensioni neogotiche della chiesa. Non meno entusiasta e grato al Comune si è rivelato il presidente della comunità, Ralph Rocktaeschel, mentre l’assessore Dapretto ha posto l’accento sulla missione compiuta: aver ridato decoro a un edificio importante nel panorama locale e aver concluso idealmente un percorso che attraversa la storia della città.
E, visto che l’appetito vien mangiando, non sembra un caso che il sindaco Roberto Cosolini abbia colto l’applauso più forte quando, rivolgendosi verso le impalcature di fronte, quelle che cingono l’ex palazzo dell’Intendenza di Finanza, abbandonato da anni, ha invitato il Demanio a darsi una mossa. Perché manca solo quello o poco più a fare del rinascimento del Borgo Teresiano una realtà effettiva.
Anche se, in realtà, la restituzione alla città della piazza è avvenuta alla vigilia dello scorso Natale («quasi un miracolo» ha chiosato la Eichler), Dapretto ha spiegato che si è preferito aspettare la fine della bretella che da Ponte Curto, attraverso via Trento, arriva in zona per formalizzare l’inaugurazione. Una forma di correttezza, tutto sommato.
«Trieste - ha chiosato un entusiasta Cosolini - ha una nuova cartolina e migliora ancora la sua attrattività, ben documentata del resto dalla recente indagine sui flussi turistici in regione, che hanno confermato la grande crescita dell’immagine della città, il suo potere trainante».
«Come in una fiaba eravamo un brutto anatroccolo - ha sintetizzato ancora la pastora Eichler - e siamo diventati un cigno, bellissimo. Sembra un sogno» .
E poi via, a “inaugurare” lo spazio col coro Gruppo Incontro" diretto da Rita Susovsky in una chiesa gremita.
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